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editoriali

Se l'integrazione funziona, l'economia si muove. Un segnale dalla Germania

Redazione

Un’impresa tedesca su cinque nasce per iniziativa di persone con un passato migratorio

La locomotiva tedesca sta frenando rallentata da una congiuntura sfavorevole resa più onerosa da una transizione energetica impegnativa. E però i segni positivi non mancano. Come quelli diffusi dal Global Entrepreneurship Monitor (Gem), uno studio effettuato dal Centro di Competenza per l’Economia Rkw, secondo cui il tasso di natalità delle imprese in Germania è salito del 9,1 per cento nel 2022, raggiungendo il valore più alto mai dal 1999. La crescita quasi a due cifre percentuali forse è anche dovuta a un rimbalzo tecnico dopo che nel 2020 si era registrato un insolitamente basso +4,8 per cento, frutto dei lockdown da pandemia. A spulciare nello studio si scopre anche che il gender gap aumenta rispetto agli anni precedenti: nel 2022, le startup fondate da uomini crescono dell’11 per cento contro il 7 di quelle varate dalle donne. Nel 2021 la differenza si era fermata a 3,1 punti mentre nell’annus horribilis 2020 appena allo 0,7.

    

La sorpresa però è altrove: nel 2022 le imprese fondate da residenti con un passato migratorio hanno fatto un balzo avanti del 19,9 per cento  contro l’8,3 di quelle lanciate da cittadini tedeschi figli di genitori tedeschi. Un’impresa su cinque, quindi, nasce per iniziativa di persone non nate in Germania o che non parlano il tedesco dalla nascita. A Berlino c’è la scuola guida fondata da Birol Sevim, turco tedesco però ormai di terza generazione. Più notevole lo sforzo compiuto dall’iraniano Hamed Beheshti e dal suo socio iracheno Ali Al-Hakim che nel 2014 hanno messo su un’impresa, oggi pluripremiata, per la depurazione delle acque. Quando chiesero il mutuo in banca rifiutarono il caffè che era stato loro offerto. Era Ramadan, spiegarono nel loro tedesco claudicante, sconcertando il funzionario di turno. Per due maghi del biotech c’è una pletora di micro imprese meno affascinanti ma il segnale che uno straniero può fare impresa in Germania resta. E non è il primo: durante la pandemia non si parlava che della BioNTech di Magonza fondata dalla coppia Uğur Şahin e Özlem Türeci.

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