Massimo Terzi, presidente del Tribunale di Torino (foto Youtube)

La gogna mediatica presa alla rovescia

Redazione

Se il giudice scopre la gogna, ma sbaglia strada. Rivedere i “casi” aziendali

Il presidente del Tribunale di Torino, Massimo Terzi, in un’intervista al Dubbio, ha avvertito il “rischio di un paradossale slittamento della giustizia dal luogo propriamente assegnatole a quello improprio dei mass media”. Il rischio del processo mediatico per Terzi riguarda il giudizio che le masse possono trarre dalla discussione pubblica sull’operato di un magistrato lasciando il giudice esposto al plauso (eventuale) o alla “gogna” (ipse dixit). Pare prendere il concetto di “gogna mediatica” alla rovescia, nel senso di una difesa corporativa. La potenziale vittima non è il giudice, ma l’indagato o l’imputato. E’ l’estremo vantaggio che l’accusa ha in fase istruttoria che dovrebbe essere bilanciato da attenzione critica dei media. Perché è qui, fino al terzo grado di giudizio, che la “gogna” fa danni collaterali. C’è una teoria di casi. Per cinque anni la reputazione di Finmeccanica è stata demolita e i “casi” di corruzione in India e frode fiscale in Algeria si sono risolti in proscioglimento e assoluzione per gli ex manager, Giuseppe Orsi e Bruno Spagnolini. La società della Difesa intanto ha cambiato nome (Leonardo) e guida (Alessandro Profumo, banchiere) e può ripartire con un nuovo piano industriale (bocciato ieri dalla Borsa). Risultati zero anche per due processi durati un decennio risolti in assoluzione per ex dirigenti Enel, “caso” Porto Tolle, Franco Tatò e Paolo Scaroni, oltre a Fulvio Conti. Tatò ha lasciato un’Italia malata per non ammalarsi lui. Scaroni poteva diventare presidente del London Stock Exchange ma ha dovuto rinunciare (con Brexit avrebbe giovato). La magistratura giudicante ha infine operato bene. E’ il giustizialismo elevato a sistema mediatico che ha falciato aziende e manager utili a un paese che si considera povero di classe dirigente.