Sabato sapremo il nome del successore di Angela Merkel alla guida del partito cristianodemocratico tedesco, la Cdu: sarà un uomo di mezza età (abbondante), proveniente dal Nord-Reno Westfalia, cattolico. Sarà anche il probabile candidato cancelliere dell’Unione (la Cdu lavora assieme alla “sorella” bavarese, la Csu), alle elezioni del 26 settembre, a meno che non prevalga il cosiddetto diritto all’alternanza che rivendicano proprio i bavaresi e che è stato esercitato due volte. Una lontana e una più recente (comunque vent'anni fa) entrambe fallimentari: nel 1980 quando fu candidato Franz Josef Strauss, poi sconfitto da Helmut Schmidt, e nel 2002, con Edmund Stoiber, poi battuto dall’allora cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder. Se rule bavarese dev’essere, sarebbe la grande occasione di Markus Söder, governatore della ricchissima regione del sud, famoso per la sua ambizione mista a un’enorme pazienza, protestante e grande amante dei travestimenti di Carnevale. Quattro uomini per sostituire lei, Angela Merkel, sedici anni di potere, simbolo di una forza tranquilla che è entrata a far parte della grammatica di base della leadership, o almeno delle attese di leadership. La scelta del cancelliere della Germania è sempre una faccenda che non riguarda soltanto i tedeschi per evidenti motivi, ma questa volta molto di più, perché c’è da sostituire la Merkel, che è stata l’àncora dell’Europa, “un’isola di stabilità in acque spesso in tempesta”, come scrive il Financial Times. Amata e odiata dagli europei (una volta avremmo scritto “in egual misura”, ma non è più vero: è difficile non riconoscere alla Merkel il merito di aver tenuto insieme e di aver reso più forte l’Europa), la cancelliera ha mostrato, nel 2020 del dramma del coronavirus, di voler lavorare per il bene collettivo europeo più che di quello tedesco: si è visto quando ha violato il proprio tabù sul debito comune e ha permesso così che l’Ue si dotasse dei fondi antipandemia, Recovery fund e tutto il resto. Si è visto anche su quell’altro dramma, la Brexit: la Merkel ha insistito nel negoziato con Londra anche quando pochi lo volevano ancora, stremati e mortificati dagli inglesi come ci sentivamo tutti, e alla fine è riuscita a ottenere un accordo che protegge l’interesse europeo e pure quello inglese, rarissimo caso riuscito di “lo faccio per il tuo bene”. Per questo, perché questa transizione tedesca ci riguarda tutti e perché l’isola di stabilità sta entrando in acque molto mosse, ci siamo poste la domanda più dolorosa di tutte: che ne è dell’Unione europea senza Merkel? O per farci ancora più male: c’è un’Unione europea senza Merkel? Ecco le riposte che abbiamo trovato.
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