una lettera

L'appello: “Se non aiutiamo l'Ucraina, l'Europa tornerà agli anni Trenta”

La forza della Russia si basa in gran parte sulla nostra indecisione. Servono ancora armi e munizioni per aiutare Kyiv e proteggere i paesi europei da uno stato di insicurezza permanente

I campanelli d’allarme stanno suonando. Mentre le forze ucraine lottano in prima linea, impreparate a una lunga guerra di logoramento, mentre la Russia intensifica la sua produzione di armi, l’Europa sta rimanendo indietro rispetto alla promessa di consegnare le munizioni, e gli Stati Uniti, con le elezioni imminenti, minacciano di interrompere il loro aiuto militare. In questo contesto, alcuni credono che l’opzione più ragionevole sia costringere l’Ucraina a fare concessioni e porre fine alla guerra.

Oggi noi – esperti di think tank che da molti anni lavoriamo sulla sicurezza europea – rivolgiamo un solenne appello ai cittadini europei e ai loro leader.

Abbandonare l’Ucraina renderebbe l’Europa terribilmente vulnerabile. Non torneremmo all’Europa del 2021. Al contrario, ricadremmo in uno stato di insicurezza permanente. L’Europa risulterebbe profondamente indebolita dalla perdita del baluardo ucraino e dalla perdita della fiducia reciproca tra gli stati europei. E ci troveremmo di fronte a un impero che si sente più forte perché gli è stato dimostrato che può rafforzarsi attraverso un’aggressione. Sarebbe un ritorno all’Europa degli anni Trenta.

L’abbandono non è inevitabile. L’Europa possiede le risorse economiche per affrontare la Russia. La misura più urgente è coordinare una vasta mobilitazione industriale per fornire più armi e munizioni all’Ucraina e per superare la produzione della Russia. 

L’Unione europea ha dimostrato quanto possa essere efficace quando unisce le sue risorse come ha fatto con l’approvvigionamento congiunto dei vaccini per il Covid-19. Nel 2021, aveva firmato contratti del valore di 71 miliardi di euro garantendo fino a 4,6 miliardi di dosi. Questo esempio deve essere seguito oggi. In questo modo, anche la Russia e i suoi sostenitori capiranno che l’Ue ha anche una forte determinazione.

Se non riusciamo a fare oggi questo sforzo sulle armi, dovremo farlo domani e – se la Russia raggiunge i suoi obiettivi in Ucraina – in condizioni significativamente più difficili e minacciose. E avremmo perso tempo prezioso. Se ci impegniamo pienamente per garantire agli ucraini un futuro europeo, la Russia non potrà competere con noi. La forza della Russia si basa in gran parte sulla nostra indecisione.

Nelle sue orazioni, conosciute come le “Filippiche”, l’oratore Demostene esortava gli ateniesi a non rimanere passivi di fronte all’espansionismo del re Filippo II di Macedonia. Li esortava a sostenere coloro che erano sotto attacco dei macedoni e a opporre resistenza producendo armi e mobilitando tutta la Grecia. Per Demostene, ciò che era in gioco era la sopravvivenza della Grecia delle città libere e democratiche. Per noi, le conseguenze sono altrettanto esistenziali. La sopravvivenza di un’Europa libera e democratica dipende dalla vittoria dell’Ucraina.

Avviso – Le opinioni espresse in questo testo sono quelle dei firmatari e non riflettono necessariamente le opinioni o le posizioni degli istituti di riferimento.


Félix Arteaga, analista senior, Elcano Royal Institute (Spagna). Sven Biscop, direttore del programma Europa nel mondo, Egmont Institute, e professore presso l’Università di Gand (Belgio). Carmen Claudín, ricercatrice associata senior, Barcelona Centre for International Affairs (Spagna). Alyona Getmanchuk, fondatrice e direttrice del New Europe Center (Ucraina). Justyna Gotkowska, vicedirettrice del Centro per gli studi orientali (Polonia). Pierre Haroche, docente di Sicurezza internazionale, Queen Mary University di Londra, e ricercatore associato, Jacques Delors Institute (Francia). François Heisbourg, consulente speciale per l’Europa, International Institute for Strategic Studies (Lussemburgo). Niklas Helwig, ricercatore, Finnish Institute of International Affairs (Finlandia). Juha Jokela, direttore del programma Ue, Finnish Institute of International Affairs (Finlandia). Tyyne Karjalainen, ricercatrice associata, Finnish Institute of International Affairs (Finlandia). Ronja Kempin, ricercatrice senior, German Institute for International and Security Affairs (Germania). Alena Kudzko, vicepresidente per la Politica e la Programmazione, Globsec (Slovacchia). Nona Mikhelidze, ricercatrice senior, Istituto Affari Internazionali (Italia). Kristi Raik, vicedirettrice e responsabile del programma di Politica estera, International Centre for Defence and Security (Estonia). Benjamin Tallis, ricercatore senior, German Council on Foreign Relations (Germania). Élie Tenenbaum, direttore del Centro studi sulla Sicurezza, French Institute of International Relations (Francia). Nathalie Tocci, direttrice dell’Istituto Affari Internazionali (Italia) Anna Wieslander, presidente dell’Istituto per la sicurezza e lo sviluppo politico (Svezia). Pawel Zerka, ricercatore senior per le Politiche, European Council on Foreign Relations (Polonia).
 

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