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le primarie repubblicane

L'Iowa al voto: c'è solo da vedere di quanto vincerà Trump (neve permettendo)

Luciana Grosso

Si aprono le primarie repubblicane e nello stato del midwest i sondaggi danno l'ex presidente in vantaggio di quasi trenta punti. "Ma le variabili da tenere in conto sono moltissime", ci dice il docente di Psicologia politica David Redlawsk

"Tutto dipende dalla neve”. David Redlawsk insegna Psicologia politica all’Università del Delaware e gran parte dei suoi studi riguarda i caucus dell’Iowa, ai quali ha dedicato anche un libro “Why Iowa”.  I caucus sono una manifestazione politica peculiare dello stato dell’Iowa che, anche se non è l’unico stato a tenerne, è quello in cui l’evento a maggiore importanza, banalmente perché sono il primo voto, quello capace di influenzare tutti quelli successivi.

“I caucus sono una pratica elettorale diversa da tutte le altre: da un lato sono democrazia in purezza. Dall’altro sono estremamente imprevedibili e inaffidabili”, racconta Redlawsk al Foglio. Il sistema infatti ha gli effetti di un’elezione come le altre, con un vincitore e una serie di sconfitti. Ma il funzionamento è del tutto diverso: non si tratta di giornate elettorali, non si tratta di fare un segno su una scheda e poi contare chi ne ha presi di più. Si tratta di assemblee civiche, che si tengono a un’ora precisa in un luogo preciso. Tecnicamente non si vota, ma ci si conta, in più turni. Il primo viene vinto dai candidati i cui supporter sono più numerosi, mentre quelli i cui supporter sono meno numerosi vengono, per così dire, eliminati. Poi, i rappresentanti dei candidati con più sostegno provano a convincere tutti gli altri e alla fine, il caucus viene vinto da chi riesce a portare dalla sua più sostenitori. 

“Si tratta di un sistema figlio delle assemblee delle prime comunità rurali. Un sistema che, se da un lato si basa sulla capacità di raccogliere consenso e di trovare accordi, dall’altro è suscettibile di mille variabili, come il carisma di questo o quel rappresentante nel convincere gli altri o come la reale partecipazione delle persone alle assemblee. In questi giorni le temperature in Iowa sono di circa -20 gradi e nevica. Non sappiamo quanto questo influirà sui caucus. Non sappiamo quanto la gente vorrà uscire di casa con questo tempaccio. E non sappiamo con quali conseguenze. Per esempio, alcuni sostenitori di Trump potrebbero sentirsi la vittoria in tasca e decidere di stare a casa, spianando involontariamente la strada al successo di un altro candidato. Oppure, i sostenitori di Nikki Haley o di Ron DeSantis potrebbero pensare che tanto è una battaglia persa e, dunque, stare a casa consegnando la vittoria a Donald Trump. La verità è che, nonostante i sondaggi siano molto chiari e diano a Trump un vantaggio di quasi trenta punti sugli altri candidati, le variabili da tenere in conto sono moltissime. E imprevedibili”.

Non a caso, negli anni, i caucus hanno riservato non poche sorprese e il vecchio adagio per cui chi vince in Iowa è quasi certo di ottenere la nomination non vale più da un pezzo. “I democratici dell’Iowa tendono a essere un po’ più liberal di quelli del resto del paese e i repubblicani dell’Iowa tendono a essere un po’ più conservatori di quelli del resto del paese. Una congiuntura che in teoria dovrebbe favorire Donald Trump, dal momento che gli elettori della destra evangelica, che sono una grande quantità nello stato e che, per esempio, nel 2016, fecero vincere Ted Cruz, oggi sono diventati MAGA per i quali Trump è l’unico leader accettabile”. Già, eccolo Trump, il moloch di questa elezione. Il convitato di pietra di queste primarie e delle elezioni di novembre. Tutto e tutti parlano di lui, anche chi non ne parla. Persino ai dibattiti tra i candidati ai quali Trump si rifiuta di andare non si parla d’altro che di Trump. Ovunque si volga lo sguardo, non si vede altro che la sua sagoma tronfia e rossiccia.

Al momento sembra scontato che vincerà Trump. E in effetti lo è. Un esito diverso sarebbe davvero una enorme sorpresa. Ma il punto, quello a cui guarderanno tutti sarà quanto grande sarà questa vittoria. Se, come previsto, sarà di venti o trenta punti, ci sarà poco da dire. Ma se, per una ragione qualsiasi, incluse quelle imperscrutabili del carisma dei rappresentanti ai caucus o del maltempo, la sua vittoria dovesse essere meno netta e uno tra Haley o DeSantis dovesse ottenere un buon risultato, magari perdendo sì, ma solo di dieci punti, lo scenario sarebbe diverso, e potrebbe innescarsi, per l’outsider del caso, il tanto auspicato ‘momentum’, ossia il vento favorevole che potrebbe riaprire i giochi nelle prossime primarie. Oppure, una vittoria risicata di Trump potrebbe ricompattare il suo elettorato per le prossime primarie. Per questo in Iowa sono molto orgogliosi di essere i primi a votare, perché sanno che questo anticipo su tutti gli altri offre agli elettori dello stato il potere di sparigliare”.

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