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C'è del nuovo in Danimarca: abdica Margrethe II

Alberto Mattioli

Dopo 52 anni la regina danese lascerà corona e scettro al primogenito e finalmente potrà fare soltanto l’anziana signora, fumare e disegnare

C’è del nuovo in Danimarca. La sera del 31, nel solito discorso alla Nazione, la Regina Margrethe II ha spiegato ai sudditi che è stata operata alla schiena, che l’intervento, benché andato benissimo, l’ha indotta a pensare al futuro, che ormai ha 84 anni e che “è quindi il momento di trasferire le responsabilità alle prossime generazioni”. Di conseguenza, il 14 gennaio, esattamente “52 anni dopo essere succeduta al mio amato padre”, Federico IX, lascerà corona e scettro al primogenito, che si chiama Frederik pure lui e non è esattamente un giovincello, visto che ha 55 anni e quattro figli con la moglie australiana, ovviamente “commoner”. La dinastia è sul trono, più o meno, dall’anno Mille. 


Dunque, exit Margherita: peccato, lo si può già dire in queste commemorazioni da vivo che seguono le abdicazioni, perché è una gran donna ed è stata una gran regina. Ricapitolando: nasce nel 1940 nel palazzo di Amalienborg, una settimana dopo che i tedeschi avevano occupato il paese (e quando imposero la stella gialla agli ebrei, il nonno, il formidabile Cristiano X, uscì da palazzo per la solita cavalcata portandone una in bella vista – sì, ci sono anche dei re che si comportano da re). Diventa regina nel ’72, dopo una complicata revisione costituzionale per eliminare la legge salica: l’unica Margrethe precedente aveva regnato nel Trecento, e anche su Svezia e Norvegia. Gli studi sono molto accurati con il risultato di una regina insolitamente acculturata, laurea in Archeologia preistorica a Cambridge, svariati master, cinque lingue parlate, una passione per la pittura e il teatro. Nel ’67, matrimonio d’amore con un diplomatico francese, il conte Henri de Laborde de Montpezat, subito ribattezzato Henrik, costretto a imparare il danese e al ruolo scomodo di principe consorte, di cui si lamentò pubblicamente negli ultimi anni anche con depressioni e fughe nel castello avito in Francia, prima di lasciare vedova la regina nel ’18. Ma nel complesso pare che sia stato un matrimonio riuscito, con due figli, appunto Federico e Gioacchino, e otto nipoti. A proposito: nel settembre del ’22, Margherita ha tolto a sorpresa il titolo di Altezza reale e relativo appannaggio ai quattro figli (da due moglie diverse) del secondogenito, spiegando poi in un’intervista che le famiglie reali non devono diventare troppo numerose e costose e che, visto che prima o poi il declassamento andava fatto, preferiva agire lei invece di lasciare l’incombenza al successore. “Meglio che lo faccia una vecchia signora”, disse. Gioacchino, pare, non ha gradito.


Come regina, ineccepibile: a 70 anni suonati indossò una mimetica e andò in Afghanistan a trovare i suoi soldati. Ma Margrethe non ha mai rinunciato ai suoi hobby da allegra radical chic incoronata. In primis, il disegno: ha pubblicato sotto pseudonimo una versione illustrata del Signore degli Anelli, molto apprezzata dallo stesso Tolkien (non ditelo a Gggiorgia, la regina tutto appare meno che di destra), e ha realizzato scene e costumi per svariati balletti. Si disegna, a volte, anche gli abiti. E qui, un’esplosione di colori al cui confronto Elisabetta II era una dilettante (a proposito: erano amicissime oltre che colleghe e naturalmente parenti, Margrethe una delle poche autorizzata a chiamarla “Lilibet”, ricambiata con un “Daisy”, chissà che colloqui…). Armocromista di sé stessa, la regina è forse daltonica come molti dei suoi sudditi, o semplicemente ha il buongusto di infischiarsene del buongusto.Il pezzo più clamoroso del suo guardaroba era un impermeabile più variopinto della gabbana di Arlecchino, e che lei chiamava il suo impermeabile “felice”, che donna simpatica.

Unico vizio noto, i due pacchetti di sigarette giornalieri. Inutile dire che una regina del genere era l’idolo dei suoi sudditi, anche perché, di tutti i vichinghi, i danesi sono i più pazzerelloni e calorosi. Monarchia scandinava, certo, con i mitizzati sovrani in bicicletta e l’informalità come nuova etichetta. Però quella danese dà ancora belle soddisfazioni nelle occasioni solenni, con spettacolari cerimonie nei suoi innumerevoli palagi che finiscono tutti in -borg, bellissime uniformi ottocentesche, il rarissimo Ordine dell’Elefante al collo (si chiama così in ricordo di una bestia uccisa da un cavaliere danese durante le Crociate). E in mezzo lei, sempre sorridente, che adesso potrà finalmente fare soltanto l’anziana signora, fumare e disegnare, senza più dover tagliare nastri e ricevere ministri. Dopo 52 anni, decisamente, se lo merita. 

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