(foto LaPresse)

nessun avvelenamento

Un trafiletto a pagina 37 per dire che Imane Fadil è morta per cause naturali

Luciano Capone

Nonostante i giornali ci abbiano costruito su la trama di un noir politico-spionistico, nella morte della modella di origine marocchina non c’entrano né Berlusconi né il cobalto ionizzato

Come spesso accade, la notizia è stata riportata in qualche trafiletto o nelle pagine di cronaca locale: Imane Fadil è morta per cause naturali e i medici dell’ospedale in cui è stata ricoverata non hanno avuto alcuna responsabilità, né ovviamente dolosa ma neppure colposa. Sono le conclusioni della consulenza di un pool di esperti di medicina legale, nominato dalla procura di Milano, dopo che il gip aveva respinto una prima richiesta di archiviazione sulla morte della giovane donna e chiesto un ulteriore approfondimento. Lo spazio dato alla chiusura di questa vicenda è quello, giusto, di una tragica vicenda di cronaca. Eppure un paio di anni fa era stata la base per la costruzione della trama di un noir politico-spionistico che ha occupato per settimane le prime pagine dei giornali esercitando la fantasia, a volte florida ma più spesso avvizzita, di giornalisti e commentatori. 

Il 1° marzo del 2019 Imane Fadil morì all’Humanitas di Milano, dopo un mese di ricovero e agonia. La trentenne di origine marocchina era una giovane modella che aveva partecipato alle feste di Silvio Berlusconi ed era poi diventata una delle testimoni di accusa del processo “Ruby ter”, quello sulla presunta compravendita da parte di Berlusconi di testimonianze nel processo Ruby in cui è stato assolto. La causa del decesso non era chiara, i sanitari pensavano a una rara malattia autoimmune, ma la procura di Milano – anche a partire dal timore della giovane, confidato ad amici,  di essere stata avvelenata – aprì un’inchiesta per accertare le cause della morte non escludendo la pista dell’omicidio.

Vennero ordinati degli esami tossicologici e, senza ancora avere alcun elemento concreto a supporto, partirono le ricostruzioni più ardite. L’avvelenamento era dato ormai per certo. Non era stata individuata bene la sostanza: arsenico, forse. Anzi no, metalli pesanti: cromo, nichel, molibdeno. Oppure cobalto ionizzato. Molto più probabilmente un “mix di sostanze radioattive”.  A un certo punto, siccome questa sostanza tossica non saltava fuori, sui giornali è comparsa la teoria più fantascientifica: “A ucciderla dev’essere stata una sostanza rarissima, praticamente sconosciuta e difficilissima da reperire. E finora non individuata da nessuna analisi”. In pratica un sarchiapone tossico, che possono avere solo i servizi segreti. E se fosse polonio? “L’ipotesi dell’omicidio con sostanze radioattive si restringe – scriveva un giornale –, ed è quasi inevitabile pensare a casi di omicidio per avvelenamento, da Litvinenko a Skripal”. I russi, dunque Vladimir Putin.

Tutto questo ovviamente perché dietro non poteva che esserci lui, Silvio Berlusconi, beneficiario della morte della “donna che sapeva troppo” (anche se aveva già detto tutto). Il più lucido, quello che come Sherlock Holmes grazie alle sue abilità deduttive aveva capito tutto, era stato Marco Travaglio. Aveva intuito cosa e chi  c’era dietro, paragonando il caso Fadil  all’omicidio Matteotti e all’assassinio di Pecorelli. Il Cav. come Mussolini e Andreotti. “Sicuramente Silvio Berlusconi non ha ordinato il probabile avvelenamento di Imane Fadil – scrisse –. Ma purtroppo nessuno può escludere che c’entrino i vari ambienti criminali che lo circondano da quasi mezzo secolo, da Cosa Nostra alla massoneria deviata, dal sottobosco dell’eterna Tangentopoli ai gigli di campo di Putin. Cioè che qualcuno abbia voluto fargli un favore non richiesto, o lanciargli un messaggio avvelenato per ricattarlo”.

Il polonio, il cobalto ionizzato, il mix radioattivo, Berlusconi la Mafia, la massoneria, Putin... Niente di tutto questo. L’ipotesi di avvelenamento era già caduta dopo qualche mese. E ora anche i medici sono scagionati da qualsiasi responsabilità. Mentre si rincorrevano le teorie più assurde e strampalate, si è appurato che è successo ciò che era più probabile: Imane Fadil è morta per cause naturali, una rara forma di aplasia midollare, e per colpa di nessuno. Trafiletto a pagina trentasette.  

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali