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Un nuovo grande guaio con le carceri

Redazione

Il sovraffollamento sale al 130,4% e con i populisti la situazione può peggiorare

A cinque anni dalla procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per il sovraffollamento carcerario, aperta in seguito alle innumerevoli condanne della Corte europea dei diritti dell’uomo, gli istituti di pena italiani tornano a esplodere. Lo conferma ora anche il rapporto inviato dal Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa. Infatti, dopo un iniziale calo del numero dei detenuti (da 65.704 del 2012 a 52.164 del 2015), dovuto non tanto a interventi del legislatore quanto agli effetti di alcune sentenze della Corte costituzionale e della Cassazione, la popolazione detenuta ha ripreso ad aumentare negli ultimi tre anni, fino ad arrivare a 60.002 (+7.838 unità) al 31 novembre scorso, a fronte di una capienza pari a 50.583, per un sovraffollamento del 118,6 per cento.

 

Stando ai dati ufficiali, 94 istituti penitenziari su 190 registrano un sovraffollamento che va dal 120,7 per cento al 204,2 per cento, ospitando 37.506 detenuti in 26.166 posti. Di conseguenza, nota il rapporto dei radicali, “il 62,5 per cento della popolazione detenuta vive in un sovraffollamento di gran lunga superiore alla media nazionale”. Non solo: se si considera che circa 4.600 posti sono in realtà inagibili, il sovraffollamento effettivo sale al 130,4 per cento. Migliaia di detenuti sono così costretti a vivere in ambienti insalubri e fatiscenti, con poche possibilità di studio, formazione e lavoro. Con conseguenze spaventose: sono 63 i suicidi avvenuti in carcere in questo anno non ancora terminato, un dato mai così alto dal 2011. E se si guarda all’orizzonte, non c’è da ben sperare. Il nuovo governo Lega-M5S è intervenuto cancellando la riforma penitenziaria approvata (in maniera tardiva e incompleta) dall’esecutivo Gentiloni, e il carcere sembra essere completamente sparito dall’agenda politica. 

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