nel regno unito

I Tory perdono due suppletive su tre. Nell'unica vinta ha pesato una politica ecologica

Paola Peduzzi

Il caso Uxbridge spiega la battaglia che ci attende sull'ambiente: secondo Keir Starmer, il leader del Labour, a consegnare ai Tory l'unica vittoria è stato il progetto Ulez, che prevede per i veicoli che non rispettano alcuni criteri di pagare 12,5 sterline al giorno per accedere a determinate zone

I conservatori britannici hanno perso due seggi su tre alle elezioni suppletive di giovedì, ma poiché le previsioni erano di una disfatta totale ora rivendicano il loro sollievo. Tanto più che la circoscrizione che resta in mano al partito di governo, Uxbridge and South Ruislip, è quella lasciata vacante dall’ex premier Boris Johnson, andato via sbattendo la porta, quindi c’è anche un sapore di vendetta. In realtà, i Tory hanno poco da essere rincuorati: a Uxbridge hanno vinto con uno scarto di 495 voti (è un seggio conservatore dagli anni Sessanta) e uno spostamento di voti verso il Labour del 6,7 per cento; a Selby and Ainsty, ha vinto il candidato del Labour, Keir Mather, che con i suoi 25 anni sarà il deputato più giovane del paese, con uno swing dai Tory al Labour del 23,7 per cento; a Somerton and Frome ha vinto la candidata dei Lib-dem, Sarah Dyke con uno swing dei voti conservatori del 29 per cento.

 

Il drenaggio di consensi dal Partito conservatore è visibile e corposo, i sondaggi a livello nazionale lo confermano con uno scarto a vantaggio del Labour del 20 per cento, e anche se il premier, Rishi Sunak, è andato a Uxbridge a festeggiare la non sconfitta, dicendo che tutte le previsioni erano contro i conservatori e invece la loro proposta regge, le prospettive non sono affatto rassicuranti. I dati economici non positivi assieme alle rilevazioni che su quasi tutti i temi – a partire dalla Brexit, che sta avendo, essendo costosissima, un effetto nello spostamento dei voti – rischiano di far sembrare inevitabile la sconfitta: poiché gli inglesi amano molto i paragoni storici e le statistiche, paragonano questo momento a quello dell’ex premier conservatore John Major nel 1997 – i Tory restarono di lì in poi all’opposizione per diciotto anni. 

 

Anche il Labour ha però rilevato un problema non piccolo a Uxbridge – non è un problema esclusivamente locale né inglese, ma una tendenza che si registra in tutta Europa. Secondo le analisi prevalenti e soprattutto secondo Keir Starmer, il leader del Labour, a consegnare ai Tory l’unica vittoria di queste suplettive è stato un piano ambientalista: l’Ulez. L’acronimo sta per Ultra Low Emission Zone ed è un progetto introdotto a Londra che prevede per i veicoli che non rispettano alcuni criteri ecologici di pagare 12,5 sterline al giorno per accedere a determinate zone. Si tratta di una politica comunemente utilizzata in molte città europee: a volerla nella capitale inglese fu l’allora sindaco Boris Johnson (sempre lui!) e divenne operativa nel 2019, quando a guidare Londra era già stato eletto il laburista Sadiq Khan. All’inizio la restrizione riguardava soltanto il centro della capitale ma negli anni i confini della Ulez si sono allargati fino a che nel novembre dello scorso anno si è deciso un ulteriore ampliamento – 18 volte l’area originaria – che comprende tutti i borough, i distretti periferici di Londra. Il provvedimento entrerà in vigore il prossimo 29 agosto e come si sarà capito anche Uxbridge è compresa e questo fatto è diventato rilevante durante la campagna elettorale, al punto che l’Ulez – e quindi il sindaco Khan – era indicata come la principale causa dell’occasione mancata per il Labour contro i Tory.

 

Khan ha difeso la propria decisione “difficile”, ha ricordato che ha predisposto un piano da 110 milioni di sterline per garantire delle esenzioni ai redditi più bassi che non possono permettersi né di cambiare l’automobile né di pagare l’ingresso nella Ulez e ha cercato di ribaltare la questione della giustizia sociale: “Sono i londinesi più poveri che hanno meno probabilità di possedere un’auto e di subire le peggiori conseguenze dell’inquinamento, e questo non è giusto” – lo stesso lo ha detto per i neri e per le minoranze meno agiate. Keir Starmer è stato però molto secco: l’Ulez ci ha impedito di strappare Uxbridge ai Tory, ha detto. E ancora: “Questo è un seggio che non conquistammo nemmeno nella vittoria schiacciante del 1997, e il motivo per cui non ce l’abbiamo fatta è l’Ulez. Lo sappiamo, l’abbiamo sentito dagli elettori, e il sindaco ci dovrebbe riflettere”.      

 

Il caso di Uxbridge è indicativo fuori dal Regno Unito per due ragioni. La prima è che è vero che l’Ulez è un’iniziativa partita dai Tory, che durante la guida di David Cameron sono diventati molto più attenti alle questioni ambientali: era la stagione dei “green conservative”, in cui le destre moderate in molti paesi europei hanno fatto loro la battaglia ambientalista. Oggi non è più così, non solo perché di destre moderate ce ne sono invero poche ma perché   i costi della transizione ecologica sono diventati un tema di grande polarizzazione politica. La seconda è che stanno emergendo forze di grande consenso – la più eclatante è il movimento civico-contadino nei Paesi Bassi – il cui unico obiettivo è denunciare i costi della transizione e bloccarne ogni progetto, portando come ragione di fondo non soltanto la separazione tra campagne e città, tra sinistra e destra, ma soprattutto quella del reddito, come a dire: l’ambientalismo è classista.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi