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House of Trump. Punto per punto, ecco la storia di un'eversione

Nell’atto d’accusa contro l’ex presidente americano c’è la ricostruzione della cospirazione trumpiana per boicottare il passaggio democratico del potere a Joe Biden. Un documento clamoroso

Questo è il terzo atto d’accusa contro l’ex presidente americano Donald Trump: è stato incriminato a New York in quanto coinvolto in un piano per pagare alcune persone in cambio del loro silenzio prima di diventare presidente, utilizzando anche fondi della campagna elettorale. Lo special prosecutor Jack Smith sta anche perseguendo Trump in un tribunale federale in Florida per i documenti riservati di quando era alla Casa Bianca ritrovati (e non consegnati alle autorità) nella residenza di Mar-a-Lago. Queste nuove accuse hanno a che fare con il tentativo di Trump di sovvertire le procedure democratiche alla base della funzione del sistema istituzionale degli Stati Uniti. L’ex presidente è l’unica persona nominata come imputato: sono citati dei “co-cospiratori” che hanno agito assieme a lui. E’ interessante notare che questo atto d’accusa specifica che Trump fosse consapevole del fatto che stesse diffondendo bugie: “Queste affermazioni erano false, e l’imputato sapeva che erano false”. Vediamo i punti principali di questo documento. 
Introduzione

1. L’imputato, Donald J. Tump, è stato il quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti e candidato per la rielezione nel 2020.  L’imputato ha perso le elezioni presidenziali del 2020.

2. Pur avendo perso, l’imputato era determinato a rimanere al potere. Così per più di due mesi dopo il giorno delle elezioni, il 3 novembre 2020, ha diffuso menzogne sul fatto che ci fossero state frodi che avevano determinato il risultato elettorale e che lui aveva vinto. Queste affermazioni erano false, e l’ imputato sapeva che erano false. Ma l’imputato le ha ripetute e ampiamente diffuse   comunque – per far apparire legittime le sue affermazioni consapevolmente false, per creare un clima di sfiducia e di rabbia nel paese, e per erodere la fiducia  nella gestione delle elezioni.

3. L’imputato aveva il diritto, come ogni americano, di parlare pubblicamente dell’elezione e anche di affermare, in modo falso, che ci fossero state frodi che avevano determinato il risultato elettorale e che lui aveva vinto. Aveva anche il diritto di contestare formalmente i risultati delle elezioni attraverso mezzi legittimi e appropriati, chiedendo riconteggi o verifiche del voto popolare negli stati o intentare cause riguardo le schede elettorali e le procedure. In effetti, in molti casi, l’imputato ha utilizzato questi metodi per contestare i risultati delle elezioni. I suoi sforzi per cambiare il risultato in qualsiasi stato attraverso riconteggi, verifiche o ricorsi  sono stati uniformemente infruttuosi.

4. Poco dopo il giorno delle elezioni, l’imputato ha anche utilizzato mezzi illeciti per ridurre i voti legittimi e sovvertire i risultati elettorali. In tal modo, l’imputato ha perpetrato tre cospirazioni illecite:

a. Una cospirazione per truffare gli Stati Uniti utilizzando  disonestà, imbroglio, e inganno per compromettere, ostacolare e annichilire la funzione del governo federale con cui i risultati delle elezioni presidenziali sono raccolti, contati e certificati dal governo federale;

b. Una cospirazione per  ostruire in modo corrotto e impedire il procedimento parlamentare del 6 gennaio in cui i risultati raccolti delle elezioni presidenziali sono contati e certificati  (“il procedimento di certificazione”); 

c. Una cospirazione contro il diritto di voto e il diritto di avere il proprio voto conteggiato.

Ciascuna di queste cospirazioni – costruite sulla sfiducia diffusa che l’imputato stava creando attraverso le bugie pervasive e destabilizzanti circa la frode elettorale – ha preso di mira funzioni fondative dello stato federale degli Stati Uniti: il processo di raccolta, conteggio, e certificazione dei risultati delle elezioni presidenziali (la “funzione del governo federale”).

Capo d’accusa numero 1. Cospirazione per truffare gli Stati Uniti

La cospirazione

5. Le accuse contenute nei paragrafi da 1 a 4 del presente atto d’accusa sono riportate e integralmente incorporate nel presente documento per riferimento.

6. Dal 14 novembre 2020 al 20 gennaio 2021 circa, nel distretto di Columbia e altrove, l’imputato, Donald J. Trump, ha consapevolmente disposto, cospirato, confederato, in accordo con co-cospiratori noti e non noti al Gran Giurì, per truffare gli Stati Uniti utilizzando la disonestà, la l’imbroglio e l’inganno per compromettere, ostacolare e annichilire la funzione dello stato federale attraverso il quale i risultati delle elezioni presidenziali sono raccolte, contate e certificate.

Lo scopo della cospirazione

7. Lo scopo della cospirazione era quello di ribaltare i risultati legittimi delle elezioni presidenziali del 2020 utilizzando consapevolmente false accuse di frode elettorale per ostacolare la funzione del governo federale mediante il quale tali risultati vengono raccolti, contati e certificati.

Al punto otto, il documento indica sei co-cospiratori che hanno “assistito” l’imputato “nei suoi tentativi illeciti di ribaltare i risultati legittimi delle elezioni presidenziali del 2020 e restare al potere”. Secondo i media, il co-cospirtore 1 sarebbe l’avvocato dell’ex presidente, Rudy Giuliani, il co-cospiratore 2 sarebbe il consulente legale John Eatsman, il co-cospiratore 3 sarebbe l’avvocato dell’ex presidente, Sidney Powell, il co-cospiratore 4 sarebbe l’ex funzionario del dipartimento della Giustizia Jeffrey Clark, il co-cospiratore sarebbe l’avvocato Kenneth Chesebro. Il co-cospiratore 6 non è ancora stato indicato.

La funzione del governo federale

9. La funzione del governo federale con la quale i risultati dell’elezione del presidente degli Stati Uniti sono raccolti, contati e certificati è stata stabilita attraverso la Costituzione e l’Electoral Count Act (Eca), una legge federale promulgata nel 1887. La Costituzione prevede che gli individui chiamati elettori scelgono il presidente, e che ogni stato determina per sé come nominare gli “elettori” assegnati a esso (comunemente noti come “grandi elettori”, ndt). Attraverso le leggi statali, ciascuno dei cinquanta stati e il distretto di Columbia scelsero di selezionare i propri “elettori” in base al voto popolare nello stato. Dopo il giorno delle elezioni, l’Eca richiede  a ogni stato di determinare formalmente, o “accertare”, gli “elettori” che rappresentano gli elettori dello stato votando a nome del candidato che ha vinto il voto popolare, e richiede all’esecutivo di ogni stato di certificare al governo federale l’identità di tali “elettori”. Poi, in una data stabilita dall’Eca, gli “elettori” accertati di ogni stato sono tenuti a incontrare e raccogliere i risultati delle elezioni presidenziali, cioè a votare in base al voto popolare del loro stato, e a inviare i loro voti elettorali, insieme alla certificazione dell’esecutivo, al Congresso degli Stati Uniti per essere contati e certificati in un procedimento ufficiale. Infine, la Costituzione e l’Eca richiedono che il 6 gennaio successivo al giorno delle elezioni, il Congresso si riunisca in una sessione congiunta per il procedimento di certificazione, presieduto dal vicepresidente in qualità di presidente del Senato, per contare i voti elettorali, risolvere eventuali obiezioni e annunciare il risultato, certificando così il vincitore delle elezioni presidenziali come presidente eletto. Questa funzione del governo federale è fondamentale per il processo democratico degli Stati Uniti e, fino al 2021, si era svolto in modo pacifico e ordinato per più di 130 anni. 

Modalità e strumenti

10. La cospirazione dell’imputato volta a compromettere, ostacolare e annichilire la funzione del governo federale attraverso la disonestà, la frode e l’inganno comprendeva le seguenti modalità e mezzi:

a. L’imputato e i co-cospiratori hanno utilizzato consapevolmente false affermazioni di frode elettorale per ottenere dai funzionari statali ed elettorali di sovvertire i risultati elettorali legittimi e modificare i voti elettorali dell’avversario dell’imputato, Joseph R. Biden, Jr., a favore dei voti elettorali dell’imputato. Con il pretesto di accuse di frode infondate, l’imputato ha spinto i funzionari in alcuni stati a ignorare il voto popolare; a privare milioni di elettori del diritto di voto; a respingere gli elettori legittimi; e, infine, a determinare l’accertamento e il voto da parte di “elettori” illegittimi a favore dell’imputato.

b. L’imputato e i co-cospiratori hanno organizzato liste fraudolente di “elettori” in sette stati (Arizona, Georgia, Michigan, Nevada, Nuovo Messico, Pennsylvania, e Wisconsin) cercando di imitare le procedure che gli “elettori” legittimi dovevano seguire secondo la Costituzione e altre leggi federali e statali. Ciò includeva il fatto che gli “elettori” fraudolenti si incontrassero il giorno stabilito dalla legge federale in cui gli “elettori” legittimi dovevano raccogliere e esprimere i loro voti; predisponessero voti fraudolenti a favore dell’imputato; e firmassero certificati che attestavano falsamente che erano “elettori” legittimi. Alcuni “elettori” fraudolenti sono stati spinti in modo ingannevole a partecipare sulla base della comprensione che i loro voti sarebbero stati utilizzati soltanto se l’ imputato fosse riuscito a vincere le cause nei loro stati, che l’imputato non ha mai portato avanti. L’imputato e i co-cospiratori hanno poi spinto questi “elettori” fraudolenti a trasmettere i loro certificati falsi al vicepresidente e ad altri funzionari del governo per essere contati durante il procedimento di certificazione, il 6 gennaio.

c. Il convenuto e i  co-cospiratori hanno tentato di utilizzare il potere e l’autorità del dipartimento di Giustizia per condurre indagini elettorali finte e  inviare una lettera agli stati interessati in cui si sosteneva in modo falso che il dipartimento di Giustizia aveva identificato preoccupazioni significative che potevano influenzare l’esito delle elezioni; che ha cercato di portare avanto il piano  fraudolento dell’imputato utilizzando l’autorità del dipartimento di Giustizia per presentare gli “elettori” fraudolenti come una valida alternativa agli “elettori legittimi”; e che ha sollecitato, a nome del dipartimento di Giustizia, gli stati per creare la possibilità di scegliere gli “elettori” fraudolenti rispetto agli elettori legittimi.

d. L’imputato e i co-cospiratori hanno tentato di arruolare il vicepresidente perché utilizzasse il suo ruolo cerimoniale alla certificazione 6 gennaio procedendo ad alterare in modo fraudolento i risultati delle elezioni. In primo luogo, utilizzando consapevolmente false affermazioni sulla frode elettorale, l’imputato e i co-cospiratori hanno tentato di convincere il vicepresidente a utilizzare gli “elettori” fraudolenti dell’imputato, a respingere i voti elettorali legittimi, o inviare voti elettorali legittimi allo stato di provenienza perché fossero verificati invece che contati. Quando questo piano è fallito, la mattina del 6 gennaio, l’imputato e i co-cospiratori hanno ripetuto consapevolmente false affermazioni sulla frode elettorale per raggruppare i sostenitori, hanno detto in modo falso che il vicepresidente aveva il potere di modificare i risultati e li hanno indirizzati al Campidoglio per ostacolare la certificazione ed esercitare pressioni sul vicepresidente perché agisse in modo fraudolento, cosa che aveva precedentemente rifiutato di fare.

e. Dopo che è diventato pubblico, il pomeriggio del 6 gennaio, che il vicepresidente non avrebbe alterato fraudolentemente i risultati elettorali, una grande folla arrabbiata  – compresi molti individui che l’imputato aveva ingannato facendo credere loro che il vicepresidente avrebbe cambiato i risultati delle elezioni – ha violentemente attaccato il Campidoglio e ha fermato il procedimento. Con il crescere della violenza, l’imputato e i co-cospiratori hanno sfruttato la confusione per raddoppiare i tentativi di imporre le false richieste di frode elettorale e convincere i membri del Congresso a ritardare ulteriormente la certificazione.

La consapevolezza dell’imputato della falsità delle sue affermazioni di frode elettorale

11. L’imputato, i co-cospiratori e i loro agenti hanno dichiarato consapevolmente il falso dicendo che c’era stata una frode che aveva determinato l’esito delle elezioni presidenziali del 2020. Queste  menzogne sulla frode elettorale includevano decine di affermazioni specifiche su frodi sostanziali in alcuni stati, come la presenza di un gran numero di morti, di non residenti, di non cittadini o di elettori non ammissibili alle urne, o che le macchine per votare avevano cambiato i voti per l’imputato in voti per Biden. Queste affermazioni erano false, e l’imputato sapeva che erano false. Infatti, l’imputato è stato informato ripetutamente che le sue affermazioni erano false, spesso da parte delle persone cui si è rivolto per avere un consiglio sulle questioni importanti e che erano nella posizione di conoscere i fatti – e ha deliberatamente ignorato la verità. Per esempio:

a. Il vicepresidente dell’imputato – che a livello personale aveva da guadagnare nel rimanere in carica come parte del ticket presidenziale e al quale l’imputato aveva chiesto di studiare le accuse di frode – ha detto all’imputato che non aveva visto le prove di una frode tale da determinare il risultato elettorale.

b. Gli alti dirigenti del dipartimento di Giustizia – nominati dall’imputato e responsabili di indagare su accuse credibili di reati elettorali – hanno detto all’imputato in più occasioni che varie accuse di frode non erano dimostrate.

c. Il direttore dell’Intelligence nazionale – principale consigliere dell’imputato su questioni di intelligence relative alla sicurezza nazionale – ha negato all’imputato  che i risultati dell’Intelligence riguardanti interferenze  straniere avrebbero cambiato il risultato delle elezioni.

d. Il dipartimento per la Sicurezza interna e l’Agenzia di sicurezza cyber e per le infrastrutture (Cisa) – la cui esistenza è stata stabilita per legge dall’imputato per proteggere l’infrastruttura di sicurezza informatica della nazione – hanno fatto una dichiarazione ufficiale congiunta in cui stabilivano che non c’era alcuna prova del fatto che il sistema elettorale fosse stato compromesso e in cui dicevano che le elezioni del 2020 erano “le più sicure nella storia americana”. In seguito, dopo  che il direttore della Cisa – che l’imputato aveva nominato – aveva annunciato pubblicamente che gli esperti di sicurezza delle elezioni erano d’accordo sul fatto che le dichiarazioni di frode elettorale a livello informatico erano infondate, l’imputato lo ha licenziato.

e. Alcuni avvocati senior della Casa Bianca – selezionati dall’imputato per fornirgli consigli disinteressati – hanno informato l’imputato che non vi era alcuna prova di frode elettorale, e gli hanno detto che la sua presidenza si sarebbe conclusa il giorno dell’inaugurazione nel 2021.

f. Membri dello staff della campagna di rielezione dell’imputato – la cui unica missione era la rielezione dell’imputato –  il 7 novembre 2020 hanno detto all’imputato che aveva soltanto un cinque-dieci per cento di probabilità di prevalere nelle elezioni, e che il successo era subordinato alla possibilità di vincere nei riconteggi in corso in Arizona, Georgia e Wisconsin. A una settimana da quella dichiarazione, l’imputato ha perso in Arizona – cioè ha perso le elezioni.

g. Parlamentari e funzionari statali – molti dei quali erano alleati politici dell’imputato, avevano votato per lui e volevano che fosse rieletto – hanno ripetutamente informato l’imputato che le sue affermazioni sui brogli nei loro stati erano infondate o false e hanno resistito alla sua pressione ad agire.

h. I tribunali statali e federali – composti da giudici neutrali responsabili di garantire la corretta e imparziale amministrazione delle leggi elettorali – hanno respinto ogni causa presentata dall’imputato, dai co-cospiratori e dagli alleati, fornendo all’imputato notifiche in tempo reale sul fatto che le sue accuse erano infondate.


12. L’imputato ha ampiamente diffuso per mesi le sue false dichiarazioni sui brogli elettorali, nonostante sapesse, e in molti casi era stato informato direttamente, che non erano vere. Le dichiarazioni consapevolmente false dell’imputato erano parte integrante dei suoi piani per annichilire la funzione del governo federale, ostacolare la certificazione, e interferire con il diritto di voto e di avere i loro voti contati. Ha fatto queste affermazioni consapevolmente false durante tutta la fase post elettorale, comprese le seguenti, pronunciate immediatamente prima dell’attacco al Campidoglio, il 6 gennaio:

a. L’imputato ha insinuato che più di diecimila elettori morti avevano votato in Georgia. Solo quattro giorni prima, il segretario di stato della Georgia aveva spiegato all’imputato che questa affermazione era falsa.

b. L’imputato ha affermato che c’erano stati 205.000 voti in più rispetto agli elettori della Pennsylvania. Il procuratore generale dell’imputato e il  sostituto procuratore generale gli avevano spiegato che questo era falso.

c. L’imputato ha detto che c’era il sospetto che alcuni voti fossero stati distrutti a Detroit, in Michigan. Il procuratore generale dell’imputato gli aveva spiegato che questo era falso, e gli alleati dell’imputato nel Parlamento del Michigan avevano pubblicamente dichiarato che non c’era alcuna prova di frode sostanziale nello stato.

d. L’imputato ha sostenuto che c’erano stati decine di migliaia di doppi voti e altre frodi in Nevada. Il segretario di stato del Nevada aveva precedentemente respinto le accuse di frode dell’imputato pubblicando un documento dal titolo  “Fatti vs miti”, che spiegava che i giudici del Nevada avevano esaminato e respinto le accuse e che la Corte suprema del Nevada aveva emesso una sentenza che smentiva tali affermazioni.

e. L’imputato ha detto che più di 30.000 non cittadini avevano votato in Arizona. Il responsabile della campagna elettorale dell’imputato gli aveva spiegato che tali affermazioni erano false, e lo speaker della Camera dell’Arizona, che avevano sostenuto l’imputato alle elezioni, aveva rilasciato una dichiarazione pubblica in cui diceva che non vi era prova di alcuna frode sostanziale in Arizona.

f. L’imputato ha affermato che le macchine per votare in vari stati contesi avevano cambiato i voti dell’imputato a favore di Biden. Il procuratore generale dell’imputato, il sostituto procuratore e altri gli avevano spiegato che questo era falso e che numerosi riconteggi e verifiche confermavano l’accuratezza delle macchine per votare.

L’accordo illecito e le azioni per attuare l’oggetto della cospirazione – L’uso dell’inganno da parte dell’imputato per spingere i funzionari statali sovvertire i risultati elettorali e cambiare i voti elettorali

13. Poco dopo il giorno delle elezioni, l’imputato ha lanciato il suo schema illecito. Il 13 novembre, gli avvocati della campagna dell’imputato hanno ammesso in tribunale che aveva perso il conteggio dei voti in Arizona – il che significava, sulla base della valutazione fatta dai consulenti della campagna dell’imputato fornita soltanto una settimana prima, che l’imputato aveva perso le elezioni. Così il giorno successivo, l’imputato si è rivolto al co-cospiratore 1, che ha annunciato che avrebbe aumentato i suoi sforzi per contestare i risultati delle elezioni. Da quel punto in poi, l’imputato e i suoi co-cospiratori hanno messo in atto una strategia per usare consapevolmente l’inganno negli stati target e compromettere, ostacolare e annichilire la funzione del governo federale.

Arizona

14. Il 13 novembre 2020, l’imputato ha avuto una conversazione con il manager della sua campagna elettorale, che lo ha informato che una dichiarazione che era circolata, sul fatto che un numero significativo di non cittadini aveva votato in Arizona, era falsa.

15. Il 22 novembre, otto giorni prima che il governatore dell’Arizona certificasse l’accertamento degli “elettori” dello stato sulla base del voto popolare, l’imputato e il co-cospiratore 1 hanno chiamato lo speaker della Camera dell’Arizona e gli hanno detto cose consapevolmente false riguardo ai brogli volte a interferire con l’accertamento e il voto da parte degli “elettori” dell’Arizona, come segue:

a. L’imputato e il co-cospiratore 1 hanno detto in modo falso, tra le altre cose, che un numero considerevole di non cittadini, non residenti e morti aveva votato in modo fraudolento in Arizona. Lo speaker aveva chiesto al co-cospiratore 1 una prova delle sue affermazioni, che il co-cospiratore 1 non aveva ma che avrebbe fornito. Il co-cospiratore 1 non lo ha mai fatto.

b. L’imputato e il co-cospiratore 1 hanno chiesto allo speaker di convocare il Parlamento per tenere un’audizione sulla base delle loro affermazioni riguardo alla frode elettorale. Lo speaker ha rifiutato, affermando che questo avrebbe richiesto un voto dei due terzi dei suoi membri, che non lo avrebbe consentito senza prove concrete della frode.

c. L’imputato e il co-cospiratore 1 hanno chiesto allo speaker di utilizzare il Parlamento per aggirare il processo con cui gli “elettori” avrebbero confermato la vittoria  per Biden sulla base del voto popolare, sostituendoli con una lista di “elettori” dell’imputato. Lo speaker si è rifiutato e ha risposto che quel suggerimento era al di là di tutto ciò che aveva mai sentito o pensato come qualcosa all’interno dei suoi poteri.

16. Il primo dicembre, il co-cospiratore 1 ha incontrato lo speaker della Camera dell’Arizona. Quando questi ha nuovamente chiesto al co-cospiratore 1 la prova della frode elettorale che lui e l’imputato sostenevano, il co-cospiratore 1 gli ha risposto: “Non abbiamo le prove, ma abbiamo molte teorie”.

17. Il 4 dicembre, lo speaker della Camera dell’Arizona ha rilasciato una dichiarazione pubblica che diceva: “Nessuna elezione è perfetta, e se ci sono prove di voti illegali o di un conteggio improprio, allora la legge dell’Arizona fornisce una procedura per contestare l’elezione: una causa secondo la legge dello stato. Ma la legge non autorizza  il Parlamento a invertire i risultati di un’elezione. Come repubblicano, non mi piacciono i risultati delle elezioni presidenziali. Ho votato per il presidente Trump e ho lavorato sodo per rieleggerlo. Ma non posso e non voglio accogliere un suggerimento che mi porta a violare la legge vigente per modificare l’esito di un’elezione certificata. Io e i miei colleghi parlamentari abbiamo giurato di sostenere gli Stati Uniti, la Costituzione e la Costituzione e le leggi dello stato dell’Arizona. Violeremmo quel giuramento, i princìpi di base del governo della Repubblica e lo stato di diritto se tentassimo di annullare il voto popolare sulla base di teorie di brogli senza prove. Secondo le leggi che abbiamo scritto e votato, gli elettori dell’Arizona scelgono chi vince, e il nostro sistema richiede che la loro scelta sia rispettata”.

18. La mattina del 4 gennaio 2021, il co-cospiratore 2 ha chiamato lo speaker della Camera dell’Arizona per esortarlo a utilizzare la maggioranza per decertificare gli “elettori” legittimi dello stato. Gli “elettori” validati dell’Arizona avevano votato tre settimane prima e avevano inviato i loro voti al Congresso, che aveva in programma di conteggiare questi voti a favore di Biden due giorni dopo, alla procedura di certificazione del 6 gennaio. Quando lo speaker ha spiegato che le indagini non avevano scoperto alcuna prova di frode sostanziale nello stato, il co-cospiratore 2 ha ammesso di “non conoscere a sufficienza i fatti sul terreno” in Arizona, ma gli ha comunque detto di non validare gli “elettori” e di “lasciare che se ne occupassero i tribunali”. Lo speaker si rifiutò, dicendo che non avrebbe “messo in gioco il giuramento” fatto di rispettare la Costituzione degli Stati Uniti e la legge dell’Arizona. 
19. Il 6 gennaio l’imputato ha ripetuto pubblicamente la falsa affermazione secondo cui 36 mila non cittadini avevano votato in Arizona.

Il documento riporta anche le conversazioni e le pressioni che si sono svolte tra Trump e i funzionari della Georgia, del Michigan, della Pennsylvania e del Wisconsin. I tentativi dell’imputato di arruolare il vicepresidente per alterare in modo fraudolento il risultato delle elezioni il 6 gennaio

86. Avvicinandosi la procedura di certificazione del voto del 6 gennaio ed essendo falliti gli altri tentativi per compromettere, ostacolare, e annichilire la funzione del governo federale, l’imputato ha cercato di reclutare il vicepresidente perché utilizzasse il suo ruolo cerimoniale alla certificazione per alterare in modo fraudolento i risultati elettorali. L’imputato ha utilizzato dichiarazioni consapevolmente false sulla frode elettorale per convincere il vicepresidente ad accettare gli “elettori” scelti in modo fraudolento dall’imputato, respingere i voti elettorali legittimi, o inviare i voti elettorali legittimi ai parlamenti statali per la revisione invece che contarli. Quando anche questo tentativo non è riuscito, l’imputato ha cercato di utilizzare la folla di sostenitori che aveva radunato a Washington perché facesse pressione sul vicepresidente perché alterasse in modo fraudolento i risultati elettorali.

87. Il 19 dicembre 2020, dopo aver coltivato rabbia e risentimento per settimane con le sue dichiarazioni consapevolmente false sulla frode elettorale, l’imputato ha esortato i suoi sostenitori ad andare a Washington il giorno del procedimento della certificazione, twittando: “Grande protesta in DC il 6 gennaio. Siate lì, will be wild!”.  Per tutta la seconda metà di dicembre, ha ripetutamente esortato i suoi sostenitori ad andare a Washington il 6 gennaio.

88. Il 23 dicembre, l’imputato ha ritwittato un documento dal titolo “Operazione ‘PENCE’ CARD”, che affermava in modo falso che il vicepresidente aveva il potere, tra le altre cose, di  squalificare unilateralmente gli elettori legittimi provenienti dai sei stati target.

89. Lo stesso giorno, il co-cospiratore 2 ha diffuso un memorandum di due pagine che delineava un piano per il vicepresidente di dichiarare in modo illegittimo l’imputato il vincitore certificato delle elezioni presidenziali. Nel memorandum, il co-cospiratore 2 sosteneva che sette stati avevano trasmesso due liste di “elettori” e proponeva che il vicepresidente annunciasse che “a causa delle contestazioni in corso nei sette stati, non ci sono “elettori” che possono essere considerati legalmente nominati in quegli stati”. In seguito, il  co-cospiratore 2 proponeva dei passaggi che avrebbero violato la Eca, sostenendo che, alla fine, “Pence avrebbe sancito con il martelletto che il presidente Trump era stato rieletto”. Due mesi prima, l’11 ottobre, il co-cospiratore 2 aveva preso la posizione opposta, scrivendo che né la Costituzione né l’Eca riservavano al vicepresidente alcuna discrezionalità nel conteggio dei voti elettorali, o gli consentivano di “prendere la decisione da solo”. 

90. In diverse telefonate private a fine dicembre e all’inizio di gennaio, l’imputato aveva ripetuto consapevolmente false accuse di frode elettorale e aveva direttamente fatto pressione sul vicepresidente perché utilizzasse il suo ruolo cerimoniale durante il processo di certificazione del 6 gennaio per ribaltare fraudolentemente i risultati dell’elezione. Il vicepresidente aveva fatto resistenza:

a. Il 25 dicembre, quando il vicepresidente aveva chiamato l’imputato per gli auguri di Natale, l’imputato aveva rapidamente dirottato la conversazione sul 6 gennaio e sulla sua richiesta che il vicepresidente respingesse i voti elettorali quel giorno. Il vicepresidente aveva respinto la richiesta dicendo all’imputato, come il vicepresidente già aveva fatto in conversazioni precedenti: “Sai che non credo di avere il potere di cambiare il risultato”.

b. Il 29 dicembre, come si legge negli appunti del vicepresidente, l’imputato aveva detto in modo falso al vicepresidente che il “dipartimento di Giustizia stava trovando gravi infrazioni”.

c. Il primo gennaio, l’imputato ha chiamato il vicepresidente e lo ha rimproverato perché aveva appreso che il vicepresidente si era opposto a una causa legale che cercasse una decisione giudiziaria che dicesse che, alla certificazione, il vicepresidente aveva il potere di respingere o restituire i voti agli stati ai sensi della Costituzione. Il vicepresidente aveva risposto che pensava che non ci fosse una base costituzionale per quel potere e che fosse improprio esercitarlo. In risposta, l’imputato aveva detto al vicepresidente: “Sei troppo onesto”. Entro poche ore dalla conversazione, l’imputato aveva ricordato ai suoi sostenitori di incontrarsi a Washington prima del procedimento di certificazione, twittando: "Il GRANDE comizio di protesta a Washington avrà luogo alle 11 di mattina. il 6 gennaio. Seguiranno i dettagli sulla location. StopTheSteal!”.

d. Il 3 gennaio, l’imputato ha nuovamente detto al vicepresidente che alla procedura di certificazione, il vicepresidente aveva il diritto assoluto di rifiutare i voti elettorali e la possibilità di rovesciare le elezioni. Il vicepresidente ha risposto che non aveva tale autorità, e che una Corte d’appello federale aveva respinto la causa il giorno precedente.

91. Il 3 gennaio, il co-cospiratore 2 ha diffuso un secondo memorandum che comprendeva un nuovo piano in base al quale, contrariamente all’Eca, il vicepresidente avrebbe potuto inviare gli elenchi degli “elettori” agli stati perché determinassero quale di questi utilizzare.

92. Il 4 gennaio, l’imputato ha tenuto una riunione con il co-cospiratore 2, il vicepresidente, il chief of staff del vicepresidente e il counsel del vicepresidente al fine di convincere il vicepresidente, sulla base delle false affermazioni dell’imputato sulla frode elettorale, a respingere o a inviare agli stati i voti elettorali legittimi per Biden, invece che contarli. L’imputato ha deliberatamente escluso il counsel della Casa Bianca dalla riunione in quanto questi aveva in precedenza  fatto resistenza riguardo alle false affermazioni dell’imputato sulla frode elettorale.

93. Nel corso dell’incontro, come risulta dagli appunti presi in quegli stessi giorni dal vicepresidente, l’imputato ha fatto consapevolmente false affermazioni sulla frode elettorale, tra cui, “Alla fin fine, ho vinto ogni stato con 100 mila voti”, e “Abbiamo vinto ogni stato”  e ha chiesto – riferendosi a una affermazione che in precedenza un funzionario del dipartimento di Giustizia gli aveva detto che era falsa – “Cosa mi dite dei 205 mila voti in più in Pennsylvania rispetto al numero totale di elettori?”. L’imputato e il co-cospiratore 2 poi hanno chiesto al vicepresidente o di respingere unilateralmente gli “elettori” selezionati nei sette stati target o di chiedere ai parlamenti di quegli stati quale fosse l’elenco di “elettori” da utilizzare. Quando il vicepresidente ha contestato al co-cospiratore 2 la difendibilità della proposta di rinviare la domanda sulle liste agli stati, il co-cospiratore 2 ha risposto: “Beh, nessuno l’ha mai testato prima”. Il vicepresidente poi ha detto l’imputato: “Hai sentito? Nemmeno il tuo stesso avvocato dice che ho questo potere”. L’imputato ha risposto: “Va bene, io preferisco l’altro suggerimento”, quello secondo cui il vicepresidente avrebbe dovuto respingere unilateralmente gli “elettori”.

94. Sempre il 4 gennaio, quando il co-cospiratore 2 ha informato il consigliere Senior dell’imputato che nessun tribunale avrebbe sostenuto questa proposta, il consigliere Senior ha detto al co-cospiratore 2: “Stai per causare disordini nelle strade”. Il co-cospiratore 2 ha risposto che c’erano stati in passato momenti in cui la violenza si era mostrata necessaria per proteggere la nazione. Dopo tale conversazione, il consigliere Senior ha notificato all’imputato che il co-cospiratore 2 aveva ammesso che il suo piano era “non andare a lavorare”.

95. La mattina del 5 gennaio, sotto la direzione dell’imputato, il chief of staff del vicepresidente e il consigliere del vicepresidente hanno incontrato di nuovo il co-cospiratore 2. Il quale ora sosteneva che il vicepresidente avrebbe dovuto fare ciò che l’imputato aveva indicato come la sua via preferita il giorno precedente: respingere unilateralmente gli “elettori” degli stati target. Durante questo incontro, il co-cospiratore 2 ha detto privatamente al consigliere del vicepresidente che sperava di poter evitare una revisione in sede giudiziaria della sua proposta perché sapeva che sarebbe stato respinta all’unanimità dalla Corte suprema.

Il consigliere del vicepresidente ha espresso al co-cospiratore 2 la preoccupazione che se la proposta fosse stata portata avanti, ci si sarebbe ritrovati in una “situazione disastrosa” in cui l’esito delle elezioni “sarebbe stato deciso nelle strade”.

96. Lo stesso giorno, il convenuto ha incoraggiato i suoi sostenitori a recarsi a Washington il 6 gennaio, e ha introdotto la falsa aspettativa sul potere del vicepresidente di utilizzare il suo ruolo cerimoniale al processo di certificazione per invertire il risultato elettorale a favore dell’imputato, tra cui la pubblicazione dei seguenti tweet.

a. Alle 11:06, “Il vicepresidente ha il potere di respingere i grandi elettori selezionati fraudolentemente”. Questo tweet veniva circa 40 minuti dopo il promemoria: “Ci vediamo a Washington”

b. Alle 17:05, “Washington è inondata di persone che non vogliono assistere a una vittoria elettorale rubata… Il nostro paese ne ha avuto abbastanza, non accetteranno nulla oltre! Vi sentiamo (e vi amiamo) dallo studio ovale”

c. alle 17:43, “Parlerò al Save America Rally domani all’Ellipse, alle 11. Arrivate presto – le porte si aprono alle 7. BIG CROWDS!”

97. Sempre il 5 gennaio, l’imputato ha incontrato da solo il vicepresidente. Quando il vicepresidente ha respinto la richiesta dell’imputato di ostacolare la certificazione dei voti, l’imputato si è mostrato molto frustrato e ha detto al vicepresidente che avrebbe dovuto criticarlo pubblicamente. Dopo averlo saputo, il chief of staff del vicepresidente ha iniziato a preoccuparsi per la sicurezza del vicepresidente e ha allertato le guardie del corpo.

98. Mentre la folla cominciava a radunarsi a Washington e si sentiva anche dallo studio ovale, l’imputato ha detto al suo staff che la folla il giorno seguente, il 6 gennaio, sarebbe stata “arrabbiata”.

99. Quella notte, l’imputato ha approvato e spinto la sua campagna elettorale a fare una dichiarazione pubblica che l’imputato sapeva, dal suo incontro con il vicepresidente di qualche ora prima, essere falsa: “Il vicepresidente e io siamo in totale accordo sul fatto che il vicepresidente abbia il potere di agire”. 

100. Il 6 gennaio, a partire dalle prime ore del mattino, l’imputato ha di nuovo usato dichiarazioni consapevolmente false per esercitare pressioni sul vicepresidente affinché alterasse il risultato elettorale in modo fraudolento, e ha risollevato la falsa aspettativa che il vicepresidente avrebbe potuto agire in questo senso:

a. All’1:00, l’imputato ha fatto un tweet che sosteneva in modo falso: “Se il vicepresidente @Mike_Pence si muove per noi, vinceremo la presidenza. Molti stati vogliono cancellare l’errore che hanno fatto nel certificare in modo sbagliato & anche i numeri sbagliati di un processo NON approvato dai parlamenti dei loro stati (che deve essere fatto). Mike può rimandarli indietro!”

b. Alle 8:17, l’imputato ha fatto un tweet in cui dichiarava in modo falso: “Gli stati vogliono correggere i loro voti, che sanno essere basati su irregolarità e imbrogli, oltre a un procedimento corrotto che non ha mai ricevuto l’approvazione legislativa. Tutto ciò che Mike Pence deve fare è  rimandarli indietro negli stati, E VINCIAMO.  Fallo Mike, questo è il momento di un estremo coraggio”

101. La mattina del 6 gennaio, un agente dell’imputato ha contattato un senatore degli Stati Uniti per chiedergli di consegnare a mano alcuni documenti al vicepresidente. L’agente ha poi facilitato il ricevimento da parte dello staff del senatore dei certificati fraudolenti firmati dagli “elettori” fraudolenti selezionati dall’imputato in Michigan e in Wisconsin, che si credeva non fossero stati consegnati al vicepresidente o all’Archivio per posta. Quando uno dei membri dello staff del senatore ha contattato uno dello staff del vicepresidente con un messaggio di testo per organizzare la consegna di ciò che era stato descritto allo staff del senatore come “liste alternative di elettori di Michigan e Wisconsin perché l’archivista non li aveva ricevuti”, lo staff del vicepresidente li ha rifiutati.

102. Alle 11:15 del mattino, l’imputato ha chiamato il vicepresidente e di nuovo gli ha fatto pressioni perché respingesse o rifiutasse in modo fraudolento i voti legittimi per Biden. Il vicepresidente si è nuovamente rifiutato. Subito dopo la chiamata, l’imputato ha deciso di indicare esplicitamente il vicepresidente in dichiarazioni pubbliche che avrebbe fatto entro un’ora, reinserendo delle espressioni che aveva personalmente redatto in precedenza quella mattina – sostenendo in modo falso che il vicepresidente aveva il potere di inviare i voti elettorali agli stati – ma che i suoi consiglieri erano riusciti a farglieli omettere.

103.  Quella mattina, l’imputato aveva selezionato il co-cospiratore 2  per trovarsi con il co-cospiratore 1 e fornire dichiarazioni pubbliche prima della sua. Dopo che lo hanno fatto, sulla base di accuse di frodi elettorali che sapevano essere false, il co-cospiratore 1 e il co-cospiratore 2 hanno intensificato la pressione sul vicepresidente perché ostacolasse fraudolentemente il procedimento di certificazione:

a. Il co-cospiratore 1 ha detto alla folla che il vicepresidente avrebbe potuto “mettere da parte l’Eca” e unilateralmente “decidere della validità di queste schede elettorali corrotte”. Ha anche mentito quando ha affermato di “avere lettere da cinque parlamenti che ci implorano” di inviare le liste degli “elettori” ai parlamenti per la revisione e  ha chiesto “un processo attraverso la battaglia”.

b. Il co-cospiratore 2 ha detto alla folla: “Tutto quel che chiediamo al vicepresidente Pence è, questo pomeriggio all’una, di lasciare che i parlamenti di ogni stato controllino, in modo da arrivare in fondo a questa cosa e così il popolo americano può sapere se abbiamo il controllo della direzione del nostro governo o no. Non viviamo più in una repubblica autogovernata se non possiamo ottenere la risposta a questa domanda”.

104. Successivamente, a partire dalle 11:56, l’imputato ha fatto parecchie dichiarazioni consapevolmente false perché i suoi piani illeciti per annichilire la funzione del governo federale, ostruire la certificazione, e interferire con il diritto di voto e di avere i propri voti contati. L’imputato ha ripetuto le false accuse di brogli, ha ribadito la falsa speranza che il vicepresidente potesse cambiare il risultato delle elezioni, e ha indirizzato la folla di fronte a lui verso il Campidoglio per ostacolare la certificazione e fare pressione sul vicepresidente perché ostacolasse fraudolentemente la certificazione.

a. L’imputato ha falsamente sostenuto che, sulla base dei brogli, il vicepresidente avrebbe potuto modificare l’esito dei risultati elettorali, dicendo Spero che Mike farà la cosa giusta. Lo spero, lo spero proprio. Perché se Mike Pence fa la cosa giusta, vinciamo questa elezione. Tutto quel che deve fare – questa cosa viene dal più importante o certamente uno dei più importanti avvocati costituzionalisti nel nostro paese – ha il diritto assoluto di farlo. Siamo tenuti a proteggere il nostro paese, a sostenere la nostra nazione, a sostenere la nostra Costituzione, a proteggere la nostra Costituzione. Gli stati vogliono rivotare. Gli stati sono stati truffati. Hanno ricevuto false informazioni. Hanno votato sulla base di esse. Ora vogliono ricertificare. Rivogliono indietro tutto. Tutto ciò che il vicepresidente Pence deve fare è rispedirle le liste agli stati a ricertificare e noi diventiamo presidente e voi siete le persone più felici.

b. Dopo che l’imputato ha affermato in modo falso che il Parlamento della Pennsylvania voleva “ricertificare i loro voti.  Ma l’unico modo perché questo sia possibile è che Mike Pence acconsenta a rimandarli indietro”, la folla ha cominciato a cantare: “Send it back”, rimandali indietro.

c. L’imputato ha anche detto che non valgono più le regole normali, affermando: “E ci sono frodi dappertutto, non è vero? Quando si prende qualcuno che imbroglia, si ha il permesso di muoversi secondo regole diverse”.

d. Infine, dopo aver esortato “combattiamo. Combattiamo di brutto. E se non combattete di brutto, non avrete più una nazione”, l’imputato ha indirizzato la folla di fronte a lui verso il Campidoglio, lasciando intendere che sarebbe andato anche lui, e le ha detto di mostrare ai membri del Congresso “il tipo di orgoglio e di audacia di cui hanno bisogno per riprendersi il nostro paese”.

105. Durante e dopo le osservazioni dell’imputato, migliaia di persone si sono messe in marcia verso il Campidoglio.

Lo sfruttamento della violenza e del caos da parte dell’imputato al Campidoglio

106. Poco prima delle 13:00, il vicepresidente ha rilasciato una dichiarazione spiegando che il suo ruolo di presidente del Senato durante il procedimento di certificazione che stava per iniziare non includeva “l’autorità unilaterale di determinare quali voti elettorali devono  essere contati e quali no”.

107. Prima che l’imputato avesse finito di parlare, s’era iniziata a radunare una folla al Campidoglio. Successivamente, una massa di persone, compresi gli individui che erano arrivati a Washington e al Campidoglio su indicazione dell’imputato, ha rotto le barriere che delimitano il Congresso e si è mossa verso l’edificio, attaccando anche violentemente le forze dell’ordine che cercavano di proteggerlo.

108. L’imputato, tornato alla Casa Bianca dopo aver concluso il suo discorso, guardava quel che accadeva al Campidoglio in televisione nella sala da pranzo accanto allo studio ovale.

109. Alle 14:13, dopo più di un’ora di un avanzamento costante e violento, la folla ha fatto irruzione nell’edificio del Campidoglio.

110. Dopo aver ricevuto la notizia della violazione dell’edificio del Congresso, i consiglieri dell’imputato gli hanno detto che era in corso una rivolta e che i rivoltosi avevano violato l’edificio. Quando i consiglieri hanno esortato l’imputato a lanciare un messaggio di calma ai rivoltosi, l’imputato si è rifiutato, rimarcando ripetutamente che la folla al Campidoglio era arrabbiata perché l’elezione era stata rubata.

111. Alle 14:24, dopo che i consiglieri avevano lasciato l’imputato solo nella sua sala da pranzo, l’imputato ha fatto un tweet con l’intento di ritardare ulteriormente e ostacolare la certificazione: “Mike Pence non ha avuto il coraggio di fare ciò che avrebbe dovuto essere fatto per proteggere il nostro paese e la nostra Costituzione, dando agli stati la possibilità di certificare un insieme corretto di fatti, non quelli inesatti e fraudolenti che sono stati invitati a certificare in precedenza. L’America chiede la verità!”.

112. Un minuto dopo, alle 14:25, gli uomini della sicurezza sono stati costretti a evacuare il vicepresidente e portarlo in un luogo sicuro.

113. Al Campidoglio, per tutto il pomeriggio, i membri della folla cantavano: “Impiccate Mike Pence!” ; “Dov’è Pence? Portatelo fuori!” e “Pence traditore!”.

114. L’imputato si è ripetutamente rifiutato di approvare un messaggio che invitava i rivoltosi a lasciare il Campidoglio, come sollecitato dai suoi consiglieri più anziani, tra cui il consigliere della Casa Bianca, il viceconsigliere della Casa Bianca, il chief of staff e il suo vice e un altro consigliere Senior. Invece, l’imputato ha pubblicato due tweet in cui non chiedeva ai rivoltosi di lasciare il Campidoglio, ma che al contrario lasciava intendere che la folla fosse pacifica, inclusi: 

a. 14:38, “Per favore supportate la nostra polizia capitolina e le forze dell’ordine. Sono veramente dalla parte del nostro paese. Rimanete pacifici!”.

b. Alle 3:13, “Sto chiedendo a tutti quelli che sono al Campidoglio di rimanere pacifici. Nessuna violenza! Ricordate, NOI siamo il partito della legge e dell’ordine – rispettate la legge e i nostri uomini e donne vestiti di blu. Grazie!”.

115. Alle 15.00, l’imputato ha avuto una conversazione telefonica con il leader della minoranza al Congresso. L’imputato gli ha detto che la folla al Campidoglio era più arrabbiata per l’elezione di quanto lo fosse il leader della minoranza.

116. Alle 16:17, l’imputato ha pubblicato un video messaggio su Twitter  appena registrato nel Rose Garden della Casa Bianca. In esso, l’imputato ha ripetuto l’affermazione consapevolmente falsa “ci è stata rubata l’elezione” e ha infine chiesto alle persone di lasciare il Campidoglio, mentre diceva loro che erano “molto speciali” e “vi vogliamo bene”.

117. Dopo il tweet delle 16.47, mentre l’imputato si riuniva con gli altri nello studio ovale per guardare l’attacco al Campidoglio in televisione, l’imputato ha detto: “Vedete, questo è quello che succede quando cercano di rubare un’elezione. Queste persone sono arrabbiate. Queste persone sono davvero arrabbiate per questa cosa. Questo è quello che succede”.

118. Alle 18:01, l’imputato ha twittato: “Queste sono le cose e gli eventi che accadono quando una sacra vittoria elettorale a valanga è senza cerimonie e brutalmente strappata ai grandi patrioti che sono stati trattati male e ingiustamente per così tanto tempo. Tornate a casa con amore e in pace. Ricordate questo giorno per sempre!”.

119. La sera del 6 gennaio, l’imputato e il cospiratore 1 hanno tentato di sfruttare la violenza e il caos al Campidoglio chiamando i parlamentari per convincerli, sulla base di false dichiarazioni riguardo la frode elettorale, di ritardare la certificazione, tra cui:

a. L’imputato, attraverso dei collaboratori della Casa Bianca, ha tentato di raggiungere due senatori di Stato alle 18.

b. Dalle 18:59 alle 19:18, il co-cospiratore 1 ha chiamato cinque senatori e un deputato.

c. Il co-cospiratore 6 ha tentato di confermare i numeri di telefono di sei senatori che l’imputato aveva detto al co-cospiratore 1 di contattare per arruolarsi nel ritardare ulteriormente la certificazione.

d. In una delle chiamate, il co-cospiratore 1 ha lasciato un messaggio vocale a un senatore in cui diceva: “Abbiamo bisogno di voi,  nostri amici repubblicani, per cercare di rallentare in modo che i parlamenti possano ottenere maggiori informazioni per voi. E so che si riuniranno alle otto di stasera, ma l’unica strategia che possiamo seguire è l’opposizione di numerosi stati e sollevare questioni in modo da arrivare a domani, idealmente fino alla fine di domani”.

e. In un altro messaggio destinato a un altro senatore, il co-cospiratore 1 ha ripetuto consapevolmente false accuse di brogli elettorali, compreso il fatto che i conteggi dei voti certificati dagli stati al Congresso erano inesatti e che i governatori che avevano certificato sapevano che erano errati; che “gli immigrati clandestini” avevano votato in numero sostanziale in Arizona; e che “la Georgia ha fornito un numero in cui 65 mila minorenni hanno votato”. Co-cospiratore 1 ha anche affermato che le azioni del vicepresidente erano state sorprendenti e ha chiesto al senatore di “obiettare ad ogni stato e diffondere un po’ questa cosa come quando si fa ostruzionismo”.

120. Alle 19:01, mentre il co-cospiratore 1 stava chiamando i senatori a nome dell’imputato, il consigliere della Casa Bianca ha chiamato l’imputato chiedendogli di ritirare qualsiasi obiezioni e di consentire la certificazione. L’imputato ha rifiutato.

121. L’attacco al Campidoglio ha ostacolato e ritardato la certificazione per circa sei ore, fino a quando il Senato e la Camera dei rappresentanti sono tornati a riunirsi separatamente alle 20:06 e alle 21:02, e si sono ritrovati in sessione congiunta alle 23:35.

122. Alle 23:44, il co-cospiratore 2 ha inviato un’email all’avvocato del vicepresidente chiedendo che il vicepresidente violasse la legge e cercando di ottenere un ulteriore ritardo nella certificazione. Il co-cospiratore 2 ha scritto: “Ti imploro di considerare una violazione relativamente minore dell’Eca e di aggiornare la sessione tra 10 giorni per consentire ai Parlamenti di portare a termine le loro indagini, nonché per consentire una verifica completa della massiccia quantità di attività illegali che si sono verificate”.

123. Alle 3:41 del 7 gennaio, come presidente del Senato, il vicepresidente ha annunciato i risultati certificati delle elezioni presidenziali del 2020 a favore di Biden.

Capo d’accusa numero due (Cospirazione per ostacolare un procedimento ufficiale)

126. A partire dal 14 novembre 2020 circa fino al 7 gennaio 2021 circa, nel distretto di Columbia e altrove, l’imputato Donald J. Trump ha con consapevolezza combinato, cospirato, in accordo con i co-cospiratori, conosciuti e sconosciuti al Gran Giurì, per ostacolare e impedire in modo corrotto un procedimento ufficiale, cioè la certificazione del voto elettorale.

Capo d’accusa numero tre (Ostruzione e tentativo di ostacolare un procedimento ufficiale)

128. A partire dal 14 novembre 2020 circa fino al 7 gennaio 2021 circa, nel distretto di Columbia e altrove, l’imputato, Donald J. Trump, ha tentato di ostruire e in modo corrotto ostruito un procedimento ufficiale, cioè, la certificazione del voto elettorale.

Capo d’accusa numero quattro (Cospirazione contro i diritti)

130. A partire dal 14 novembre 2020 circa fino al 20 gennaio 2021 circa, nel distretto di Columbia e altrove, l’imputato Donald J. Trump, ha consapevolmente ordito, cospirato, confederato, in accordo con i co-cospiratori, conosciuti e sconosciuti al Gran Giurì, al fine di colpire, opprimere, minacciare e intimidire una o più persone nel libero esercizio e godimento di un diritto e di un privilegio garantiti dalla Costituzione e dalle leggi degli Stati Uniti, cioè il diritto di voto, e di avere il proprio voto contato.

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