L'analisi

I limiti dell'alleanza fra Iran e Turchia

Mariano Giustino

Tra Erdogan e il presidente iraniano Raisi ci sono forti divergenze, in primis sulla situazione in medio oriente. Per la questione palestinese, il presidente turco è per la soluzione "due popoli, due stati". Il leader iraniano per la distruzione di Israele

Ankara. Per i pasdaran il “Super Mario”, protagonista del videogioco della Nintendo, è Erdogan. Il nuovo saldino, che si erge ad alfiere della causa palestinese è irriso nella serie videoludica delle avventure di Mario sui social vicini ai guardiani della rivoluzione che descrivono il leader turco come un burattino al servizio di Israele. Nel video, il funghetto con le sembianze di Erdogan prima sale su un palco con una bandierina palestinese per rovesciare il suo arsenale carico di invettive contro Netanayhu, e poi corre alla corte di Gerusalemme per consegnare generi di prima necessità, dai prodotti agricoli, a quelli energetici e alle armi. Anche l’agenzia di stampa ISNA, degli studenti pasdaran, ha rilanciato il video in cui si irride il presidente turco. Il regime iraniano dal 7 ottobre ha criticato ferocemente Erdogan, accusato di doppiezza, perché pur criticando Israele, mantiene con lo stato ebraico ottime relazioni economico-commerciali.

 

 

Giovedì, il presidente iraniano Ebrahim Raisi era atteso ad Ankara. Ma la sua visita è stata annullata per la seconda volta in poco più di un mese. La decisione è stata presa dai due leader nel corso di una telefonata avvenuta subito dopo l’attentato a Kerman, vicino alla tomba di Qassem Soleimani

Tra i due capi di stato vi sono forti divergenze, ma non è una novità: è dagli anni Novanta che Teheran e Ankara competono su più fronti. Per quanto riguarda la questione palestinese, Erdogan è per la soluzione a due stati, Raisi è per la distruzione di Israele. Il leader turco si propone come garante per i palestinesi e spinge per l’istituzione di un sistema di garanzie che porti alla progressiva creazione di uno stato palestinese con Gerusalemme Est come capitale e porta avanti un’iniziativa per riunire in una conferenza i leader di Fatah e Hamas.  Hamas e Fatah starebbero esplorando la possibilità di un processo di riconciliazione, e una tappa cruciale di tale percorso potrebbe essere l’incontro in programma a Istanbul per la prossima settimana tra alcuni leader di Hamas ed Erdogan, non è chiaro se vi saranno anche leader di Fatah. Da tempo Raisi fa pressione sulla Turchia affinché adotti una posizione coerente con la retorica impiegata contro Israele e vuole che ponga fine al commercio diretto e indiretto che intrattiene anche in queste ore con Gerusalemme. Ma Erdogan non ci pensa nemmeno ed è stato molto chiaro sulla necessità di mantenere su binari sicuri le relazioni con lo stato ebraico nell’interesse della nazione e si guarda anche bene dall’apparire fianco a fianco col cosiddetto Asse della resistenza. Il commercio turco-israeliano si è sempre dimostrato immune alle turbolenze diplomatiche, anche gravi, che si sono registrate in 75 anni di relazioni e anche ora, durante l’attuale guerra a Gaza. Ciò che accomuna Ankara a Tehran è il fatto che sono i maggiori sostenitori di Hamas, e soprattutto le loro preziose relazioni economiche e un lungo confine di 560 chilometri. L’Iran è per la Turchia fra i principali fornitori di petrolio e di gas naturale ed è un passaggio terrestre di vitale importanza per il traffico su gomma verso i paesi dell’Asia centrale

Turchia e Iran hanno anche in programma la creazione di un “bacino commerciale” con la costruzione di centri lungo la linea di confine e si prevede l’apertura di altri due valichi di frontiera. Il volume attuale degli scambi tra i due paesi ammonta a circa 6 miliardi di dollari e l’obiettivo è quello di raggiungere i 30 miliardi; per questo nell’agenda dell’incontro tra i due leader era prevista la sottoscrizione di ben 10 accordi nei vari settori economici. Sono rivali regionali di lunga data e il loro confine, montuoso e poroso, desta una forte preoccupazione comune per la presenza dei separatisti curdi che sono attivi su entrambi i lati e ciò li ha spinti a porre sullo scaffale le loro divergenze riguardanti il  regime siriano e le loro  visioni in materia religiosa  per formare un’alleanza con la Russia. Ankara cerca l’appoggio di Teheran per la riconciliazione con Damasco per  attaccare le forze curde nel nordest della Siria.

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