Emmanuel Macron (LaPresse)

Sacro vino

Macron contro il “Dry january”, il mese d'astinenza alcolica. Questione d'orgoglio nazionale

Mauro Zanon

Un gruppo di 48 accademici e medici che si occupano di dipendenze ha scritto una lettera chiedendo al ministero della Salute francese di promuovere l'iniziativa. Ma il presidente si è detto contrario

“Il vino modella i nostri paesaggi. La vite rende la Francia più bella, dà alle nostre regioni un’identità unica (…) Ho sempre lavorato per sostenere e promuovere il vino francese, per dare manforte al settore, alle sue donne e ai suoi uomini, senza i quali la Francia non sarebbe la Francia”. Così il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, reagiva nel gennaio 2022 all’assegnazione del premio “personnalité de l’année” da parte della Revue du vin de France. Un premio che la celebre rivista di enologia decise di assegnare all’inquilino dell’Eliseo per il “suo impegno costante in favore del vino e della sua cultura”.

Già da candidato alle presidenziali, facendo arrabbiare gli estremisti del salutismo, quelli che comprano vini e birre alcol free (che mestizia), Macron disse che beveva vino “tutti i giorni, a pranzo e a cena”, e soprattutto che “un pasto senza vino è un tantino triste”. Non sorprende, dunque, la presa di posizione del presidente francese contro il “Dry january”, ossia l’iniziativa di origine britannica che prevede l’astinenza dalle bevande alcoliche per il mese di gennaio e che un gruppo di 48 accademici e medici che si occupano di dipendenze ha invocato a gran voce anche per la Francia in una lettera aperta indirizzata lo scorso 11 dicembre al ministero della Salute francese. Ad accendere i riflettori su quella che a Parigi viene chiamata “défi de janvier”, ossia la sfida di gennaio, è stato il Guardian in un articolo firmato il 30 dicembre dalla corrispondente in Francia, Angelique Chrisafis. Gli autori della lettera accusano l’esecutivo di non fare abbastanza per allertare sui rischi dell’alcol per la salute e di non sostenere il Dry January, i cui benefici “sono comprovati nei paesi che praticano campagne simili da diversi anni, in particolare nel Regno Unito” (l’iniziativa è nata nel 2012 da un’idea di Emily Robinson, impiegata di un’associazione no profit britannica).

Gli accademici e i medici delle dipendenze puntano il dito in particolare contro l’assenza di messaggi che incoraggiano al “mese senza alcol” da parte di Santé Publique France, ossia dell’agenzia del ministero della Salute che si occupa di distillare consigli in materia di prevenzione e promozione di abitudini salutari. Dietro questo silenzio, Olivier Cottencin, promotore della lettera, e gli altri firmatari, vedono una sottomissione di Macron alle lobby dei produttori del vino, a discapito della salute dei consumatori. Krystel Lepresle di Vin et Societé, che rappresenta l’industria francese del vino, ha spiegato al Guardian che c’è una bella differenza tra il modo di bere inglese e dei paesi del nord Europa, dove il tasso di alcolismo è molto elevato, e quello francese. E che in Francia non c’è bisogno di questo tipo di iniziative: più del 90 per cento dei francesi beve meno di dieci bicchieri a settimana, limite raccomandato, e oltre a ciò il consumo di vino è diminuito del 60 per cento negli ultimi 60 anni. In più, se è vero che smettere di bere produce immediati risultati positivi sulla pressione sanguigna e sul ritmo del sonno, non vi è invece ancora alcuna certezza sui benefici a lungo termine del Dry january. C’è infine un dato non certo secondario: l’industria del vino, tra posti di lavoro indiretti e indiretti, dai commercianti di vino agli enotecari, fino ai lavoratori stagionali durante la vendemmia, dà lavoro a mezzo milione di persone. Anche per quest’anno rimane valida la posizione espressa da Macron all’inaugurazione del Salone internazionale dell’agricoltura di Parigi 2023: “La moderazione è meglio dell’eliminazione totale”.

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