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La vittoria di Putin segnerebbe in modo indelebile la storia occidentale

Sergio Belardinelli

Se Kyiv dovesse perdere contro la Russia perché Europa e America hanno smesso di aiutarla non sarebbe solamente una sconfitta militare, ma soprattutto una sconfitta morale e culturale

Pare che la guerra in Ucraina stia prendendo una brutta piega. Non soltanto i russi non sembrano affatto in ritirata, ma gli ucraini appaiono sempre più soli e, forse, più sfiduciati. Stati Uniti ed Europa continuano a dare il loro appoggio, ma è evidente che entrambi stanno pensando ad altro, ai costi della guerra, certo, e forse più ancora alle conseguenze che questi avranno sulle elezioni ormai imminenti. Da un tre mesi poi è scoppiata un’altra guerra, quella tra Israele e Hamas, che sta destabilizzando drammaticamente tutta la regione medio-orientale. Una situazione geopolitica dunque sempre più complicata, che però non giustifica la coltre di silenzio che i media occidentali stanno stendendo sulla guerra in Ucraina, né l’aperta avversione all’invio di nuovi aiuti, che serpeggia sempre di più in certi settori della politica e dell’opinione pubblica. Quanto si diceva due anni fa, subito dopo l’invasione russa, a proposito della necessità di sentirci tutti ucraini, è vero oggi più di quanto lo fosse ieri. Specialmente per noi europei.

Abbiamo idea di che cosa potrebbe succedere se Putin avesse la meglio sull’Ucraina perché Europa e Stati Uniti hanno smesso di aiutarla? Non sarebbe soltanto una disastrosa sconfitta militare e politica, ma molto di più: una sconfitta morale e culturale che segnerebbe in modo indelebile la storia dell’Europa e degli Stati Uniti degli anni a venire. Cerco di spiegare in che senso. 

Se non ci fosse stata la reazione spiazzante del popolo ucraino, la sconfitta militare dell’Ucraina poteva essere data per scontata fin dall’inizio. Ma poiché fin da subito è apparso evidente che gli ucraini preferivano farsi ammazzare piuttosto che cedere ai russi, con la stessa evidenza è stato anche inviato un messaggio a tutti noi occidentali che per fortuna abbiamo fatto nostro: aiutateci, vi conviene, perché in realtà stiamo morendo anche per voi. Proprio per questo un’eventuale sconfitta ucraina avrebbe ormai un significato che andrebbe ben oltre il piano militare e politico. A dispetto di chi pensava, Putin in testa, che l’Europa non avrebbe mai assecondato più di tanto la volontà di resistenza del popolo ucraino, in questi due anni gran parte dell’opinione pubblica europea si è immedesimata nella causa ucraina; Zelensky ha potuto contare sull’aiuto e la solidarietà degli Stati Uniti e di tutti i paesi europei, ad eccezione dell’Ungheria; le truppe di Putin hanno conquistato il 18 per cento del territorio ucraino, ma non hanno ancora vinto la guerra, né è detto che la vinceranno. Se i russi la vincessero perché gli occidentali per qualsiasi ragione si sono tirati indietro, gli ucraini perderebbero la loro terra dopo che decine di migliaio di loro hanno perso la vita per difenderla, ma l’Europa e gli Stati Uniti perderebbero la loro dignità. Forse sarebbe anche la fine del mondo occidentale. 

Europa e Stati Uniti stanno certo attraversando un periodo difficile della loro storia; in questi decenni hanno usurato molte delle risorse morali e culturali che stanno alla base sia dei loro assetti politico istituzionali sia delle loro forme di vita sociale e individuale che ne hanno fatto la grandezza; entrambi hanno perduto molto del prestigio internazionale di cui hanno goduto nel passato, mentre sta guadagnando consensi e rilievo geopolitico, così almeno sembra, il dispotismo potente e non so quanto illuminato di un paese come la Cina. Ma, checché ne dica il patriarca di Mosca, l’Europa non è diventata un luogo di degrado morale e politico, meritevole soltanto dell’imminente castigo di Dio, per mano dei carri armati di Putin, né si possono prendere a pretesto, come ha fatto in questi giorni la tv russa, i saluti fascisti di Acca Larentia per dire che in tutta Europa sta per precipitare di nuovo sotto il nazismo. Preoccupano piuttosto l’antisemitismo che si sta diffondendo a seguito della reazione israeliana agli attentati terroristici di Hamas e un certo pacifismo di maniera che non da oggi avrebbe preferito lasciare gli ucraini al loro destino. Ma non voglio dilungarmi su questo.  

Ciò che voglio dire è che, nonostante tutto, questo nostro martoriato mondo ha un grande bisogno d’Europa, specialmente per ciò che riguarda l’idea dell’inviolabile dignità e libertà di tutti gli uomini. Per questo l’Europa e l’occidente debbono essere fedeli a se stessi. Per questo non è tempo di dimenticarci dell’Ucraina, di dividerci sugli aiuti militari perché dovremmo fare di più sul piano diplomatico, come se questo dipendesse da noi. La guerra è orrenda. Ma è Putin che l’ha voluta e continua a volerla. Come scrissi tempo fa su questo giornale, egli ha dalla sua parte il tempo; sa che alla lunga, anche in vista dei cambiamenti che potrebbero verificarsi nell’Amministrazione americana dopo le elezioni del prossimo novembre, potrebbe averla vinta. Sua è la volontà di non accettare alcun tavolo di trattativa. Ne sanno qualcosa coloro che in questi due anni di guerra hanno cercato in tutti i modi di trattare con lui. Noi possiamo fare soltanto tutto ciò che è in nostro potere per continuare a deludere le sue aspettative. 

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