Foto dal canale YouTube di Pieter Omtzigt 

In Olanda

Il nuovo partito conservatore di Pieter Omtzig provoca un altro terremoto all'Aia

David Carretta

Il Pitbull olandese del "Nuovo contratto sociale" potrebbe smentire le cassandre che annunciano la presa dei Paesi Bassi da parte di pericolosi populisti anti sistema

Le dimissioni a sorpresa del governo di Mark Rutte a luglio e le elezioni anticipate di novembre hanno già provocato un terremoto nella politica dei Paesi Bassi. Ma l’ultima scossa, con la nascita di un nuovo partito guidato dal conservatore Pieter Omtzigt, potrebbe smentire le cassandre che annunciano la presa dell’Aia da parte di pericolosi populisti anti sistema. “Nuovo contratto sociale” è il nome della formazione con cui Omtzigt ha deciso di correre. Parlamentare indipendente, ex esponente dei cristiano-democratici, ex ministro del governo Rutte, quasi sconosciuto oltre frontiera ed enormemente popolare in patria, Omtzigt si presenta come un moralizzatore della politica (il suo soprannome è “Pitbull”) che rifiuta compromessi e manovre, ma anche come un grande difensore della democrazia e dello stato di diritto. La prima cosa che ha fatto dopo il lancio della sua formazione domenica è stato escludere (in un’intervista al giornale Tubantia) una coalizione con i due partiti dell’estrema destra, il Partito per la libertà di Geert Wilders e il Forum per la democrazia di Thierry Baudet. “Nuovo contratto sociale” lavorerà solo con chi rispetta “i princìpi fondamentali dello stato di diritto”, ha spiegato Omtzigt. Anche se con alcuni istinti euroscettici, Omtzigt si iscrive nella tradizione moderata olandese. Secondo i sondaggi, il suo potenziale elettorale è enorme e in grado di sottrarre voti a un terzo partito populista nato da poco, ma che ha sconvolto i rapporti di forza: il Movimento civico-contadino, vincitore delle elezioni provinciali dello scorso marzo. Con Omtzigt, le elezioni del 22 novembre potrebbero giocarsi tra tre formazioni centriste (la lista laburisti-verdi, i liberali-conservatori del premier uscente Rutte e  il “Nuovo contratto sociale”), condannando i partiti anti sistema a restare marginali.

  

In poche settimane, le dimissioni di Rutte hanno già prodotto cambiamenti profondi nella politica olandese. Il premier uscente non si ripresenterà. Il suo partito del Vvd ha trovato una nuova leader: la ministra della Giustizia Dylan Yeşilgöz, di origine curda, ma che non ha escluso del tutto di collaborare con l’estrema destra di Wilders. Anche altri partiti della coalizione Rutte hanno cambiato leader. La ministra delle Finanze, Sigrid Kaag, ha annunciato il ritiro a vita privata e lasciato a Rob Jetten la guida dei liberali di sinistra dei D66, che erano stati la sorpresa delle elezioni del 2021 e oggi attraversano una nuova crisi. Henri Bontebal ha preso il posto del ministro degli Esteri, Wopke Hoekstra, come leader dei cristiano-democratici della Cda. All’opposizione, i laburisti e i verdi hanno deciso di correre con un’unica lista per aumentare le chance di arrivare in testa e rivendicare il posto di primo ministro per Frans Timmermans. Per dimostrare che fa sul serio, ieri Timmermans ha formalizzato le dimissioni da vicepresidente della Commissione europea (Ursula von der Leyen ha affidato allo slovacco Maros Sefcovic il portafoglio su clima e ambiente). A luglio un sondaggio del Peil.nl dava Yeşilgöz, Timmermans e Caroline van der Plas (la leader del Movimento civico-contadino) alla pari con 25 seggi ciascuno (su 150 alla Camera Bassa). Con Omtzigt tutto è destinato a cambiare di nuovo.

  

I sondaggisti testano da tempo l’appetibilità elettorale di Omtzigt. La sua popolarità era esplosa nel 2021 grazie al ruolo che aveva avuto nell’inchiesta sui sussidi tolti ingiustamente alle famiglie di migranti, che aveva portato alla caduta del governo Rutte III. Le manovre di Rutte e Hoekstra per escluderlo dal governo Rutte IV hanno portato alla sua uscita dalla Cda. A metà luglio un sondaggio di I&O Research ha prodotto risultati sorprendenti: 46 seggi per una potenziale “lista Omtzigt”. Un altro sondaggio del Peil.nl, realizzato appena prima dello scorso fine settimana, dà il “Nuovo contratto sociale” in testa con 27 seggi, seguito dai liberali del Vvd con 25 seggi e la lista laburisti-verdi con 24 seggi. Le principali vittime sono il Movimento civico-contadino (che si fermerebbe a 12 seggi, meno della metà di quelli previsti senza Omtzigt), i cristiano-democratici della Cda (6 seggi) e l’estrema destra di Wilders (15 seggi). Omtzigt dice di diffidare delle bolle elettorali improvvise. Spiega di non avere ancora una lista di candidati. Assicura che non vuole diventare primo ministro perché preferisce concentrarsi sul Parlamento e una nuova cultura di governance. Ma probabilmente diventerà il kingmaker della prossima coalizione centrista all’Aia.

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