Gli israeliani svuotano due ospedali di Gaza City e puntano ai tunnel di Hamas

Cecilia Sala

I soldati provano l'evacuazione forzata anche di al Shifa, al collasso, prima di approcciare la base sotto terra. Un cecchino sui tetti

L’invasione di Gaza City culmina ai confini degli ospedali. L’obiettivo dei soldati israeliani è svuotarli del tutto prima di entrare nella metropolitana militare di Hamas che avrebbe uno dei suoi snodi cruciali sotto il più grande complesso ospedaliero della Striscia, al Shifa, che ha raggiunto il punto di collasso. Al Rantisi, l’ospedale pediatrico e l’unico a Gaza ad avere un reparto per i bambini malati di cancro, è vuoto da questo fine settimana. Il direttore, il dottor Bakr Gaoud, ha detto al New York Times di aver lasciato la struttura per ultimo, dopo che i pazienti più fragili sono stati trasferiti proprio ad al Shifa mentre tutti gli altri sono stati evacuati sulle barelle verso il sud, fuori dalla zona dei combattimenti di terra. I feriti sono stati spostati “seguendo la mappa su cui è indicato un passaggio sicuro” distribuita dagli israeliani.

  

L’ospedale pediatrico al Rantisi è lo stesso di un filmato che è circolato molto online in cui si vedono malati e famiglie di profughi nel cortile, che sventolano magliette bianche e provano a uscire finché qualcuno comincia a sparare come per spaventare la folla e costringerla a tornare indietro. Gli israeliani erano determinati nel chiedere a tutti di andare via da al Rantisi, e alla fine hanno avuto successo: è improbabile che quei colpi per fermare le evacuazioni siano stati esplosi dai soldati, come è stato riportato da fonti arabe,  ed è credibile  che  a sparare in quel punto fossero i miliziani di Hamas. Anche l’ospedale al Nasr è stato svuotato dai soldati seguendo lo stesso metodo usato per quello pediatrico. 

 

Oggi l’esercito israeliano ha pubblicato il video in bianco e nero, ripreso dall’alto da un drone, di un combattente che imbraccia un missile spalleggiabile vicino all’ospedale al Quds di Gaza City. La brigata 188 di Tsahal ha fatto rapporto ai superiori dicendo di essere stata attaccata da una cellula di terroristi che sparavano dall’ingresso dell’ospedale. I soldati non si sono fatti male anche se il carro armato è stato danneggiato e i terroristi, stando alla ricostruzione israeliana, sono stati stanati e uccisi. Nel frattempo il chirurgo Ghassan Abu-Sittah – che ha la sua casa e la sua famiglia nel nord di Londra, ma è tornato a Gaza per aiutare i colleghi durante la guerra – scriveva che ormai l’unico ospedale “davvero operativo” della città è, paradossalmente, quello battista che secondo Hamas era stato raso al suolo nel bombardamento del 17 ottobre. La versione degli eventi data quella sera da Hamas si era poi rivelata falsa. 

  

Mentre l’ospedale battista è allo stremo  ma  ancora operativo, il più grande  della Striscia, al Shifa, da domenica non può più accogliere nuovi feriti. Lunedì un chirurgo palestinese, che opera nella struttura per Medici senza frontiere, ha raccontato: “Non c’è elettricità, non c’è acqua e non abbiamo più cibo. Di fronte all’ingresso ci sono cadaveri e feriti, ma non possiamo più farli entrare in ospedale per curarli”. E ha parlato di un cecchino che ha attaccato i pazienti colpendone tre. Dentro l’ospedale di al Shifa ci sono circa millecinquecento persone tra malati, familiari dei malati, sfollati e operatori sanitari. I ricoverati sono seicento e trentasette sono bambini. Da domenica l’esercito israeliano tenta di svuotare anche al Shifa e ha proposto una strada per le evacuazioni come aveva fatto con gli ospedali di al Rantisi e al Nasr. Sia l’intelligence israeliana sia quella americana sostengono che sotto al Shifa ci sia un centro di comando di Hamas e che esistano vie di comunicazione tra il sopra (la clinica) e il sotto (la base militare). Per questo motivo sarebbe troppo pericoloso affrontare i terroristi nei tunnel mentre gli ospedali sono ancora in funzione e pieni di pazienti. Ma Hamas  sembra aver perso la il controllo del nord di Gaza perché le evacuazioni procedono anche se i miliziani non le vogliono. Il chirurgo di Medici senza frontiere ad al Shifa ha detto: “Vogliamo garanzie per un corridoio sicuro perché abbiamo visto alcune persone in fuga dall’ospedale venire uccise dal cecchino. Qui ci sono i feriti e noi medici, se faranno evacuare prima i pazienti, lasceremo l’ospedale anche noi”.

Di più su questi argomenti: