Il ballo di Madrazo alla Vuelta se ne frega dell'ammiraglia e del copione del gruppo

Lo spagnolo della Burgos-BH, che era stato tamponato dalla macchina della sua squadra, ha vinto la quinta tappa, la prima con arrivo in salita (all’Observatorio Astrofísico Javalambre)

Giovanni Battistuzzi

Esiste una regola precisa nel ballo della jota aragonese: bisogna essere in numero pari. Funziona così in tutta l’Aragona, è la prassi. Ogni prassi però presenta alcune eccezioni. Soprattutto quando la storia le impone. Nella provincia del Teruel, per esempio, questa regola è meno stringente che altrove perché proprio nella provincia del Teruel la massiccia partenza di uomini diretti verso zone che offrivano più lavoro ha reso necessario qualche cambiamento: e così ecco che la jota si è iniziata a ballare anche in trio, due donne e un uomo, perché a far pari molte volte non ci si riusciva. I passi sono i medesimi, a cambiare sono le dinamiche: a ogni giro di musica, il trio si disfa, la coppia si piazza sullo sfondo e lascia il proscenio alla primadonna.

 

Nella provincia di Teruel, sulle rampe che portano all’Observatorio Astrofísico de Javalambre, la jota aragonese si è ballata in bicicletta alla maniera di Teruel. Mentre la musica della Vuelta 2019 incalzava, Jetse Bol, Ángel Madrazo e José Herrada hanno danzato, con i primi due che recitavano la parte della coppia e Herrada a fare il terzo incomodo.

 

I tre si erano ritrovati per caso a una decina di chilometri da L’Elliana, con una speranza un po’ vaga di arrivare all’arrivo e una voglia invece molto precisa di farsi vedere un po’ e, almeno per Madrazo, di conquistare punti per la maglia a pois che ha già sulle spalle. Quella che la sua ammiraglia aveva provato a far cadere per un assurdo tamponamento.

 

  

I tre avevano continuato compatti per tutti i saliscendi che gli organizzatori gli avevano messo sotto le ruote, aspettandosi quando era il caso di farlo, collaborando sempre perché era meglio per tutti. Un procedere simbiotico che ha dato i suoi frutti un po’ per buon procedere loro, soprattutto per un sostanziale disinteresse del gruppo a tenere a tiro gli avanguardisti, convinto, chissà da cosa, che bastasse accelerare a qualche decina di chilometri dal traguardo per recuperare.

 

Sembrava un copione logico, quasi perfetto. E sembrava un copione logico, quasi perfetto, anche quello che aveva iniziato a scrivere José Herrada quando a circa quattro chilometri dall’arrivo aveva accelerato per far fuori il più stanco dei tre, Madrazo. Madrazo d’altra parte era da inizio salita che si staccava a ogni minimo incremento di ritmo ed era da inizio salita che piano piano, al suo passo, rientrava sui due ballerini. Herrada, sicuro della bontà delle regole della jota aragonese, era convinto che bastasse aspettare le ultime rampe per concludere il ballo in testa. Con la coppia sfaldata, serviva la primadonna e lui si era candidato ad esserlo sin dall’inizio.

 

Herrada però aveva interpretato male i ruoli. Perché la coppia non ha mai gli stessi abiti e quelli della Burgos BH, dopo la sfortuna di ieri, non potevano continuare a rimanere sullo sfondo. Aveva inoltre interpretato male anche l’incedere di quello che pensava fosse il terzo incomodo. Madrazo infatti non era il più stanco dei tre, era solo quello che non accelerava, che procedeva tranquillo alla sua velocità, incurante di ciò che succedeva attorno a lui. E quando la coppia al comando ha rallentato, Madrazo li ha raggiunti e li ha superati al momento giusto, quello buono per rimanere solo sotto lo striscione d’arrivo. Lo ha attraversato a braccia alzate. Fregandosene delle regole della jota aragonese che prevedeva una coppia alle sue spalle.

 

 

Dietro di lui infatti arriva il compagno Bol anche lui a braccia alzate che Herrada ancora non si vede e il gruppo neppure. Miguel Ángel López giungerà a 47", Valverde e Roglic a 59".

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