La prevalenza della lagna

Perché gli americani dicono a tutti: siamo infelici

Paola Peduzzi

I sondaggi descrivono disillusione e poche speranze, con un effetto negativo per il presidente Biden. Eppure le cose non vanno affatto male: com'è che c'è questa discrepanza tra quel che si vede e quel che si sente? Qualche risposta e uno studio che dà consigli

Il pessimismo degli americani emerge a ogni rilevazione. Le squadre elettorali di entrambi i partiti tengono molto in considerazione l’indice che pubblica l’Università del Michigan su quel che è definito il “consumer sentiment”, l’umore dei consumatori, che pure se è migliorato negli ultimi dati di dicembre è comunque il 30 per cento in meno del picco che fu raggiunto all’inizio del 2020, prima della pandemia, ai livelli della crisi del 2008-2009.

La popolarità del presidente Joe Biden è al 40 per cento e la critica più ricorrente riguarda l’economia, anche se la crescita dell’occupazione è da record, il mercato del lavoro è solidissimo, l’inflazione è sotto controllo e l’economia cresce al 5 per cento. I giovani – la fascia tra 18 e 29 anni – sono i più delusi, complice anche la decisione della Corte suprema l’estate scorsa di ribaltare la riforma dei debiti degli studenti: secondo una rilevazione dell’Institute of Politics della Harvard Kennedy School, 7 giovani su 10 dicono che l’economia va “abbastanza” o “molto” male. Ma non si tratta soltanto dei giovani: è davvero difficile trovare americani che si dicano  se non ottimisti, almeno speranzosi. Il sito Axios ha lanciato una nuova sezione chiamata “Axios Vibes” che è una miniera di dati e di rilevazioni e che fornisce per ora sempre lo stesso risultato: gli americani sono infelici e – cosa che preoccupa il Partito democratico – “non ciò che vedono ma ciò che sentono potrebbe affossare Biden a novembre”.

Perché c’è questa distanza tra realtà e percezione? E ancora: la famosa massima “it’s the economy, stupid”, che è stata sempre confermata nelle urne perché c’è una correlazione tra la fiducia nell’economia e la rielezione dei presidenti, non vale più per Biden? Economisti e sociologi forniscono quasi ogni giorno una (loro) spiegazione: l’ultimo numero dell’Economist – che ha in copertina una banconota da 100 dollari che prende fuoco e il fuoco ha la forma della capigliatura di Donald Trump – prova a metterle in fila. La più credibile è che nei prezzi dei prodotti alimentari (non della benzina però, che è il riferimento principale), la ripresa economica e la lotta all’inflazione non si sentono ancora. La politica di aumento dei tassi per contrastare l’inflazione ha reso molto costoso l’acquisto di case e automobili.

Ma due economisti che hanno anche lavorato alla Casa Bianca, Ryan Cummings e Neale Mahoney, hanno creato un modello per prevedere l’umore dei consumatori, basandosi su inflazione, disoccupazione, consumi e andamento della Borsa:  dicono che l’indice è di circa il 20 per cento più basso di quello che dovrebbe essere rispetto all’andamento dell’economia. I due economisti suggeriscono un’altra interpretazione: gli elettori repubblicani non direbbero mai che un presidente democratico sta facendo bene e quindi si lamentano più del dovuto. L’ostilità tra partiti, che come sappiamo dopo anni di saggi sulla polarizzazione della politica è profonda, contribuisce all’infelicità dichiarata dagli americani.

Un’altra spiegazione ha a che fare con l’informazione. L’Università del Michigan analizza anche l’impatto delle notizie negative. Un esempio: nel 1980, l’inflazione toccò il picco del 14,6 per cento e le persone che dicevano di essere bombardate dalle notizie negative sull’inflazione erano circa il 20 per cento. Nel 2022, quando l’inflazione era al 9 per cento, il 38 per cento delle persone intervistate diceva di essere condizionato dalle notizie negative sull’economia. Le brutte notizie vanno veloce, quelle buone no: oggi soltanto l’11 per cento degli intervistati dice di aver sentito buone notizie sulla disoccupazione (che è ai minimi fisiologici), mentre nel 2021 era il 34 per cento.

Uno studio di Way to Win, un gruppo che si occupa di mobilitazione dell’elettorato, consiglia ai democratici: basta dire che le cose vanno bene, va accettato il fatto che la gente pensa che non sia così, se lo sentono ripetere di continuo e ci credono. “Se la questione  è chi creerà il miglior futuro per la tua famiglia, questa è una storia che il Partito democratico sa raccontare”, dice lo studio. I salari aumentati soprattutto per i redditi bassi faranno il resto: in otto mesi, la realtà può assalire gli infelici.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi