Jens Stoltenberg (Ansa)

Dopo qualche esitazione

Gli alleati della Nato ribadiscono l'impegno in Ucraina. Le lacune

David Carretta

L'Alleanza atlantica cerca di rimobilitarsi. “Se si vuole una soluzione negoziata e pacifica, che assicuri che lo stato ucraino prevalga come sovrano, allora il modo migliore è continuare a fornire sostegno militare”, ha detto Stoltenberg nella riunione di ieri dei ministri degli Esteri

Bruxelles. Il sostegno finanziario e militare all’Ucraina è di “importanza esistenziale” per l’Europa, ha detto ieri Olaf Scholz davanti al Bundestag, confermando che “continuerà per tutto il tempo necessario” nonostante i problemi di bilancio in cui la Germania è piombata dopo che una sentenza della Corte costituzionale ha messo un freno alla sua capacità di indebitarsi. “Nessuno di noi vuole immaginare quali sarebbero le conseguenze molto più gravi per noi se (Vladimir) Putin vincesse questa guerra”, ha spiegato il cancelliere tedesco. “L’Ucraina non sta solo difendendo la pace per i suoi cittadini, ma anche per l’Europa”, ha detto il suo ministro degli Esteri, Annalena Baerbock, ricordando che il prossimo anno Berlino stanzierà 8 miliardi per gli aiuti militari a Kyiv. Nel momento in cui da alcune capitali arrivano segnali di esitazione, l’Alleanza atlantica cerca di rimobilitarsi.

Nella riunione di ieri dei ministri degli Esteri della Nato la linea non è cambiata: “Se si vuole una soluzione negoziata e pacifica, che assicuri che l’Ucraina prevalga come stato sovrano e indipendente, allora il modo migliore per arrivarci è continuare a fornire sostegno militare all’Ucraina”, ha detto il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. “Sappiamo che la controffensiva è difficile”, ma “l’Ucraina segna dei punti colpendo bersagli in profondità e liberando il Mar Nero”, ha detto il ministro degli Esteri francese, Catherine Colonna. “La sua strategia è buona. Bisogna rafforzarla”. Ma, tra Congresso bloccato negli Stati Uniti e veti di Viktor Orbán dentro l’Unione europea, le prossime settimane diranno se le parole si trasformeranno in fatti.

I segnali di nervosismo non mancano da parte dei paesi schierati in prima linea nel sostegno all’Ucraina. “L’Ucraina ha avuto molto, ma ha bisogno di più”, ha detto la ministra degli Esteri del Canada, Mélanie Joly: “Ci sono state molte parole, ma abbiamo bisogno di più azione”. Il lituano Gabrielus Landsbergis ha sottolineato che “se l’Ucraina sarà costretta a fermarsi perché non riceve abbastanza armi, munizioni, tecnologia, allora sarà per nostra scelta”. Anche l’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell, ha riconosciuto che occorre “fare di più e più rapidamente”. L’Ucraina “è una questione esistenziale. Non possiamo permetterci di stancarci”, ha detto Borrell, annunciando 200 milioni di euro per la formazione dei soldati ucraini. Eppure il piano dell’Ue di fornire un milione di munizioni entro il marzo del 2024 è in ritardo e l’obiettivo non sarà raggiunto. Al Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre, i veti di Orbán sull’Ucraina minacciano  50 miliardi di aiuti finanziari per i prossimi quattro anni, l’avvio dei negoziati di adesione e il dodicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia.  “Come Ue abbiamo fatto molte promesse, ma non abbiamo rispettato le promesse in termini concreti”, si è lamentato il ministro degli Esteri estone, Margus Tsahkna: “Penso che l’Ucraina possa vincere la guerra, ma dipende da noi, dal nostro sostegno e in gran parte sostegno militare”. 

Lontano da Bruxelles, il presidente della Repubblica ceca, Petr Pavel, ha inviato lo stesso messaggio: “L’indecisione di alcuni paesi che sostengono l’Ucraina creerà un crescente senso di frustrazione” sul campo di battaglia. I russi “stanno producendo molte più munizioni e più carri armati e stanno reclutando più soldati. Stanno negoziando forniture con diversi paesi. Se perdiamo l’opportunità di mantenere il nostro sostegno all’Ucraina, il prossimo anno potrebbe essere ancora più favorevole per Mosca”. L’elefante nelle stanze della Nato e dell’Ue è la fatica? Il ministro degli Esteri ucraino, Dmitro Kuleba, ha risposto con un po’ di ottimismo. “E’ ingiusto verso gli elefanti. Gli elefanti sono molto saggi, compassionevoli ed energici. Se si è un membro della mandria, si proteggono sempre tra loro”, ha detto Kuleba: “Tutti gli elefanti giusti sono dalla nostra parte. Siamo membri della mandria. Il che significa che gli elefanti ci proteggeranno con tanta forza quanto noi contribuiremo a proteggerli”.

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