guerra psicologica

I video vili di Hamas sulla morte degli ostaggi

Micol Flammini

I terroristi pubblicano dei nuovi filmati con tre prigionieri. Il primo è un indovinello perverso sulla loro sorte, nel secondo Noa Argamani, una dei rapiti, racconta che i suoi compagni di prigionia sono stati uccisi durante i bombardamenti israeliani. I dubbi, la pressione sul governo e l'obiettivo

Hamas sta trasformando la prigionia degli oltre cento israeliani presi in ostaggio il 7 ottobre in un sistema perverso per aumentare la pressione su Israele. Con un nuovo video ha annunciato la morte di Itai Svirsky e di Yossi Sharabi, catturati nel  kibbutz di Be’eri. La storia della loro morte viene raccontata da Noa Argamani, che nel parlare delle ultime ore trascorse con i  compagni di prigionia, attribuisce la loro uccisione ai bombardamenti israeliani. Domenica, Argamani, Svirsky e Sharabi erano apparsi tutti e tre in un unico video, tutti vivi. 


 Del video non è stato ancora possibile stabilire quando e dove fosse stato girato. Al termine delle testimonianze dei tre, come se fosse una puntata di una serie televisiva, Hamas aveva annunciato l’uscita di nuovi dettagli sulla loro sorte. La pubblicazione del nuovo filmato era stata anticipata oggi da un quiz:  un video dal tenore leggero con cui Hamas chiedeva di indovinare le condizioni degli ostaggi, dava tre soluzioni. Opzione uno: tutti e tre morti. Opzione due: alcuni vivi, altri morti. Opzione tre: tutti e tre vivi. Dei tre, Noa è il volto più conosciuto dai primi momenti del rapimento, quando in un video si vedeva protendere le braccia verso il fidanzato mentre i terroristi la portavano via a bordo di una motocicletta. Per la sua liberazione era stato firmato un appello, perché potesse tornare in tempo prima della morte di sua madre, malata terminale. Il suo nome era tra  coloro che Hamas avrebbe dovuto liberare durante la prima e unica tregua siglata a novembre, che comprendeva una lista di malati, donne e bambini. Invece Noa non è mai tornata. Per Hamas gli ostaggi sono merce di scambio, tiene con sé quelli che sa di poter utilizzare meglio, ogni storia per gli israeliani è importante, ma alcune sono state raccontate di più, con maggiori dettagli, alcune hanno colpito ed emozionato con più intensità e oggi Noa paga anche il prezzo della sua indesiderata e crudele notorietà. Nel video pubblicato oggi racconta che  Yossi Sharabi è morto in seguito a un bombardamento dell’esercito israeliano. Due razzi hanno distrutto l’edificio in cui si trovavano, sono stati sepolti dalle macerie, “i soldati di al Qassam – i terroristi di Hamas – mi hanno salvato la vita, sfortunatamente non siamo riusciti a salvare quella di Yossi”. Lei e Itai sarebbero stati spostati, ma durante il trasferimento, un altro attacco aereo ha ucciso Itai. Al momento non ci sono informazioni per accertare la morte dei due ostaggi, ma finora Hamas ha dichiarato che tutti gli ostaggi morti a Gaza sarebbero stati uccisi da Israele. 


I terroristi della Striscia di Gaza seguono quello che accade dentro allo stato ebraico con molta attenzione. Hanno visto le manifestazioni a Piazza degli ostaggi, quando i cittadini si sono ritrovati per chiedere, dopo cento giorni, il ritorno “adesso” dei prigionieri. Si sono accorti anche delle divisioni che iniziano a formarsi dentro al gabinetto di guerra, delle posizioni di Benny Gantz e di Gadi Eisenkot che hanno sollecitato un accordo per la liberazione degli ostaggi anche a costo di una lunga sospensione dei combattimenti. Il primo ministro Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant invece continuano a essere sicuri che sia possibile riportarli a casa proseguendo l’intensità dell’offensiva nella Striscia. Hamas sa che, più presenterà il conto dei morti, veri o presunti, più la società israeliana inizierà a delineare i nomi dei responsabili che non accettando la fine dei combattimenti hanno prolungato la prigionia.  


I video, gli annunci delle morti, questa modalità di comunicazione frivola e brutale hanno l’obiettivo di aumentare la pressione sul governo affinché accetti  un cessate il fuoco che Hamas vuole definitivo.  Dopo l’accordo di novembre, erano stati proprio i terroristi della Striscia a rompere la tregua. Adesso vogliono che i combattimenti dentro Gaza si fermino il più a lungo possibile, ma non rinunciano all’idea di attaccare di nuovo Israele. Dopo la pubblicazione del video di domenica, Hamas ha annunciato che il sedicente Asse della resistenza sta preparando nuovi attacchi. Oggi, a Ra’anana, una città nella parte centrale di Israele, un attentatore di Hebron ha ferito diciannove persone e ucciso una donna. Ha agito prima in macchina, poi con un coltello. 
 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.