Le primarie repubblicane

Cosa cambia ora che Ron DeSantis si è ritirato

Giulio Silvano

Il governatore della Florida lascia la corsa del Partito repubblicano alla vigilia delle primarie in New Hampshire e appoggia Trump. La parabola del rivale molto simile all'originale e le conseguenze ora che rimane solo Nikki Haley a rivaleggiare con l'ex presidente

“È chiaro che la maggioranza degli elettori delle primarie repubblicane vuole dare una seconda chance a Donald Trump”. L’ha detto Ron DeSantis in un messaggio video, concludendo la sua campagna elettorale per il 2024. Doveva essere il “Trump intelligente”, quello che lo scavalcava da destra, quello che avrebbe sconfitto la wokeness. I suoi successi in Florida dovevano traslarsi sul piano nazionale, e invece, ancora prima dell’inizio delle primarie, Ron DeSantis si è ritirato.

I caucus dell’Iowa lo avevano fatto posizionare in seconda posizione, ma con un notevole margine di differenza rispetto al primo (Trump 51 percento, DeSantis 21 percento). Una rarità che il secondo si ritiri così presto, se pensiamo che in Iowa quella posizione nelle primarie del 2016 l’aveva ottenuta Donald Trump, battuto da Ted Cruz. Di solito si aspetta almeno il Super Tuesday, quando si vota in 14 stati in un unico giorno.

Il 45enne DeSantis, al suo secondo mandato in Florida, in alcuni momenti sembrava davvero poter sostituire Trump. Poi ha fatto alcuni errori, sia come governatore – la guerra a Disney – sia come candidato – puntare tutto sulla culture war – e la sua parabola è finita. Ha capito che non riesce a battere Trump, e quindi, molti dicono che si prepari per il 2028, quando Trump non potrà più candidarsi (se vince le presidenziali, ma se non vince avrà comunque 82 anni). Lo stesso ragionamento sembra farlo la sua controparte democratica, Gavin Newsom, governatore della California, che però non si è nemmeno voluto buttare nelle inutili primarie del suo partito.

Martedì si vota in New Hampshire, e lì il governatore DeSantis sembrava messo abbastanza male. I moderati della costa est, almeno secondo i sondaggi, sembrano preferire la candidata Nikki Haley. Ora, a provare a fermare Trump è rimasta solo lei e quella delle primarie del GoP è diventata una corsa a due. Arrivata terza in Iowa, negli ultimi giorni Haley ha iniziato ad essere un po’ più aggressiva con l’ex presidente, per cui aveva lavorato come ambasciatrice all’Onu. Lo sta criticando soprattutto per la sua età. “Ci serve qualcuno al massimo della forma”, ha detto l’altro giorno alla Fox, “non sto dicendo che siamo in una situazione à la Joe Biden, ma davvero vogliamo che ci siano due ottantenni candidati alla presidenza?”.

Alcuni si aspettavano – e molti commentatori repubblicani lo auspicavano – che i vari sfidanti di Trump si riunissero piano piano tutti, scegliendo un unico volto per creare un blocco conservatore che arginasse un ex presidente ingombrante, anziano, impegnato con diversi processi e, soprattutto, perdente (Trump ha perso nel 2020 e nelle Midterm del 2022). E invece non c’è quasi più posto nel carro del presunto vincitore. Anche il più moderato senatore Tim Scott quando ha lasciato la sua campagna elettorale ha appoggiato Trump. Poi l’imprenditore millennial Vivek Ramaswamy. E ora DeSantis. Molti sembrano avere paura delle ritorsioni che Trump ha promesso verso i “traditori” dovesse tornare alla Casa Bianca. Nikki Haley non ha nemmeno ottenuto l’endorsement di Chris Christie, tra i candidati il più rumoroso critico di Trump, ma solo quello del marginale Asa Hutchinson. In New Hampshire si potrà capire se l’appoggio di DeSantis a Trump avrà un impatto immediato, o se la corsa a due può dare maggiore visibilità all’ultimo scoglio interno al partito che può arginare la marea populista e isolazionista – Haley e Trump hanno due visioni opposte sulla politica estera. Dall’Iowa in poi Trump sta cercando di attaccare Haley in quanto “globalista” e troppo vicina ai democratici.

DeSantis, nell’abbandonare la scena, ha citato Winston Churchill: “Il successo non è finale, il fallimento non è fatale: quello che conta è il coraggio di continuare” e si è reso disponibile ad aiutare Trump per battere Joe Biden. Trump, che nell’ultimo anno lo aveva insultato costantemente usando i suoi soliti nomignoli – Meatball Ron, Ron DeSanctimonious – si è detto “onorato”.

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