Silvio Berlusconi (foto LaPresse)

La notizia di Berlusconi indagato per le stragi di mafia non è una notizia

Riccardo Lo Verso

Il fatto era conosciuto già nel 2017, ma il nome del Cav. fa ancora clamore e il giornali l'hanno rilanciato ora per una semplice “certificazione” depositata agli atti del processo. E così le vere domande passano in secondo piano

“Non vi è nulla di più inedito di ciò che è già stato pubblicato”, diceva Umberto Eco. Silvio Berlusconi è indagato a Firenze per le stragi di mafia. La vicenda si guadagna le aperture di tutte, o quasi, le versioni online dei giornali. È bastato che venisse battuta la notizia di una “certificazione” depositata agli atti del processo di appello sulla trattativa stato-mafia, in corso a Palermo, per scatenare la corsa ai titoloni.

 

Il documento, rilasciato dalla procura di Firenze, è stato presentato dai legali del Cavaliere citato dalla difesa del senatore Marcello Dell'Utri. È un dato importante, da annotare, specie in questi giorni in cui si deve decidere in che qualità sentire Berlusconi al processo. Che il leader di Forza Italia sia indagato, però, così come viene sbandierato oggi, è un fatto noto da due anni. Berlusconi potrà trovare conforto nel vedere che il suo nome ha ancora un forte appeal mediatico. Vale più il personaggio, che la notizia in sé.

  

 

Google è a disposizione di tutti, anche dei non addetti ai lavori. Basta inserire la frase “Berlusconi indagato stragi mafia” e sulla pagina Internet del motore di ricerca compaiono una sfilza di titoli uguali a quelli odierni, doverosamente finiti in prima pagina nell'ottobre del 2017. Ed è infatti al 2017 che fa riferimento il documento dei magistrati toscani come data di apertura del procedimento. Prima era solo un'indiscrezione giornalista, si dirà. Ora c'è la certificazione.

 

Bollo o non bollo, Berlusconi e i sospetti della sua essenza mafiosa tornano di attualità. Si parla di stragi, delle bombe che seminarono morte e distruzione in Italia nei primi anni Novanta. Il capitolo investigativo nasce dai dialoghi carcerari di Giuseppe Graviano. Il boss stragista di Brancaccio tirava in ballo il Cavaliere ("Berlusca mi ha chiesto questa cortesia, per questo è stata l'urgenza”) mentre passeggiava nel 2017 con il camorrista Umberto Adinolfi nel carcere di Ascoli Piceno. La “cortesia” erano le bombe. Le intercettazioni acquisite al processo palermitano furono trasmesse alle procure di Firenze e Caltanissetta (anche da qui prima o poi verrà fuori la notizia che Berlusconi è indagato).

 

Si torna ancora una volta indietro nel tempo. Berlusconi, insieme a Dell'Utri, sotto accusa c'era finito già. Tra il 1996 e il 1998 – nel fascicolo la loro identità era celata con Autore 1 e Autore 2 – erano stati iscritti nel registro degli indagati della procura di Firenze per concorso nelle stragi del 1993 in via dei Georgofili a Firenze, in via Fauro a Roma e in via Palestro a Milano. Tra il 1998 e il 2002, invece, la procura di Caltanissetta gli contestò di avere avuto un ruolo nella strage in cui furono massacrati Paolo Borsellino e gli uomini della scorta. Inchieste che si sono chiuse con un nulla di fatto. Quella nissena, in particolare, fu archiviata su richiesta della stessa procura.

 

Nel 2017 sono spuntate le parole di Graviano che, a onor del vero, nel febbraio 2016, e cioè molto prima che parlasse di “Berlusca” e di mille altre cose, aveva avvertivo il suo compagno di passeggiata di fare attenzione agli “spioni” che un mese prima avevano installato un nuovo sistema di videosorveglianza. Preoccupazione che non gli impedì nei dodici mesi successi di parlare a ruota libera. Il sospetto che recitasse in favore di telecamera è quanto meno legittimo.

 

Della notizia di due anni fa, rimbalzata oggi con grande clamore, c'è un aspetto tecnico che ha creato dibattito nei corridoi del palazzo di giustizia di Palermo. I difensori di Berlusconi hanno chiesto di sapere se il loro assistito fosse indagato e la procura di Firenze ha risposto. Codice alla mano, però, quando c'è di mezzo la mafia, “l'art. 335 comma 3 c.p.p. deroga il regime di conoscibilità dell'indagine sancendo la non comunicabilità esterna delle informazioni iscritte nel registro delle notizie di reato”. Se la procura di Palermo ha deciso di muoversi diversamente ci deve essere una legittima ragione. Dettagli tecnico giuridici da addetti ai lavori che non appassionano il grande pubblico. Vuoi mettere la notizia di Berlusconi indagato. Alla prossima udienza si saprà di più, a cominciare dai reati contestati.