Foto tratta dal profilo Twitter latropical2019

Biniam Girmay Hailu e la religione del ciclismo

Giovanni Battistuzzi

Il corridore eritreo sorprende tutti (al fotofinish) nella terza tappa della Tropicale Amissa Bongo. Bonifazio rimane in maglia gialla

Dice che la bicicletta più che una passione "è una religione e tutta la mia famiglia si è convertita al ciclismo. Anche perché in Eritrea ci sono circa 100 gare all'anno". Dice che il suo sogno è il Tour de France, "ma pure il Giro non è male". Dice che il suo meglio lo dà "quando la strada sale, ma anche quando la strada scende non vado male". Dice che "bisogna essere pronti a tutto", che "bisogna sempre provarci, che nella vita non si sa mai". Quindi già che c'era c'ha provato. Uno strappo, il gruppo che si sfalda e non si rimargina, qualcuno davanti, tutti i più veloci d'accordo, ma con una salita sulle gambe. Biniam Girmay Hailu si è guardato attorno: ha visto Niccolò Bonifazio e André Greipel in tiro per la vittoria, ha visto Lorrenzo Manzin voglioso di fare il terzo incomodo, ha visto Youcef Reguigui rimontare. Ha visto soprattutto il traguardo di Franceville avvicinarsi e non c'ha visto più. L'eritreo ha così accellerato, ha pensato bene che darsi per vinti è da stolti. Ha dato di polpacci e gambe, di fiato e cuore, persino di reni. Primo sotto lo striscione d'arrivo della terza tappa della Tropicale Amissa Bongo. Primo ma con sospiro: è servito il fotofinish. Primo all'arrivo e primo 2000 a vincere una corsa nel calendario internazionale.

 


Foto tratta dal profilo Twitter della @tropicale2019


 

Girmay Biniam Hailu come nemmeno Remco Evenepoel, il belga che vorrebbe studiare da Cannibale, il belga che tutti vogliono vedere al varco per capire non quanto è forte, ma quanto è fortissimo. Il belga che l'eritreo ha già battuto, anche se per un giorno appena, anche se evitando di dare qualche cambio, anche se era categoria junior, mica professionismo. Era l'Aubel-Thimister-Stavelot, era il 4 agosto 2018 era un giorno di sole e di caldo e Girmay Biniam Hailu era partito con un solo accorgimento: tenere la ruota del più forte. Gli avevano detto che era Evenepoel e lui rispettò l'impegno: non la perse mai. Poi vide il traguardo e gli fece più gola del palmer del belga. Si inventò sprinter, si staccò addirittura di dosso il bambino prodigio e passò la linea a braccia alzate. Giù di sella sorrise. "Sono contento. Mi sono divertito", disse.

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