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Roulette trumpiana

Trump punta sui guai di Hunter Biden per dirottare l'attenzione

Marco Bardazzi

L'ex presidente degli Stati Uniti gioca d’azzardo con la giustizia e cerca appigli legali per rinviare le sentenze che lo porterebbero in carcere a vita. E sta costruendo una contronarrazione che spera gli porti bene come quella sulle mail di Hillary Clinton nel 2016

Prima di diventare presidente, quando era ancora solo un imprenditore immobiliare e un personaggio televisivo, Donald Trump aveva due cose in cima all’agenda delle priorità. La prima era la passione per il gioco d’azzardo, che lo portò a diventare il re di Atlantic City acquistando i principali casinò della zona. La seconda era fare tutto il possibile per stare fuori dal radar della giustizia: temeva le aule giudiziarie, dove rischiava continuamente di trovarsi imputato, e per anni è riuscito a chiudere ogni vicenda legale con patteggiamenti o qualche tipo di accordo. Adesso, da ex presidente che cerca di tornare alla Casa Bianca, Trump è riuscito a mettere insieme le due cose. Sta giocando d’azzardo con la giustizia, nella partita decisiva della sua vita.

 

L’obiettivo è quello di trovare tutti gli appigli legali per rinviare il più possibile sentenze che lo potrebbero portare in carcere a vita, usando la roulette elettorale per tentare un colpaccio: farsi eleggere di nuovo presidente e annullare così, dallo Studio Ovale, le inchieste federali che lo riguardano. È questa la chiave di lettura con cui andranno letti i 15 mesi complicatissimi che attendono l’America, dove politica e giustizia si intrecceranno continuamente. In quest’ottica, l’udienza di giovedì sera a Washington per l’incriminazione di Trump è stato il vero inizio della campagna elettorale americana.

 

L’ex presidente, sopravvissuto a due impeachment del Congresso, adesso deve affrontare tre processi penali contemporaneamente (con un quarto in arrivo) ed è in corsa non solo contro Joe Biden e Ron DeSantis, ma anche contro il tempo per evitare un sostanziale ergastolo. “Questa è una persecuzione di un oppositore politico, una cosa così non sarebbe mai dovuta succedere in America”, ha detto Trump dopo essersi dichiarato “non colpevole” rispetto ai quattro capi d’accusa che il procuratore speciale Jack Smith e un grand jury popolare gli hanno contestato per l’assalto del 6 gennaio 2021 a Capitol Hill.

   

È il processo più difficile per Trump, che dovrà difendersi dalla pesante accusa di aver cospirato con una serie di collaboratori – qualcosa di simile all’associazione per delinquere del nostro codice – per cercare di bloccare il processo democratico di ratifica della vittoria di Biden. 
Adesso si apre una doppia partita, politica e giudiziaria, di cui si vedranno i primi intrecci già nelle prossime settimane. L’ex presidente e il suo team legale dovranno continuamente muoversi tra New York, Miami e Washington (e presto forse la Georgia), per comparire nelle udienze dei processi che lo aspettano. Il tutto mentre lo stesso Trump e il suo team politico faranno campagna elettorale, con un complesso equilibrio da gestire. Il 23 agosto è in programma il primo dibattito tra i candidati alla nomination repubblicana e negli stessi giorni il team legale dovrà fare i conti con un’udienza il 25 in Florida per la vicenda dei documenti segreti detenuti illegalmente a Mar-a-Lago e con una nuova udienza il 28 a Washington. L’azzardo finora ha pagato. I sondaggi dicono che la base repubblicana è ancora in gran parte con l’ex presidente e lo ritiene un perseguitato da parte dell’Amministrazione Biden.

   

Gli avversari per la nomination nel suo partito non hanno il coraggio di attaccarlo e i repubblicani in Congresso sono impegnati a costruirgli la contronarrazione che dominerà la campagna elettorale. Un racconto della realtà che già si vede sulle reti tv e sui social della destra, dove dei processi a Trump si fa appena un accenno mentre sembra che tutto il problema dell’America sia il caso di Hunter Biden. Si parla pochissimo, fuori da questa echo-chamber repubblicana, della vicenda che vede protagonista il figlio del presidente per uella , ma sta per diventare l’equivalente di ciò che nel 2016 erano state le accuse a Hillary Clinton di aver gestito male le sue mail al Dipartimento di stato. Su quelle accuse e quella contronarrazione – con l’aiuto anche di un po’ di disinformazione russa – Trump vinse le elezioni. Ora cerca il bis con Biden. Sentiremo parlare moltissimo di Hunter e dei suoi rapporti con il governo ucraino e la società di energia Burisma. O almeno così spera Trump.

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