europa ore 7

Benvenuti nella guerra globale dei vaccini

Il samizdat di Orbán e il nuovo lockdown in Ungheria. Il nuovo acronimo europeo, le multe per il gap salariale e la Corte Ue contro gli aiuti di stato al Barça

David Carretta

L'Italia e la Commissione hanno bloccato la fornitura di AstraZeneca sulla base di tre motivazioni, ma il rischio è di "rimanere vittime di effetti collaterali e di rappresaglie di altri paesi". La strategia dell'Ue prevede che la produzione delle sue dosi avvenga tutta in Europa, ma per fare un vaccino servono 400 ingredienti e buona parte vengono importanti

L'Italia con l'assenso della Commissione ha deciso di bloccare l'esportazione di 250 mila dosi del vaccino di AstraZeneca destinate all'Australia, contestando alla società farmaceutica i ritardi nelle forniture promesse all'Unione europea. E' la prima volta che un paese membro ricorre al meccanismo di controllo delle esportazioni introdotto d'urgenza il 30 gennaio, dopo che AstraZeneca aveva annunciato un taglio di oltre il 60 per cento delle dosi nel primo trimestre dell'anno. Benvenuti alla guerra globale dei vaccini. Mario Draghi lo aveva lasciato intendere al Vertice in teleconferenza dei leader il 25 febbraio: perché l'Ue non fa come gli Usa e Regno Unito che vietano le esportazioni? Fatto. Ma le ripercussioni possono essere di vasta portata. La guerra non è solo contro AstraZeneca. “E' pericoloso perché ci assumiamo il rischio di rimanere vittime di effetti collaterali e di rappresaglie di altri paesi”, ci ha detto un responsabile europeo, chiedendo di non essere citato. La strategia dell'Ue prevede che la produzione delle sue dosi avvenga tutta in Europa (compresi Regno Unito, Svizzera e Norvegia). Ma per fare un vaccino servono 400 ingredienti, buona parte dei quali importati. Sul Foglio Giovanni Rodriquez spiega i rischi del blocco dell'Italia e dell'Ue all'export dei vaccini.

I fatti sono questi. Il 26 febbraio l'Italia ha inviato alla Commissione la proposta di non autorizzare l'esportazione delle 250 mila dosi di AstraZeneca. La direzione generale Sante (Salute e sicurezza alimentare, diretta da Sandra Gallina) ha l'ultima parola, dato che gli stati membri sono tenuti a decidere sulla richiesta di autorizzazione delle esportazioni “conformemente al parere della Commissione”. La Commissione ha il quadro aggiornato delle richieste di esportazioni di vaccini contro il Covid-19, oltre che degli impegni delle società farmaceutiche previsti dagli accordi di acquisto anticipato. Il 2 marzo la Commissione ha fatto sapere di non avere obiezioni alle valutazioni formulate dall'Italia e il ministero degli Esteri ha emanato il provvedimento di diniego di esportazione per AstraZeneca.

Fondamentalmente le motivazioni con cui l'Italia e la Commissione hanno bloccato la fornitura di AstraZeneca sono tre. Primo, il paese destinatario della fornitura (l'Australia) non è considerato “vulnerabile” sulla base del regolamento. Secondo, il permanere della penuria di vaccini nell'Ue e in Italia e dei ritardi nelle forniture da parte di AstraZeneca. Terzo, l'elevato numero di dosi oggetto della richiesta di autorizzazione rispetto alla quantità di dosi finora fornite all’Italia, e più in generale, ai paesi dell'Ue.

Forse è solo un caso, ma AstraZeneca ieri mattina ha comunicato alla Polonia l'annullamento di una fornitura di 62 mila dosi che era prevista in giornata. La società farmaceutica ha fatto ricorso al solito problema di “rendimento” dei suoi impianti produttivi. La Commissione non ha voluto dire se il problema riguardi anche altri stati membri. "Siamo al corrente di problemi di forniture", ha spiegato un portavoce della Commissione: “E' evidente che forniture sufficienti sono fondamentali per tutti noi. Siamo in contatto con la società”.

Nel frattempo, l'Agenzia europea dei medicinali (Ema) ieri ha annunciato l'avvio della cosiddetta “rolling review” (revisioni continua) per il vaccino russo Sputnik V. La Commissione ha tuttavia escluso di inserirlo nel portafoglio dell'Ue, che include già oltre 2 miliardi di dosi Pfizer-BioNTech, Moderna, AstraZeneca, Johnson & Johnson, CureVac e Sanofi (si sta negoziando anche con Novavax e Valneva). Dentro il comitato direttivo sulla strategia dell'Ue, dove sono rappresentanti tutti gli stati membri, non c'è “nessuna discussione in corso per integrare Sputnik nel portafoglio”, ha detto un portavoce della Commissione: “Non è perché un vaccino è approvato a livello europeo che c'è l'obbligo per la Commissione di includerlo nel nostro portafoglio”. Non c'è alcuna discussione nemmeno “con il produttore”. Sul Foglio raccontiamo tutta la verità su Sputinik V: il problema è che i russi non hanno capacità produttive per rifornire l'Ue, ma vogliono i soldi dell'Ue per produrre il loro vaccino.

Infine l'Ue si è attivata per volare in soccorso di alcuni stati membri la cui situazione sanitaria è particolarmente grave, anche se alcuni di loro hanno rotto i ranghi dell'unità europea. Repubblica ceca, Slovacchia (che ha comprato Sputnik V) e Austria (con il cancelliere austriaco Sebastian Kurz che ha detto di non voler fare più affidamento esclusivamente sull'Ue) nei prossimi giorni riceveranno dosi aggiuntive di Pfizer-BioNTech rispetto alle quote proporzionali alla popolazione.  “Dopo una discussione all'interno del comitato direttivo e grazie al fatto che Pfizer-BioNtech a marzo è riuscita ad accelerare la produzione, abbiamo deciso che il surplus di dosi sarà usato per i paesi membri che sono in situazione molto difficile”, ha detto un portavoce della Commissione. Sul Foglio dico quel che penso: il vero fallimento dell'Ue è aver ceduto alla tirannia della precauzione e dell'avversione al rischio.

 


Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di venerdì 5 marzo, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.


 

L'Ungheria di nuovo in lockdown - Il governo di Viktor Orbán ha annunciato un nuovo lockdown dell'Ungheria per far fronte a un drammatico aumento del numero di contagi e dei morti dovuti alla pandemia di Covid-19. Tutti i negozi dovranno rimanere chiusi dal 8 al 22 marzo, con l'eccezione degli alimentari, delle farmacie e delle stazioni di servizio. Le scuole resteranno chiuse fino al 7 aprile.

 

Il Samizdat di Orbán per la casa della destra identitaria europea - Il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, ieri ha pubblicato un Samizdat (le pubblicazioni clandestine sotto il regime sovietico) per annunciare il progetto di costruire la "casa" della destra identitaria europea dopo l'uscita dal Fidesz dal gruppo del Ppe. "Il nostro compito è chiaro. Ora - senza il Ppe - dobbiamo costruire una destra europea democratica che offra una casa ai cittadini europei che non vogliono migranti, che non vogliono il multiculturalismo, che non sono caduti nella follia LGBTQ, che difendono le tradizioni cristiane dell'Europa, che rispettano le sovranità delle nazioni e che vedono le loro nazioni come parte del loro passato ma anche come parte del loro futuro", ha scritto Orbán. Prima di concludere con il motto: "Fortes Fortuna adiuvat!". I puristi potrebbero contestare la citazione. La frase dell'Eneide era "Audentes fortuna iuvat".

 

Multe sul gap salariale di genere - La Commissione ieri ha presentato una proposta sulla trasparenza salariale per cercare di garantire che donne e uomini ricevano la stessa retribuzione a parità di lavoro nell'Ue. Alcune misure sono generali, come l'introduzione di un obbligo per i datori di lavoro di fornire informazioni sul livello (o l'intervallo) retributivo iniziale negli annunci di posti vacanti. Altre sono più mirate alla questione del gap salariale di genere. Le imprese con più di 250 dipendenti dovranno rendere pubbliche all'interno della loro organizzazione informazioni sul divario retributivo tra lavoratrici e lavoratori. In caso di discriminazioni retributive di genere, i lavoratori possono ottenere un risarcimento, compreso il recupero integrale della retribuzione arretrata e dei relativi premi o pagamenti in natura. L'onere della prova sarà a carico del datore di lavoro. Secondo la proposta della Commissione, gli stati membri dovrebbero introdurre sanzioni specifiche per le violazioni della norma sulla parità retributiva, compreso un livello minimo di ammenda.

 

La Commissione ci riprova con il pilastro sociale dell'Ue - La Commissione ieri ha presentato un piano d'azione sul pilastro europeo dei diritti sociali, fissando una serie di obiettivi per tutta l'Ue da raggiungere entro il 2030. Il piano d'azione prevede di arrivare a un tasso di occupazione del 78 per cento della popolazione di età compresa tra i 20 e i 64 anni. Inoltre, almeno il 60 per cento di tutti gli adulti partecipi ogni anno ad attività di formazione. Infine, il numero di persone a rischio di povertà o di esclusione sociale dovrebbe diminuire di almeno 15 milioni.

 

L'Ue ha un nuovo acronimo: CoFoE - La conferenza dei presidenti del Parlamento europeo ieri ha dato il via libera definitivo alla dichiarazione congiunta delle tre istituzioni dell'Ue per lanciare la Conferenza sul futuro dell'Europa. “Una grande opportunità per lavorare per una nuova Europa insieme ai cittadini”, ha scritto su Twitter il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, con l'hashtag #CoFoE. L'acronimo sta per Conference on the Future of Europe. Le istituzioni dell'Ue vorrebbero lanciare la Conferenza il 9 maggio a Strasburgo, ma solo se le condizioni sanitarie lo permetteranno.

 

Leggeri si difende sui respingimenti di Frontex - Il direttore di Frontex, Fabrice Leggeri, ieri si è difeso dall'accusa di aver coperto presunti respingimenti illegali da parte dell'agenzia delle frontiere esterne dell'Ue nelle isole greche. “Domani sarà presentata una relazione su questo, ma posso già anticipare che non ci sono prove che il personale di Frontex abbia partecipato a violazioni dei diritti fondamentali”, ha detto ieri Leggeri davanti al gruppo di lavoro del Parlamento europeo su Frontex. Effettivamente oggi si riunisce il consiglio di amministrazione dell'agenzia per discutere un rapporto sui presunti respingimenti. Lo Spiegel ne ha ottenuto una copia e il documento dice che le circostanze di cinque respingimenti non sono ancora completamente chiarite a causa di “deficit e necessità di miglioramento del sistema di monitoraggio”. La sentenza non è di assoluzione piena per Leggeri.

 

La Corte Ue contro gli aiuti di stato al Barça - La Corte di giustizia dell'Ue ieri ha annullato una decisione del Tribunale che aveva annullato una decisione della Commissione che aveva qualificato come aiuti di stato il regime fiscale favorevole di quattro club di calcio professionistici in Spagna. Il Fútbol Club Barcelona, Atlético Osasuna di Pamplona, l'Athletic di Bilbao e il Real Madrid dovranno quindi restituire gli aiuti. Il ricorso contro la decisione della Commissione era stato presentato dal Barça.

 


Accade oggi in Europa

- Commissione: la vicepresidente Vestager incontra i ministri Franco, Giovannini e Giorgetti su Alitalia

- Commissione: il vicepresidente Schinas in visita ufficiale in Grecia

- Eurostat: dati sulle differenze di genere nell'occupazione e sulle donne nel management delle imprese del terzo trimestre 2020

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