Donald Trump - foto Ansa

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Il reporter preferito di Trump e il suo nuovo ecosistema mediatico

Marco Bardazzi

Tra siti, podcast, nuove app e interviste esclusive ha preso forma il nuovo mondo Maga. Brian Glen è il simbolo di come è cambiato l’universo narrativo che accompagna la nuova candidatura dell'ex presidente

La scena si ripete sempre uguale di fronte al tribunale di New York, davanti all’aereo privato di Donald Trump, all’ingresso della Trump Tower o all’esterno di un campo da golf. Una folla di giornalisti allunga i microfoni verso l’ex presidente e spara raffiche di domande sui temi caldi del momento. The Donald risponde a due o tre, con lo sguardo accigliato, poi sente la voce di Brian che cerca di catturare la sua attenzione: “Mr. President!”. E Trump immancabilmente sorride, girandosi verso il suo giornalista preferito, che esordisce con qualcosa del tipo: “I sondaggi dicono che lei sta distruggendo Joe Biden, che ne pensa?”. “Grazie Brian. Avete sentito cosa dice Brian?” Un tempo la casa mediatica di Donald Trump era FoxNews. Oggi il messaggio del movimento Maga (Make America Great Again) è affidato a un nuovo ecosistema di realtà televisive e digitali. 


Queste realtà sono sconosciute a una larga fetta di americani – e a quasi tutti coloro che vivono fuori dagli Stati Uniti – ma sono il terreno di coltura dove si sta costruendo, potenzialmente, la seconda presidenza di Trump. E la star emergente di questo magma di sigle, app e social alternativi è Brian Glenn, un cronista e anchorman “da marciapiede” che a ogni evento trumpiano conduce ore e ore di diretta su Right Side Broadcasting Network (Rsbn). Una realtà che trasmette solo sul proprio sito web e su YouTube e Rumble (la versione Maga della piattaforma di Google), ma che per milioni di sostenitori e attivisti repubblicani è diventata il punto di riferimento per informarsi su tutto. 
Brian Glenn fino a poco tempo fa era conosciuto soltanto dai fedelissimi del movimento Maga. Due fattori lo hanno catapultato all’attenzione anche del mondo dei media tradizionali: è diventato il giornalista al quale Trump concede più interviste e nello stesso tempo è diventato anche il fidanzato di Marjorie Taylor Greene (o Mtg come la chiama lui: nell’universo di The Donald c’è una passione per sigle e acronimi). Ovvero la deputata della Georgia eroina della destra più radicale, la centravanti di ogni iniziativa più estrema del mondo trumpiano. 


“Mtg e io siamo la coppia preferita dell’America Maga”, ha detto orgoglioso Glenn a Politico, che gli ha dedicato un ampio ritratto come l’uomo che il movimento populista oggi ascolta di più. Una stima che il giornalista si è guadagnato facendo lunghe ore di diretta a qualsiasi evento trumpiano e intervistando uno dopo l’altro migliaia di sostenitori dell’ex presidente, partendo quasi sempre dalla domanda: “Ci dica cosa ama di più in Trump”. Le sue dirette all’esterno del tribunale di New York, dove è in corso il processo al candidato repubblicano alle presidenziali di novembre, sono lunghe tirate contro il presidente Biden, i democratici e i procuratori “politicizzati e al servizio della Casa Bianca”. 
Glenn è il simbolo di come sia cambiato l’universo narrativo che accompagna la terza candidatura di Trump alla Casa Bianca. Nel 2016 e più ancora nel 2020, il megafono di cui si serviva il candidato e poi presidente era soprattutto FoxNews, dove alcuni anchormen di riferimento come Tucker Carlson, Sean Hannity o Maria Bartiromo hanno in buona parte costruito il messaggio trumpiano di quegli anni. Dopo le ultime elezioni, però, i rapporti con Fox e con il mondo di Rupert Murdoch si sono raffreddati, complici anche le pesanti cause legali che il network ha dovuto affrontare per aver sostenuto le teorie cospirative di Trump sul “voto rubato”. Dopo la cacciata dell’ex presidente da Twitter in seguito all’assalto a Capitol Hill del gennaio 2021, è cominciata una migrazione del popolo Maga verso un nuovo ecosistema informativo che adesso ha preso definitivamente forma.


La conseguenza è che Trump e i suoi seguaci ora si muovono solo tra i post di Truth e i video di Rumble, che incarnano tutta la loro visione del mondo. Il compito di creare contenuti “di peso” da condividere sulle piattaforme social tocca a realtà come One America News (Oan), la “War Room” di Steve Bannon, Newsmax, Breitbart, Washington Examiner, un intero arcipelago di blog e podcast della destra radicale e infine la Rsbn di Brian Glenn, l’astro nascente.
“FoxNews non è più in grado di intercettare e rilanciare ciò che dice la base”, ha spiegato Glenn a  Politico. “Noi abbiamo da un certo punto di vista riempito uno spazio che loro hanno abbandonato”. E la nascita della coppia politico-giornalistica Glenn-Greene potrebbe aprire ulteriori possibilità di evoluzione all’universo alternativo della narrazione Maga. Se Trump tornasse alla Casa Bianca, il racconto della quarantasettesima presidenza degli Stati Uniti potrebbe essere affidato a Rsbn e dintorni. Brian Glenn si è già messo avanti: nelle sue lunghe dirette ora sfoggia al bavero un bottone con il numero 47.

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