Quella faccia un po' così di Ciccone e Carrea in maglia gialla al Tour

Lo stupore dello scalatore abruzzese era lo stesso che a Losanna apparve sul viso del gregario di Fausto Coppi

Giovanni Battistuzzi

La sorpresa è stata la stessa a sentire quelle tre parole. Nonostante siano volati gli anni, siano passate le epoche, sia cambiato il ciclismo. Ma quelle tre parole, giunte quando nessuno se lo aspettava e forse nemmeno sognava, hanno sortito lo stesso effetto. Due occhi che si sgranano, che cercano conferme allo stupore, che sembrano dire ma dai non scherzare che ho già perso non mi merito di essere preso pure in giro. Ma quelle tre parole vengono ripetute ed è tutto vero. "Sei maglia gialla".

 

Il volto di Giulio Ciccone, due giorni fa a La Plance des Belles Filles, era lo stesso di Andrea Carrea (la cui storia la si può trovare nel libro curato da Luciana Rota "Sandrino Carrea", Edizioni Museo del Ghisallo) a Losanna, il 3 luglio 1952. Era anche allora giovedì. Un giovedì caldo di inizio luglio. Un giovedì che era partito in fuga e che in fuga era finito. Un giovedì che sembrava storto e amaro per una vittoria sfuggita e poi diventato dolcissimo. Tre parole: "Sei maglia gialla".

 

L'espressione stupita, una felicità che stordisce, che allarga il sorriso di Ciccone quasi a trasformarlo. Non era più lo stesso di prima. Nella sua faccia sembrano essere scomparsi i segni della fatica, la malinconia per l'occasione mancata. Anche la polvere dell'ultimo chilometro di sterrato, quel dannato muro che sembrava una parete per l'arrampicata, sembra essere volata via. Era la stessa espressione stordita e stupita di Carrea. Eppure nessun sorriso invase allora il volto di Sandrino. Chi lo vide quel giorno non ha mai ricordato felicità, ma un timore profondo, quello che si sintetizza in una domanda: "E ora chi lo dice a Fausto?". Perché lui era Carrea, apripista montano di Coppi. Uno che, almeno a suo avviso, non meritava allori, ma solo aria in faccia per permettere all'altro, al più forte, di vincere.

 

Due gendarmi arrivarono e gli fecero segno di seguirlo. Ecco, la giustizia era già arrivata. Lo stavano arrestando: lesa maestà.
“Allez, allez”, disse spazientito quello alto. 

“Forsa”, gli fece eco quello più basso.

“Dove mi portate?”, chiese Sandrino.

Quello basso due parole d’italiano le spiaccicava: “À la remise des prix, pardòn, à la premiassiòne”.

“Non mi arrestate?”. Lo sbirro scosse la testa e iniziò a ridere.

 

Il gruppo intanto piombò sul traguardo. Non riuscì a far altro che coprirsi con una mano il volto per non farsi vedere, per tentare di non vedere Fausto. E ora come glielo spiego? Quando se lo trovò davanti non ebbe il coraggio di alzare gli occhi, non gli uscì nulla di bocca, solo due lacrime a rigargli il viso, a sfiorargli quel naso grande come un campanile. Poi uno “scusa” strascicato, singhiozzante. E quando i loro sguardi si incrociarono, vide il sorriso di Coppi, la sua faccia felice, la sua mano stringergli la nuca e il suo abbraccio avvolgerlo. “Sandrino, sei maglia gialla. Cos’è quel muso lungo? Sorridi!”.

Carrea provò a farlo, ne uscì un ghigno di imbarazzo. 

“Ma la maglia gialla è roba per campioni, roba per gente come te, mica per gente come me”.

Coppi se la rise.

“Oggi goditela tu. Ti assicuro che domani la vestirà il legittimo proprietario”.

(il brano è contenuto nel libro di Gino Cervi e Giovanni Battistuzzi Alfabeto Fausto Coppi - Ediciclo Editore)

 

Carrea quella maglia gialla la tenne un giorno. L'indomani tornò davvero al legittimo proprietario, Fausto Coppi.

 

Ciccone questa maglia gialla invece la veste ancora. Ieri l'ha portata all'arrivo della settima tappa a Chalon-sur-Saône, oggi da Macon è partito da primo della classe e cercherà di arrivarci pure a Saint-Etienne. Perché non ha nessuno a cui darla, nessuno capace di prendersela con il piglio e con la forza di un Coppi. E allora la proverà a trattenere ancora un po', perché dopo aver visto l'effetto che fa essere davanti a tutti al Tour de France si inizia a prenderci gusto. Anche perché a Ciccone manca il naso di Carrea, ma le gambe invece sono quelle giuste, quelle di un corridore che si è sempre sacrificato per l'Airone ed è comunque riuscito a concludere al nono posto il Tour del 1952.

 

[su Girodiruota il Tour de France 2019 è un feuilleton, un romanzo in 21 puntate che parte da una camera calda e va in un altrove francese, ciclistico, giallo come la Grande Boucle. Qui trovate tutte le puntate]