Alexander De Croo, attuale presidente belga - foto Ansa

a bruxelles

Inizia il semestre europeo del Belgio, quasi più caotico della stessa Unione europea

David Carretta

Da gennaio il paese assumerà la presidenza di turno del Consiglio. Al termine del semestre c'è un doppio appuntamento elettorale che potrebbe sconvolgere l’Ue e lo stesso governo belga

Negli usi e costumi dell’Unione europea, avere l’ultimo semestre di presidenza del Consiglio prima delle elezioni per rinnovare il Parlamento europeo è un compito facile facile. L’anno elettorale è di transizione. L’attività legislativa volge al termine. Ci sono al massimo sei settimane per concludere i negoziati tra il Consiglio e il Parlamento sulle proposte della Commissione. Da giugno iniziano le trattative per rinnovare gli incarichi di presidente del Consiglio europeo e presidente della Commissione. Ma il paese che esercita la presidenza di turno gioca un ruolo secondario. È il presidente del Consiglio europeo – attualmente il belga Charles Michel – a pilotare le trattative con gli altri leader sull’agenda strategica per la prossima legislatura e sui nomi dei futuri leader delle istituzioni dell’Ue. Da lunedì il Belgio assume la presidenza di turno del Consiglio, e alla fine del semestre c’è un doppio appuntamento elettorale che potrebbe sconvolgere l’Ue e lo stesso governo belga. L’estrema destra e la destra sovranista sembrano avere il vento in poppa nei sondaggi in vista delle elezioni europee. Nella stessa data, il 9 giugno, si terranno anche le elezioni legislative in Belgio, con una possibilità concreta che l’estrema destra vinca nelle Fiandre e l’estrema sinistra faccia il pieno di voti in Vallonia.

Presentando le priorità della sua presidenza, il premier belga, Alexander De Croo, si è mostrato rassicurante e ottimista. “Come sapete, noi belgi abbiamo l’Ue nel nostro dna: se c’è un paese che incarna l’essenza dell’Ue, è il Belgio”. Effettivamente il caotico sistema istituzionale del paese e la sua necessità di trovare sempre compromessi vanno perfino oltre la complessità dell’Ue. Dietro al governo centrale federale ci sono tre comunità linguistiche, tre regioni e un paio di altre entità federate, ciascuna con le sue competenze, i suoi governi e i suoi parlamenti. L’impatto si farà sentire anche sulla presidenza dell’Ue. Le Fiandre hanno deciso di presentare un loro logo per il semestre, in concorrenza con quello del Belgio. Sarà esposto nelle sessioni settoriali del Consiglio che saranno presiedute da ministri regionali fiamminghi: Industria, Gioventù, Cultura, Media, Pesca. Altre sessioni settoriali del Consiglio saranno presiedute da rappresentanti della Vallonia. Altre ancora dai ministri del governo De Croo. Normalmente il Belgio è rappresentato al Consiglio dell’Ue da tre ministri. In alcuni settori, ogni regione ha il potere di veto sulla posizione del paese (la Vallonia bloccò l’accordo di libero scambio Ceta con il Canada per diversi mesi). Ci sono stati lunghi negoziati tra le regioni e il governo centrale per trovare un compromesso su quale entità federata avrebbe presieduto il Consiglio dell’Ue. Inutile cercare di capire: il federalismo alla belga funziona così.

Il programma della presidenza dell’Ue è incentrato su tre priorità: proteggere, rafforzarsi e prepararsi. Occorre proteggere i cittadini (dalla difesa allo stato di diritto, passando per il sostegno all’Ucraina). È necessario rafforzare l’economia e si deve preparare il futuro (riformare l’Ue). In realtà, le energie della presidenza belga saranno dirottate sulle crisi potenziali o reali. I veti di Orbán, la conclusione degli accordi commerciali con Mercosur e Australia, le divisioni sul medio oriente (con il Belgio schierato nel campo anti israeliano), La stanchezza per la guerra della Russia contro l’Ucraina

“L’evoluzione dell’Ue non è mai stata una linea retta. Ed è spesso nei momenti più difficili che sono stati fatti i maggiori passi avanti”, ha detto De Croo. È una vecchia tradizione dell’Ue di sfruttare delle crisi per forzare i progressi. Ma le aspettative sono basse. Alla fine del semestre i leader dovrebbero adottare una “road map” sulle riforme interne dell’Ue. Ma sarà “una road map procedurale”, spiega al Foglio una fonte della presidenza belga. Niente di sostanziale. Così la mattina dopo le elezioni del 9 giugno, l’Ue potrebbe risvegliarsi con un Parlamento europeo con un quarto di deputati sovranisti o di estrema destra, il Belgio senza una maggioranza per formare il governo e Geert Wilders primo ministro nei Paesi bassi. E dal primo luglio 2024 c’è un’altra presidenza in arrivo. Non sarà incasinata come il Belgio, ma decisamente più dirompente per l’Ue: l’Ungheria di Orbán.