DI COSA PARLARE STASERA A CENA

Di Maio abiura il giustizialismo 5 stelle

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

La domanda stupida (perdonateci, ma a cena si può essere un po’ franchi) è se sia giusto crede al pentimento di Luigi Di Maio. Tra l’altro, nella sua apparente scafatezza, è la domanda corrispondente a chiedersi, anni fa, se credere o no alla determinazione dei 5 stelle nel riformare e moralizzare la politica italiana. Ovviamente non aveva senso credere o non credere al loro intento rivoluzionario anni fa, dopo il primo Vaffa-day, come non ha senso oggi interrogarsi sulla sincerità del ministro degli Esteri. Ecco, ci interessa, invece, che sia ministro degli Esteri. Cioè che sia establishment. E ci interessa che si sia scusato pubblicamente e sul giornale che, nella cartina ideologica/editoriale dei 5 stelle, sta all’opposto di quell’altro giornale da cui spesso hanno preso la linea e di cui hanno mutuato le idiosincrasie e gli ossequi giudiziari, cioè del Fatto di Marco Travaglio. Che cosa ci importa della sincerità, l’importante è che Di Maio abbia firmato quella lettera. Perché interessano i termini politici della questione, ovvero la partita interna per le spoglie dei 5 stelle. E se Di Maio, come sembra, ha capito che si può fare a meno di certi dogmi iniziali del movimento, allora da lui potrebbero arrivare anche altre sorprese. Nella chiave della convergenza al centro, che sembra il tema politico dei prossimi tempi. Qualunque sia la collocazione di Mario Draghi, cioè qualunque palazzo lo ospiti, sembra logico che sarà ancora l’attuale presidente del Consiglio a fare da catalizzatore di maggioranze, magari un po’ meno ampie dell’attuale ma caratterizzate comunque dalla riscoperta del moderatismo pragmatico. Succede, come si è visto, e perfino con meno linearità rispetto ai 5 stelle, qualcosa di simile anche tra Forza Italia e suoi ex. Di Maio, insomma, ha respirato l’aria che tirava quando il paese era prevalentemente forcaiolo e anti-casta, e adesso, a modo suo, ci dà una notizia, facendoci sapere che l’aria è cambiata. E siccome, tra i suoi, è il più politicamente abile, si regola di conseguenza e ci mette anche un po’ di intelligenza e capacità personale in più rispetto ai suoi compagni di partito. Intanto c’è Virginia Raggi, impegnata in un impressionante tentativo di recupero, a far propria l’eresia (per i grillini) di Di Maio. Mentre da altri partiti arriva l’esortazione, e la sfida, a Di Maio perché completi la sua riflessione sulla giustizia ad esempio cambiando linea anche sulla prescrizione e, in generale, contribuendo a far passare la riforma allo studio della ministra Marta Cartabia. O comunque perché abbandoni certe fissazioni e certi fiancheggiatori.

 

Le tre "cose" principali

Fatto #1
Le cose le sapremo bene stasera. Da giorni circolano bozze sui provvedimenti che riguardano il modo di gestire i soldi del piano per la ripresa e le misure di semplificazione per progetti, cantieri, consegne. Si nota lo sforzo per centralizzare e accelerare, ma si raccomanda fin da adesso un po’ di elasticità, perché anche le accelerazioni vanno testate, messe alla prova, e non sono esenti dal subire i colpi della guerriglia. Le regioni, ad esempio, sono già pronte con la carta bollata per un po’ di ricorsi sulle competenze. Lo slancio politico ora è tutto a favore del governo, ma non sarà sempre così. Allora meglio prevedere subito la possibilità di gestire cambiamenti in corso d’opera invece di rischiare di andare a sbattere.

Fatto #2
La pandemia non fa più paura, i vaccini stanno funzionando (è arrivata anche l’autorizzazione europea per la fascia di età sopra ai 12 anni), il residuo di misure restrittive fa il resto. Bisogna cominciare a pensare davvero alla ripresa. Il punto è un po’ paradossale: proprio adesso, quando ci sembra di aver subito chissà che terribili obblighi, dobbiamo trovare il gusto e la capacità di riprendere l’iniziativa, in tutti i campi. Perché il mercato non è per gli avidi (come oggi magistralmente detto sul Foglio) ma certamente è per chi si sbriga a cogliere le occasioni.

Fatto #3
Enrico Letta non molla sulla comunicazione continua del suo progetto di aumento della tassa di successione. Con un po’ di insistenza e di tenacia può arrivare all’avvio della delega al governo sul riordino del fisco e trasformare, finalmente, questa uscita estemporanea in una proposta organica all’intero progetto di riforma fiscale.

 

Oggi in pillole