Tenere la linea

Keir Starmer sospende il suo candidato a una suppletiva che ha attaccato Israele

Paola Peduzzi

Il leader del Labour dice: "Quando ho detto che avrei cambiato il partito, dicevo sul serio". In nome della lotta all'antisemitismo, si ritrova senza un candidato al voto di settimana prossima a Rochdale. I Tory lo accusano di non essere stato subito duro, l'ala radicale lo accusa di censura e tutti dicono che applica un doppio standard con i suoi alleati. Ma Starmer ha scelto la coerenza

"Non sono disposto a sostenere un candidato del Labour se non penso che questo sia adatto a essere un rappresentante del Labour”, ha detto ieri Keir Starmer, leader laburista britannico, commentando la decisione di togliere il sostegno del partito ad Azhar Ali, fino a lunedì sera il candidato per le elezioni suppletive di Rochdale previste per il 29 febbraio. “Quando ho detto che avrei cambiato il Labour, dicevo sul serio”.

Ali aveva rilasciato delle dichiarazioni in cui sosteneva che Israele avesse lasciato che Hamas organizzasse l’assalto del 7 ottobre per “avere la possibilità di fare quel cavolo che gli pare” a Gaza. Ali si era scusato e nei talk-show della domenica gli esponenti laburisti avevano continuato a sostenerlo, ma poi il Daily Mail – anche le rivelazioni originarie venivano dall’edizione domenicale del Daily Mail – ha pubblicato un altro audio in cui criticava i media e certi “ambienti ebraici” per aver montato delle campagne contro alcuni esponenti politici ostili a Israele e Starmer ha deciso di prendere “misure decise”.

La conseguenza immediata è che non ci sarà un candidato laburista a Rochdale perché ormai le schede elettorali sono stampate e il nome di Ali sarà affiancato al logo del Labour. Anzi: tutti i candidati di questa elezione suppletiva sono degli ex esponenti del Labour: c’è il più famoso di tutti, George Galloway, espulso nel 2003 ma sempre di traverso rispetto al liberalismo laburista (è uno che considera la caduta dell’Urss la più grande catastrofe della sua vita) e oggi in protesta contro la linea di Starmer su Gaza; c’è Simon Danczuk, ex parlamentare laburista espulso dopo che erano stati resi noti i suoi messaggi con una minorenne; e ora c’è il neosospeso Ali. Questo è un seggio laburista (ci sono le suppletive perché è morto il deputato Tony Lloyd), nei sondaggi ora in vantaggio c’è Galloway ed è anche questa la ragione per cui molti laburisti hanno criticato la decisione di Starmer: è un favore al più brutale dei nemici. I Tory a questo punto sognano una rimonta e anzi sono stati molto duri con il leader laburista nei giorni in cui continuava a difendere il candidato, accettandone le scuse: poiché quest’anno ci saranno le elezioni politiche nel Regno Unito e Starmer è in vantaggio sul premier conservatore Rishi Sunak, ogni dettaglio che può appannare la leadership del Labour viene trasformato dai Tory in un caso, anche solo per dare un po’ di sollievo al mesto Sunak.

Nello specifico questo non è un caso piccolo perché nella costruzione di una nuova identità per il Labour la lotta all’antisemitismo – che aveva attecchito durante gli anni in cui leader era Jeremy Corbyn – ne è una parte rilevante. Lo è ancora di più da quando Hamas ha attaccato i kibbutz il 7 ottobre e Starmer ha difeso Israele, in linea con il governo, subendo critiche e dimissioni interne. Ancora oggi, il leader laburista chiede un cessate il fuoco con condizioni, e la condizione è la liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas.

Non è ovviamente un posizionamento senza costi politici per Starmer, ma a Rochdale ha deciso di pagare forse il più alto dei prezzi perché ora si ritrova a dieci giorni da un’elezione senza neppure un candidato e quindi, comunque vada, non potrà che perdere. Lo scossone potrebbe poi essere più grande: l’incontro in cui Azhar Ali aveva pronunciato le frasi rivelatesi inaccettabili si era svolto il 31 ottobre a una riunione del partito in cui c’erano altri esponenti i quali non dissero nulla lì e poi non dissero nulla quando un mese fa Ali fu scelto come candidato a Rochdale. Ora è partita una campagna sui social, in cui i Tory si sono tuffati, guidata da Guido Fawkes che chiede a tutti i parlamentari laburisti se fossero presenti a quell’incontro. Per difendere la propria lotta all’antisemitismo dentro al suo partito e per non essersi accodato alla richiesta di un cessate il fuoco a Gaza senza condizioni, oggi Starmer si trova in una posizione invero bizzarra: i Tory lo accusano di non aver cambiato nulla nel suo partito che resta un covo di antisemitismo; l’ala radicale del Labour lo accusa di censurare il dissenso e di aver buttato via un seggio soltanto per tenere il punto contro i corbyniani; tutti lo accusano di doppio standard e ora vogliono vedere se sarà così deciso anche nei confronti di eventuali alleati che fossero a conoscenza delle frasi dette da Ali. Starmer si è mostrato tranquillo: valori e coerenza contano, e alla fine vincono.
 

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi