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il report

No, la Francia non si sta comprando mezza Italia

Mauro Zanon

Gli affari economici tra Roma e Parigi vanno a gonfie vele, a dispetto degli sgambetti diplomatici. Ecco la fotografia dell'ufficio economico dell'ambasciata italiana in Francia

Parigi. Ci sono i piccoli sgambetti diplomatici legati a questioni di stretta attualità, le posture ideologiche e gli attacchi incrociati per ragioni di politica interna. Poi, però, ci sono anche gli affari economici tra Italia e Francia, che vanno a gonfie vele e mostrano un’ossatura industriale e produttiva comune di cui il Trattato del Quirinale firmato nel novembre del 2021 rappresenta il cappello istituzionale. L’Ufficio economico dell’ambasciata italiana a Parigi ha appena sfornato un rapporto sulle principali presenze economiche italiane in Francia e quelle francesi in Italia. Un rapporto che non rappresenta un quadro esaustivo della densa rete di interconnessioni economiche e industriali esistenti tra i due paesi, ma che evidenzia fino a che punto i due sistemi industriali e produttivi siano legati, integrati e caratterizzati da un interscambio in costante aumento e da importanti investimenti reciproci trasversali. 

Dalla fotografia basata sulle cifre dell’Istat, dell’Osservatorio economico Maeci, della Banca d’Italia e dalla Banque de France, emergono vari aspetti interessanti. Il primo: il volume delle esportazioni italiane in Francia è di 62,7 miliardi di euro (aggiornato al 2022), in aumento di 9,2 miliardi (+17,1 per cento) rispetto al 2021, mentre quelle francesi in Italia ammontano a 48,6 miliardi. Se ci si focalizza sui primi sei mesi del 2023, le esportazioni italiane hanno fatto registrare un’ulteriore crescita del 5,54 per cento, raggiungendo quota 33,36 miliardi di euro, mentre quelle francesi in Italia sono rimaste ai livelli dello stesso periodo del 2022, registrando un totale di 24,33 miliardi. Il valore dell’interscambio commerciale ammonta a 111,2 miliardi di euro (2022) e il surplus commerciale dell’Italia con la Francia corrisponde a 14,1 miliardi. Ma quali sono i principali prodotti italiani esportati in Francia? Macchinari, autoveicoli, articoli di abbigliamento, materie plastiche, metallurgia, mobili, medicinali e agroalimentare. Viceversa la Francia in Italia esporta energia elettrica, prodotti chimici, medicinali, prodotti siderurgici, autoveicoli, agroalimentare, prodotti farmaceutici e articoli d’abbigliamento. Al capitolo investimenti, la Francia è il primo paese per stock d’investimenti in Italia (22,2 per cento del totale): gli investimenti esteri netti francesi nel nostro paese sono pari a 87,4 miliardi di euro (2021). Per quanto riguarda il numero di imprese a controllo francese in Italia è di 2.074, con circa 290 mila occupati e oltre 110 miliardi di euro di fatturato. L’Italia è per ora il quinto investitore straniero in Francia, ma negli ultimi anni, complice la politica pro business del presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron, il volume degli investimenti è in netto aumento: ha un portafoglio pari a 50,8 miliardi di euro (il 6,7 per cento del totale) e il numero di imprese a controllo italiano in Francia è di 1.810, con circa 82.600 occupati e un fatturato di 50 miliardi (2020). 

Negli ambienti diplomatici parigini si mette l’accento, sia da parte italiana sia da parte francese, sull’importanza del Trattato del Quirinale nell’accompagnamento politico-istituzionale di questo rapporto industriale e produttivo bilaterale: che continua a rafforzarsi. Lo dimostra anche l’ultima edizione (la sesta) di Choose France, il summit organizzato ogni anno dall’inquilino dell’Eliseo per sedurre gli investitori stranieri, dove l’Italia era presente con tredici aziende. Tra queste, cinque hanno annunciato investimenti immediati. Il gruppo farmaceutico Chiesi ha confermato un investimento di 60 milioni di euro per l’ammodernamento del sito produttivo dell’azienda a La Chaussée-Saint-Victor; Iveco, tra i principali attori nel settore del trasporto a livello globale, ha annunciato lo stanziamento di 115 milioni di euro nei suoi siti di Annonay e Bourbon-Lancy per produrre e proporre sul mercato veicoli elettrici e a idrogeno; Prysmian, leader mondiale nella produzione dei cavi e dei sistemi per l’energia e le telecomunicazioni, ha comunicato nuovi investimenti pari a 66 milioni di euro. Ma gli impegni economici più importanti, che mostrano il dinamismo delle imprese made in Italy in Francia, sono stati presi da Sapio, colosso della produzione di gas industriali e medicinali (200 milioni di euro entro i prossimi tre anni), e soprattutto da Newcleo, la pepita italiana del nucleare. Il ceo, Stefano Buono, ha annunciato un investimento pari a 3 miliardi di euro nel periodo 2023-2030 per lo sviluppo, tra le altre cose, del primo reattore modulare di quarta generazione da 30MWe. 

Il rapporto dell’Ufficio economico dell’ambasciata d’Italia a Parigi dedica infine un capitolo importante ai partenariati italo-francesi, in forte crescita: da Stellantis (autoveicoli) a Stmicroelectronics (semiconduttori), da Essilorluxottica (occhialeria) e Euronext (borsa), fino a Naviris (navi militari) e all’alleanza strategica tra Leonardo e Thales declinata nelle società Thales Alenia Space e Telespazio.
 

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