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In Gran Bretagna

Sunak al volante. Il premier inglese ribalta la politica green dei Tory e BoJo

Cristina Marconi

Niente scatti in bici per il primo ministro: il leader conservatore si fa paladino degli automobilisti e della "gente normale" che non può tollerare che le politiche ambientaliste abbiano un qualunque impatto sullo stile di vita delle masse

Rishi Sunak ha trovato parcheggio, forse. Rompendo con la linea tenuta finora (a fatica) dal suo partito, ha deciso di farsi paladino degli automobilisti e di quell’idea astratta di “gente normale” che non può tollerare che le politiche ambientaliste abbiano un qualunque impatto sullo stile di vita delle masse. E quindi, dopo essersi fatto fotografare nella Rover di Maggie Thatcher, ha annunciato un centinaio di nuove licenze per esplorazioni e trivellamenti al largo del Mare del Nord, con la promessa che si possono azzerare le emissioni entro il 2050 e puntare sul petrolio e il gas, purché siano local per inquinare quattro volte meno, e creando pure 20mila posti di lavoro grazie al progetto Acorn sulla cattura e lo stoccaggio del carbonio nei giacimenti petroliferi in disuso. Che peraltro sono in Scozia, dove la crisi dell’Snp ha aperto praterie politiche per i due principali partiti britannici. Inoltre, con la riduzione dei costi sul carbon trading scheme, si fa pure un po’ di concorrenza all’Unione europea dove le regole sono più stringenti.

Deve essere sembrato tutto estremamente facile per Sunak, non fosse che la comunità scientifica ha tuonato, mandando a Downing Street una lettera firmata da 600 esponenti del gotha degli istituti di ricerca del paese, e che anche giornali come l’Ft e il Times, per non parlare degli altri, hanno accolto con estrema freddezza la mossa. Che al di là delle questioni prettamente ambientali, mette incertezza nel settore degli investimenti sulle energie rinnovabili in un paese che di certezza, dopo la Brexit, ha assoluto bisogno. L’idea di puntare tutto sulla lotta al presunto radicalismo green è venuta al premier Rishi Sunak dopo che i Tory hanno vinto per poco le suppletive di Uxbridge e Ruislip, dove c’era da rimpiazzare addirittura Boris Johnson, controverso fino al midollo ma mai sull’ambiente, dove seguiva religiosamente il diktat di sua moglie Carrie, attivista, riciclatrice convinta, devota all’affitto di vestiti.

Il risultato sarebbe stato dovuto soprattutto al terrore degli elettori di vedersi estendere Ulez, la zona a emissioni ultra basse in cui i veicoli non a norma possono circolare solo pagando una quindicina di sterline al giorno, in cui il premier ha visto uno spiraglio per uscire dall’opacità e parlare a quella fascia provinciale e suburbana più o meno facoltosa che dall’auto dipende, mentre i centri delle città sono ormai molto avanti nell’emancipazione dalle auto private. Sunak ha un consenso basso e il costo della vita è aumentato in modo vertiginoso, motivo per cui anche il laburista Keir Starmer ha dovuto prendere un po’ le distanze dall’estensione di Ulez firmata dal sindaco di Londra Sadiq Khan. Ma il Labour ha promesso uno stop alle trivellazioni in caso di vittoria, le politiche di Sunak non sono parte del manifesto con cui i Tory hanno vinto le elezioni nel 2019 e c’è una maggioranza del paese, come sottolineato anche dal Ft, che nell’estate dei roghi e dei tornado ritiene che l’obiettivo delle emissioni zero vada perseguito.

 

Una proporzione che si riduce quando si parla di sacrifici per le famiglie, ma che comunque rimane impossibile da trascurare. L’altro problema di Sunak riguarda quel cerbero affamato che è il Partito conservatore, le cui spaccature interne già hanno portato a disastri come la Brexit. Sono lontani i tempi in cui David Cameron e Boris si facevano fotografare in bicicletta, mostrando il volto cool dei Tory, che è anche il “nasty party” individualista: una corrente ben rappresentata dal Sun, che ha chiesto subito di bloccare l’espansione di Ulez, di non imporre zone a basse emissioni contro il parere dei residenti, di rinviare il blocco delle nuove auto a benzina o diesel, di eliminare l’obiettivo del 22 per cento di auto elettriche, di non mettere nessuna nuova tassa sulle auto e di bloccare le accise. Il premier rischia di trovarsi travolto da una spirale di richieste senza fondo, ora che ha mostrato di essere (in)sensibile alla causa. Quale sia “zeitgeist” o no lo diranno forse solo le elezioni, ma intanto la scelta di Rishi di andare in elicottero a Aberdeen, la Dallas scozzese, o la sua predilezione per i voli di stato è molto criticata. Forse perché più che in passato la gente davanti alla confusione da cambiamento climatico vuole leadership, una mano sicura che li conduca verso il futuro, un pragma-ambientalismo che non faccia sembrare le misure green una scelta penitenziale ma un’opportunità. E poi perché se sul climate change qualcuno ha ancora dubbi, l’aria inquinata la respirano tutti.

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