Europa Ore 7

La Germania rinnega la riapertura con Certificato Covid

Accordo all'Ocse sulla tassazione globale, Jansa provoca un incidente diplomatico e Von der Leyen lo richiama sullo stato di diritto. Il piano di Recovery della Slovenia e le dosi rivendute da Romania e Bulgaria. I confini aperti al Canada e la disoccupazione nell'area euro

David Carretta

Berlino ha inserito il Portogallo tra i paesi con variante preoccupante, ma la decisione “sembra non essere in linea” con la Raccomandazione dell'Ue sulle restrizioni alla libera circolazione. La Commissione ha chiesto al Consiglio di discutere la questione, ma non è intenzionata a fare di più 

A Bruxelles ieri si respirava il ritorno a una certa normalità, dopo tre stagioni vissute al ritmo delle chiusure dovute alla pandemia di Covid-19. Per la prima volta in sedici mesi, la sala stampa della Commissione ha riaperto le porte ai giornalisti, anche se in numero limitato. All'aeroporto di Zaventem si sono formate lunghe code ai check-in, mentre oltre 20 mila passeggeri si imbarcavano nel primo giorno di vacanze estive in Belgio. Il Certificato Covid dell'Ue, che deve facilitare la libera circolazione, è entrato in funzione: 26 stati membri sono nel sistema e solo in Irlanda non è ancora operativo. La campagna di vaccinazione nell'Ue è a pieno regime, con alcuni paesi che hanno superato gli Stati Uniti per prime dosi somministrate in rapporto alla popolazione. La Commissione ha detto che sono stati rilasciati già 200 milioni di Certificati Covid a persone vaccinate, con test negativo o guarite. Ma il ritorno alla normalità rischia di essere rovinato dalla variante Delta e dalla decisione della Germania di introdurre un divieto totale di viaggi dal Portogallo, in violazione delle regole europee e contraddicendo la ragion d'essere del Certificato Covid dell'Ue.

Il governo di Berlino nel fine settimana ha inserito il Portogallo tra i paesi con variante preoccupante. La conseguenza è un divieto di ingresso in Germania per i cittadini europei che arrivano dal Portogallo. Negli aeroporti portoghesi ieri le compagnie aeree vietavano l'imbarco anche a chi aveva un Certificato Covid dell'Ue. L'unica eccezione vale per i cittadini tedeschi o i residenti in Germania. Berlino ha informato lunedì la Commissione della sua decisione e ha invocato il “freno di emergenza” previsto da una Raccomandazione dell'Ue sulle restrizioni alla libera circolazione in caso di peggioramento della situazione epidemiologica o prevalenza varianti preoccupanti. Peccato che la Raccomandazione, così come il regolamento sul Certificato Covid, non contempli la possibilità per gli stati membri di introdurre divieti di viaggio da altri stati membri. La sola cosa che potrebbe fare la Germania è di imporre test e quarantene alle persone con Certificato Covid che entrano sul suo territorio.

La Commissione ieri ha ribadito che la decisione della Germania contro il Portogallo “sembra non essere in linea” con la Raccomandazione dell'Ue e il regolamento sul Certificato Covid. Il governo di Berlino aveva dato il suo assenso a entrambi i provvedimenti all'inizio del mese di giugno. La Commissione ha chiesto al Consiglio di discutere della questione. Ma, oltre a questo, non sembra intenzionata a reagire con più forza. La sua presidente, Ursula von der Leyen, ieri ha schivato una domanda di un giornalista sulla decisione della Germania. “C'è un freno di emergenza che permette di reagire rapidamente se c'è una variante preoccupante. Richiede informazione da parte degli stati membri e coordinamento”, ha detto von der Leyen: “Chiedo a tutti gli stati membri di seguire la raccomandazione che hanno approvato”. Secondo von der Leyen, per risolvere il problema basta il “coordinamento”.

In un editoriale Il Foglio spiega che l'approccio morbido della Commissione con la Germania rischia di provocare la morte di Schengen: un effetto a valanga che spinge un paese dopo l'altro a reintrodurre le frontiere, proprio nel momento in cui l'Ue sembrava riaprirsi grazie ai vaccini. La variante Delta è pericolosa e va tenuta sotto controllo con sequenziamento, test e tracciamento, oltre che restrizioni a livello nazionale quando servono. Del resto, il governo del Portogallo ieri ha deciso di reintrodurre il coprifuoco in 45 comuni, tra cui Lisbona. Ma l'esperienza degli ultimi 16 mesi, durante i quali gli stati membri presi dal panico hanno chiuso più volte i confini, dimostra che le frontiere non fermano il virus e non fermeranno le varianti. C'è poi la questione del rispetto da parte di tutti di regole e accordi per salvare Schengen. Un buon esempio viene dal Belgio: il ministro della Sanità, Frank Vandenbroucke, ieri ha annunciato di voler rafforzare le misure per chi rientra dal Portogallo. Ma dovrebbero limitarsi a quanto previsto dalla Raccomandazione dell'Ue: due test all'arrivo e forse un periodo di quarantena.


Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di venerdì 2 luglio, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.


Accordo all'Ocse sulla tassazione globale, ma mancano 4 europei - L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) ieri ha annunciato che 130 paesi hanno sottoscritto l'accordo sulla tassazione globale delle multinazionali, sulla falsa riga dell'intesa raggiunta al vertice dei ministri delle Finanze del G7 a Londra in giugno. “Oggi è stato fatto un passo storico verso una tassazione più giusta delle multinazionali”, ha commentato il commissario Paolo Gentiloni su Twitter, dicendosi “fiducioso che il G20 sosterrà questo accordo senza precedenti la prossima settimana a Venezia”. Il problema non è tanto il G20, visto che pesi massimi come la Cina e la Turchia hanno firmato. Dall'elenco dei sottoscrittori mancano quattro stati membri dell'Ue: Cipro, Estonia, Irlanda e Ungheria, che nelle scorse settimane avevano espresso la loro contrarietà all'intesa del G7. E nell'Ue in materia di tassazione si decide all'unanimità quando si tratta di adottare regolamenti o direttive, comprese quelle per recepire gli accordi all'Ocse.

Von der Leyen richiama Jansa sullo stato di diritto - Anche se in modo molto delicato, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ieri ha richiamato il primo ministro sloveno, Janez Jansa, sullo stato di diritto e la libertà dei media durante la conferenza stampa congiunta per il lancio della presidenza semestrale del Consiglio dell'Ue. “Una presidenza ha un importante ruolo da giocare sui dossier sullo stato di diritto, per esempio gestire la discussione al Consiglio sulla base del rapporto sullo stato di diritto che arriverà entro la fine di luglio”, ha detto von der Leyen. “In questo momento così cruciale, nel momento in cui prepariamo e finanziamo insieme la nostra ripresa, la fiducia è il nostro asset più di valore: fiducia in istituzioni solide, fiducia in sistemi giudiziari indipendenti e efficiente, fiducia in media liberi, indipendenti e finanziati in modo appropriato, fiducia che la libertà di espressione, la diversità e l'eguaglianza siano sempre rispettati e che lo stato di diritto e i valori europei siano sempre applicati”, ha spiegato la presidente della Commissione: “Questa è l'essenza stessa della nostra Ue. E' così come abbiamo conquistato il rispetto della comunità globale. Questo è la chiave per riprendersi e vivere insieme come unione. Per essere molto chiara il dialogo politico richiede rispetto per tutti i partiti politici democratici”, ha detto von der Leyen.

Jansa provoca il primo incidente e Timmermans boicotta la foto - Che cosa ha spinto von der Leyen ad essere così esplicita sullo stato di diritto e il rispetto per tutti i partiti democratici? Il fatto è che durante la riunione con la Commissione, nel primo giorno della presidenza della Slovenia, Jansa ha provocato il primo incidente diplomatico serio. Il primo ministro ha tirato fuori una vecchia foto che ritrae due deputati europei del partito socialdemocratico sloveno (Tanja Fajon e Milan Brglez) insieme a due giudici (Matjaz Stok e Slavko Gazvoda) durante quello che sembra un pranzo all'aperto. Tutti con maglietta rossa: Jansa ha usato la fotografia per denunciare l'influenza dei socialisti sulla magistratura. L'episodio ha provocato le ire dei commissari socialisti e in particolare di Frans Timmermans, che si è rifiutato di prendere parte alla foto di famiglia tra Commissione e governo sloveno. La tensione era visibile sulle immagini dopo l'incontro, con il commissario Paolo Gentiloni che ha discusso a lungo con von der Leyen e Timmermans. "Non potevo essere sullo stesso palco con il primo ministro Jansa dopo il suo inaccettabile attacco e la diffamazione di due giudici e due parlamentari europei dei Socialisti&Democratici", ha detto Timmermans: "Ha contestato la loro integrità perchè erano sulla stessa foto. L'indipendenza della giustizia e il rispetto del ruolo di parlamentari europei eletti sono le pietre miliardi dello stato di diritto, senza cui l'Ue non può funzionare". Ecco i dettagli raccontati da Oliver Grimm di Die Presse. Si annunciano sei mesi molto agitati. Si annunciano sei mesi molto agitati.

Von der Leyen vuole il procuratore sloveno e fondi all'agenzia di stampa – Von der Leyen ha presentato due richieste in pubblico a Jansa. La prima riguarda la nomina del procuratore delegato della Slovenia nella procura europea. L'Ufficio della procura è “una componente cruciale per la protezione del denaro dei contribuenti”, ha detto von der Leyen. “E' tempo che (la Slovenia) nomini un candidato procuratore delegato”. La seconda è sul finanziamento dell'agenzia di stampa pubblica slovena STA, contro cui Jansa ha lanciato una guerra a colpi di insulti e tagli di fondi. La libertà dei media “è un elemento centrale di qualsiasi società democratica”, ha detto von der Leyen: “Abbiamo bisogno di media, media liberi e media critici che controllino le attività dei governi e della Commissione”. Secondo von der Leyen, “la Slovenia deve assicurare l'indipendenza e il finanziamento appropriato del servizio pubblico fornito dall'agenzia di stampa. Ci aspettiamo che ci siano soluzioni rapide per sbloccare i finanziamenti”; ha detto von der Leyen.

Le risposte di Jansa a von der Leyen - Sui media Jansa ha risposto che le critiche sono ingiustificate. Lo dimostrerebbe il fatto che lui era stato arrestato una trentina di ani fa come giornalista. Quanto alla procura europea, il primo ministro sloveno se l'è presa con la procuratrice capo, Laura Kövesi, che aveva accusato la Slovenia di "manifesta mancanza di sincera cooperazione". Jansa ha accusato Kövesi di essere "troppo politica" e ha annunciato che le procedure per la nomina del procuratore delegato sloveno potrebbero concludersi entro l'autunno.

La Commissione approva il piano di Recovery della Slovenia - Ursula von der Leyen ieri era a Lubiana non solo per il lancio della presidenza slovena del Consiglio dell'Ue, ma anche per consegnare nelle mani del primo ministro, Janez Jansa, il via libera della Commissione al piano nazionale di ripresa e resilienza. La pagella della Slovenia si compone di XX voti "A" su 11 indicatori e nessun “C”. L'unico “B” riguarda sempre il capitolo dei costi. Il piano sloveno prevede 83 misure: 33 riforme e 50 investimenti che saranno finanziati solo con 1,8 miliardi di sovvenzioni e 700 milioni di prestiti. Il 42 per cento dei fondi andrà alla transizione green, il 21 per cento a quella digitale. Sul fronte delle riforme, la Slovenia si è impegnata ad assicurare la sostenibilità del sistema delle pensioni, a cambiare il sistema degli appalti pubblici e a condurre una sburocratizzazione della pubblica amministrazione.

Romania e Bulgaria si rivendono le dosi - Romania e Bulgaria stanno rivendendo o donando milioni di dosi acquistati attraverso l'appalto comune dell'Unione europea, perché la campagna di vaccinazione si è praticamente fermata a causa dell'elevata esitazione della popolazione e c'è il rischio concreto che i vaccini scadano. Secondo Bloomberg, il governo rumeno ha concluso un accordo con la Danimarca per vedere quasi 1,2 milioni di dosi di Pfizer-BioNTech, mentre la Bulgaria si prepara a donare 150 mila dosi ai paesi dei Balcani. Romania e Bulgaria sono all'ultimo posto della classifica dei paesi sulle vaccinazioni, rispettivamente con il 30 per cento e il 16,4 per cento degli adulti che hanno ricevuto la prima dose. La Romania ha somministrato appena 18 mila dosi al giorno in giugno, contro le 61 mila di maggio e le 100 mila di aprile. La Bulgaria ha somministrato 8 mila dosi al giorno in giugno contro le 18 mila di maggio e le 25 mila di aprile.

L'Ue apre i confini al Canada (e altri 10 paesi) - Il Consiglio dell'Ue ieri ha aggiunto 10 stati extra-europei alla sua lista bianca di paesi a cui non applicare più le restrizioni di viaggio. Sono Armenia, Azerbaijan, Bosnia ed Erzegovina, Brunei, Canada, Giordania, Montenegro, Qatar, Moldavia e Arabia Saudita. A questi va aggiunto il Kosovo, che è considerato come "entità" perché non riconosciuto da tutti gli stati membri dell'Ue.

Italia ultima nell'Ue per durata della vita lavorativa - L'Italia è all'ultimo posto tra i paesi dell'Ue per durata della vita lavorativa, secondo i dati pubblicati ieri da Eurostat. Nel 2020 la durata della vita lavorativa attesa in Italia è stata di 31,2 anni, ben al di sotto della media dell'Ue di 35,7 anni. Sia l'Italia sia l'Ue hanno registrato un calo rispetto al 2019, rispettivamente di 0,8 e di 0,2 anni. Il paese con la più lunga durata della vita lavorativa attesa è la Svezia con 42,0 anni, seguita da Paesi Bassi (41,0) e Danimarca (40,0). Tra i grandi paesi, è la Germania quello in cui la durata della vita lavorativa attiva è più alta con 39,1 anni, mentre in Francia si colloca a 35,2 e in Spagna a 34,8. In fondo alla classifica, oltre all'Italia, ci sono Grecia e Croazia (entrambi con 32,8 anni), Belgio (33,4 anni) e Bulgaria (33,5 anni). I dati di Eurostat mostrano una lenta riduzione del divario di genere nella durata della vita lavorativa. Nell'Ue si è passati da 7,1 anni di differenza tra uomini e donne nel 2000 a 4,8 anni nel 2020. In dieci anni la durata della vita lavorativa attesa è aumentata di 4,5 anni per le donne e di 2,2 anni per gli uomini. L'Italia è uno dei paesi in cui il divario di genere è più ampio. Nel 2020 la durata della vita lavorativa per gli uomini è stata di 35,7 anni contro 26,4 anni per le donne.

La disoccupazione nell'area euro scende al 7,9 per cento - A maggio il tasso di disoccupazione nell'area euro è scesa al 7,9 per cento rispetto all'8,1 per cento di aprile, mentre nell'Ue è calato al 7,3 per cento dal 7,4 del mese precedente, secondo i dati pubblicati ieri da Eurostat. Continua il recupero dopo la crisi provocata dal Covid-19: a maggio 2020 il tasso di disoccupazione era al 7,5 per cento nell'area euro e al 6,9 per cento nell'Ue. Migliora anche il tasso di disoccupazione giovanile che a maggio è sceso nell'area euro al 15, per cento rispetto al 18,4 di aprile e al 17,5 per cento nell'Ue rispetto al 18,2 per cento del mese precedente. La disoccupazione in Italia registra un leggero calo (dal 10,7 al 10,5 per cento), ma il paese rimane con un tasso tra i più elevati dell'Ue. Solo Grecia e Spagna fanno peggio, rispettivamente con il 15,4 e il 15,3 per cento.


Accade oggi in Europa

- Commissione: la presidente von der Leyen in Lituania per il via libera al piano nazionale di ripresa e resilienza

- Bce: la presidente Lagarde partecipa a 'Les Rencontres Economiques d'Aix-en-Provence 2021'

- Bce: discorso di Andrea Enria all'Università degli studi di Napoli Federico II

- Eurostat: dati sui rifiuti da imballaggi; prezzi alla produzione industriale a maggio

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