Nicola Gratteri (foto LaPresse)

C'è un caso Gratteri

Redazione

Per il procuratore 6-700 magistrati in servizio sarebbero corrotti. Prego?

Intervistato da Lucia Annunziata su Rai3, il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ha definito l’accordo raggiunto da M5s, Pd e Leu sulla prescrizione “una mediazione al ribasso”. Questo perché, ha spiegato, la norma che ha abolito la prescrizione dopo una sentenza di primo grado “serviva per costringere il legislatore e i politici a interessarsi a fare le modifiche per velocizzare il processo”. Per il pm, insomma, la classe politica andrebbe ricattata e costretta a legiferare attraverso l’adozione di leggi forcaiole. Una visione a dir poco singolare del rapporto tra le istituzioni. Tanto più se si tiene conto che, secondo lo stesso Gratteri, la distinzione tra condannati e assolti in primo grado, su cui si fonda il cosiddetto “lodo Conte bis”, determinerebbe “una disparità di trattamento”.

  

Ma evidentemente l’urgenza di legiferare sulla prescrizione è più forte di qualsiasi disposizione incostituzionale. Nella sua intervista Gratteri è andato oltre. Ad esempio, ha aderito alla posizione cerchiobottista espressa in un recente tweet dal premier Giuseppe Conte (“Io né garantista né giustizialista”), affermando che “non esiste né garantismo né giustizialismo, esiste la legge e la sua applicazione”, dimenticando quindi anche lui che il garantismo invece esiste, ed è espressamente richiesto dalla nostra Costituzione, secondo cui tutti i cittadini sono da considerarsi innocenti fino a sentenza definitiva. Ma il colpo di scena è arrivato quando Gratteri ha minimizzato la crisi vissuta dalla magistratura, travolta dallo scandalo sulle nomine pilotate al Csm e da vicende di corruzione. “La struttura della magistratura è sana”, ha detto il pm, riconoscendo comunque che “il problema corruzione nella magistratura c’è, possiamo parlare del 6-7 per cento, non di più”. Il punto è che le toghe in Italia sono circa 10 mila: stando alla statistica di Gratteri, ciò significa che 6-700 magistrati in servizio sarebbero corrotti. Un’enormità, che dovrebbe far rabbrividire chiunque, soprattutto un pm divenuto simbolo della lotta alla corruzione e alla mafia. Delle due l’una: o Gratteri spara numeri a caso, o non ha idea della gravità della sua affermazione.

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