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Editoriali

La lettera di scuse che ancora manca

Redazione

L’ipocrisia dei grandi giornali che elogiano il Draghi anti giustizialista

Tutto è bene quel che finisce bene: l’accordo raggiunto in Consiglio dei ministri per la riforma della giustizia penale, l’impegno dei partiti di maggioranza a ritirare gli emendamenti, persino il sorriso soddisfatto di Mario Draghi fanno pensare che la stagione del giustizialismo sia al tramonto.

 

In questa lunga stagione si sono verificate situazioni inaccettabili, indagati distrutti dal tribunale mediatico e poi assolti da quello giudiziario, una tendenza a presentare i procedimenti che debbono accertare reati specifici e personali, come una affermazione della giustizia sulla politica, la trasformazione graduale dell’indipendenza dell’ordine giudiziario in un “potere” autonomo e addirittura prevalente sulle istituzioni elettive, cioè democratiche. Pochi tra i sostenitori della stagione giustizialista, e tra questi va annoverato a suo merito Luigi Di Maio, hanno riconosciuto gli errori e chiesto scusa alle vittime di questo sistema. Manca vistosamente un esame di coscienza da parte della grande stampa, che del distorto sistema mediatico-giudiziario è stata a lungo corresponsabile.

 

Hanno dato conto con soddisfazione dell’accordo politico, tifano per una rapida approvazione della riforma, di cui hanno illustrato il valore generale e i vantaggi pratici. Ma non hanno avuto il tempo o la sensibilità per riflettere sul ruolo che le testate più diffuse hanno esercitato nel sistema oggi criticato. D’altra parte le accuse continuano a campeggiare sulle prime pagine, le assoluzioni finiscono spesso in un avaro trafiletto nelle pagine interne. Si dirà che bisogna valorizzare quello che “fa notizia”, ma se a vellicare lo spirito colpevolista del pubblico sono proprio i grandi giornali, poi è un po’ patetico che si nascondano dietro a una concezione dell’opinione pubblica o dell’interesse dei lettori che è conseguenza diretta delle loro scelte. Per cambiarle per il futuro sarebbe utile ragionare criticamente su quelle del passato.

 

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