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Usa 2024

Le elezioni americane sono un appuntamento decisivo per la democrazia

Giuliano Ferrara

Cina, Russia e Iran: tre ragioni che rendono cruciale l'appuntamento elettorale negli Stati Uniti. Molto si gioca sul nuovo profilo del mondo

Ha dell’assurdo che si debba ripetere il tremendamente ovvio, e cioè che nell’America nel 2024 si gioca non una disputa politica su orientamenti e culture contrapposte ma una questione esistenziale riguardante la democrazia, dunque come dice il Financial Times l’anima stessa di quel paese e di tutto ciò che dipende dalla sua salute. Possiamo solo aggiungere, per cercare di capire meglio, che la democrazia, dunque l’aria che respiriamo e il nutrimento di generazioni uscite dalla vittoria sui totalitarismi nella guerra mondiale guerreggiata e nella guerra fredda, non è solo un insieme di regole, di costituzioni, di commi pur decisivi e procedure, è tutto quel che ci resta dopo il chiasso insorto a padroneggiare il nostro tempo e il delirio bellico tonante che ha ristabilito il diritto della forza contro il diritto.      

Quanto al chiasso, l’argentino Javier Milei, El Loco, è un campione di caciara e non conosce altra procedura che l’infrazione alle regole del vecchio regime peronista, ma non ha la protervia di pretendere la galera per gli avversari politici e per i suoi ex sodali che non lo hanno aiutato a sovvertire un risultato elettorale, come fa Trump. In Francia, nonostante l’evidente difficoltà in cui si trova il macronismo, una prassi di governo riformista dal centro della politica che non è mai riuscita a diventare maggioranza effettiva e radicata nella società, il chiasso si fa via via minore, perché il partito di Marine Le Pen cerca la via della rispettabilità anche quando abbraccia le cause più estreme del populismo xenofobico. L’Europa in genere è ancora il teatro di una normale dialettica costituzionale, con novità che non vanno nella direzione della distruzione dell’ordine democratico, anzi in qualche caso a sorpresa lo consolidano (vedi l’Italia). Il chiasso però copre gran parte delle nostre sicurezze e calibrature d’un tempo e ripropone anche qui, sotto la pressione incalzante della guerra dispiegata e della pretesa neoimperiale di uno stato da sempre diviso tra tendenza eurofila e tendenza eurasiatica, alternative all’organizzazione rappresentativa e parlamentare delle differenze che non avremmo mai voluto contemplare come possibili.      

Il fatto è che molto si gioca sul nuovo profilo del mondo, la democrazia americana diventa il passaggio decisivo e ultimativo, l’ultima trincea, di fronte al panorama di risentimenti e di forzature che circonda oggi l’occidente euroatlantico. La guerra di Gaza, destinata come si sa a durare e a incrudelire addirittura oltre il suo limite di questi tre mesi, ha catalizzato intorno alla sopravvivenza dello Stato d’Israele e degli ebrei un serie di tensioni che vanno dalla difesa del commercio internazionale sotto attacco nel Mar Rosso alla delineazione di un asse della cosiddetta resistenza che è la nuova alleanza bellica promossa e coperta dalla prospettiva di un Iran nucleare. Aspettiamo il verdetto di Washington, commentiamo l’età di Biden, gli indici economici seguiti al rialzo dei tassi, i processi di Trump, la capacità sempre più in discussione dell’opinione americana di cogliere la posta in gioco al di là delle chiassose apparenze della lotta politica anomala in corso, e mentre ci dedichiamo all’ordinario, si fa per dire, gioco politico democratico, un regime nato nel 1979 per scomporre gli assetti della democrazia mondiale sta per dotarsi dell’arma atomica in una situazione incandescente, con una serie di fronti e distaccamenti a disposizione per l’attacco al suo ipernemico occidentale in medio oriente, l’entità sionista.

Ragionare di Cina, di Taiwan, di Russia e Ucraina, di Navalny, delle donne di Teheran, e della stanchezza dell’opinione pubblica internazionale, è una cosa; farlo all’ombra del più incredibile gioco al riarmo di una potenza canaglia che fa del terrorismo la sua prima scelta geopolitica da sempre, questa è un’altra cosa. Possiamo davvero credere che il 2024 sia un anno in cui sarà possibile evitare l’allargamento dello scenario di guerra che tutti scongiurano? Non è questo che rende le elezioni americane un appuntamento decisivo per l’anima della democrazia mondiale?
 

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.