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editoriali

I guai legali del candidato-imputato Trump

Respinto il rinvio per il processo Daniels: il 15 aprile inizia la scelta della giuria. Ma l'ex presidente degli Stati Uniti ottiene uno sconto di cauzione: dovrà pagare 175 milioni entro dieci giorni anziché 464 

Oggi l’America ha avuto un assaggio della doppia vita di Donald Trump con cui dovrà fare i conti nei prossimi mesi. Il Trump candidato lascerà sempre più spazio al Trump imputato, ora che l’iter dei processi accelera. L’ex presidente farà di tutto per mescolare le due cose, trasformando gli appuntamenti giudiziari in occasioni elettorali. Ma non sarà semplicissimo, perché in aula comandano i giudici. Lo si è capito nella complicata giornata di oggi che Trump ha dovuto dedicare ai suoi guai legali a New York. Una giornata in chiaroscuro per lui, con una sconfitta e una ciambella di salvataggio che può essere considerata una vittoria.  La sconfitta porta il nome e il volto di Juan M. Merchan, il giudice che ha bacchettato Trump e i suoi legali e respinto ogni loro tentativo di far saltare il processo per i soldi versati per cercare di zittire nel 2016 la pornostar Stormy Daniels. Una storia di 130 mila dollari fatti girare – è l’accusa – truccando i conti delle spese elettorali. E’ il meno grave dei processi che attendono Trump, ma è imbarazzante e soprattutto è il primo che arriva al momento della verità: il 15 aprile inizia la scelta della giuria e l’ex presidente – insieme al resto dell’America – per mesi si troverà a dover ascoltare la ricostruzione di vicende sessuali e strani movimenti di denaro. 

Gli avvocati di Trump cercheranno ancora di ritardare il processo ricorrendo alla corte d’appello, che sempre oggi ha dato una soddisfazione a The Donald. Cinque giudici hanno in buona parte accolto il ricorso di Trump contro una sentenza civile che lo obbliga al pagamento di 454 milioni di dollari e gli hanno dato dieci giorni per depositare una somma assai inferiore (175 milioni), rimuovendo anche alcuni vincoli operativi che erano stati imposti alla sua società. Arrivato a un passo dal vedersi pignorare la Trump Tower, l’ex presidente può tirare un sospiro di sollievo. Ma lo aspettano ancora molti mesi di doppia vita da candidato e imputato.  

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