(foto EPA)

il verdetto

Trump incriminato. Ora 15 mesi di scontri politici e legali

Marco Bardazzi

Da ieri sera l'ex presidente è in corsa non solo contro Biden, ma anche contro un ergastolo. La prossima udienza è fissata per il 28 agosto

Dopo essere sopravvissuto a due impeachment presidenziali, stabilendo un record nella storia americana, Donald Trump da ieri sera è alle prese con un’altra sfida epocale: affrontare tre processi penali contemporaneamente, negli stessi mesi in cui farà campagna elettorale per convincere gli americani ad eleggerlo di nuovo presidente. Se ci riesce, avrà un’altra opportunità mai vista nella storia degli Stati Uniti: quella di bloccare, da presidente, tutte le accuse che lo riguardano ed evitare decenni di carcere.

In pratica, da ieri Trump è in corsa non solo contro Biden, ma contro un sostanziale ergastolo. Nella corte federale di Washington dove è comparso nel tardo pomeriggio di giovedì, Trump si è dichiarato “non colpevole” rispetto ai quattro capi d’accusa che il procuratore speciale Jack Smith e un grand jury gli hanno contestato per l’assalto del 6 gennaio 2021 a Capitol Hill. L’ex presidente dovrà difendersi dalla pesante accusa di aver cospirato con una serie di collaboratori - qualcosa di simile all’associazione a delinquere del nostro codice - per cercare di bloccare il processo democratico di ratifica, da parte del Congresso, della vittoria di Joe Biden alle elezioni presidenziali. L’udienza, a poca distanza dal luogo dove sono avvenuti gli eventi per i quali andrà a processo, è durata poco più di mezz’ora ed è stata dedicata alle formalità preliminari. Scortato dagli agenti del Servizio segreto, Trump è entrato nella corte assediata dalle troupe delle televisioni e da una piccola folla e ha risposto serio e rigido alle domande di rito del giudice Moxila Upadhyaya, prima di dichiararsi “non colpevole”. Poi è risalito in macchina e si è fatto portare di corsa in aeroporto, per dimostrare tutto il suo disgusto per “la palude”, come chiama Washington, la città che sostiene di voler ripulire con altri quattro anni di presidenza.

È un giorno molto triste per l’America”, ha detto Trump ai giornalisti ai piedi della scaletta del suo jet privato, reggendo un ombrello che gli è stato passato da Walt Nauta, il suo assistente personale che è anche indagato con lui per la vicenda dei documenti classificati trovati nella villa di Mar-a-Lago in Florida (e con il quale, per ordine di un altro giudice, in teoria non dovrebbe neppure parlare). “Questa è una persecuzione di un oppositore politico”, ha aggiunto Trump, riferendosi all’amministrazione Biden e al suo possibile rivale nel re-match elettorale dell’anno prossimo. “Una cosa così non sarebbe mai dovuta succedere in America”. In precedenza, sui social, Trump aveva detto ai suoi sostenitori del mondo Maga (Make America Great Again) che andava a “farsi arrestare per loro” e che questi processi lo aiuteranno soltanto a vincere. I sondaggi per ora gli danno ragione: la raffica di accuse che lo ha raggiunto non ha scalfito e ha anzi incrementato il vantaggio di Trump nei confronti dei suoi rivali per la nomination repubblicana, primo tra tutti Ron DeSantis, che per solidarietà politica e di partito (e per timore di perdere consensi) non lo stanno attaccando per le vicende giudiziarie. Il mondo repubblicano al momento sembra compatto nel sostenere la linea trumpiana del complotto da parte di Biden e del cosiddetto “deep state” di Washington per far fuori l’ex presidente. Per tutta la durata dell’udienza, la rete conservatrice FoxNews, per esempio, ha tenuto sullo sfondo le immagini dell’aula federale dove compariva Trump, ma ha parlato quasi esclusivamente dei “guai giudiziari” di Biden legati a suo figlio Hunter, con una sfilata di deputati repubblicani comparsi a proclamare che il paese è ormai “una dittatura” e che serve un impeachment contro il presidente. È la contro narrazione con cui l’America adesso dovrà fare i conti per altri 15 mesi che si presentano caotici, inediti, complicatissimi.

 

Trump e il suo team legale dovranno continuamente muoversi tra New York, Miami e Washington (e presto forse la Georgia), per comparire nelle continue udienze dei processi che lo aspettano. Il tutto mentre l’ex presidente farà campagna elettorale, con un complesso equilibrio tra date processuali ed eventi politici che sarà evidente già nelle prossime settimane. Il 23 agosto è in programma il primo dibattito tra i candidati alla nomination repubblicana e negli stessi giorni il team legale di Trump dovrà fare i conti con un’udienza il 25 in Florida per la vicenda dei documenti segreti detenuti illegalmente a Mar-a-Lago e con la prima udienza preliminare il 28 a Washington per il processo per Capitol Hill. Stavolta Trump non è tenuto a comparire, ma ci sarà il giudice sorteggiato per il processo in aula, Tanya Chutkan, un magistrato federale nominato da Barack Obama contro la quale i legali dell’imputato avvieranno la loro offensiva. Vogliono ricusarla e cercare di portare il processo lontano dalla “palude” di Washington, dove dominano i democratici. E vogliono soprattutto allungare i tempi, per evitare che arrivino sentenze prima del voto degli americani nelle presidenziali del 5 novembre 2024.

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