Il monumento per le vittime dell'Holomodor a Kyiv (LaPresse)

l'intervista

“L'ignobile nota dell'ambasciata russa sull'Holodomor”. Parla Graziosi

Maurizio Stefanini

I diplomatici russi parlano di "manipolazione” e “falsificazione” per “per compiacere le forze ultranazionaliste, neonaziste e russofobe e i loro patroni angloamericani”. Lo studioso di storia dell’Urss e dell’Ucraina spiega perché si tratta di "un comunicato assurdo, ma anche molto rivelatore” del pensiero di Putin

“E’ una nota assurda, ma anche molto rivelatrice”. Studioso di storia dell’Urss e dell’Ucraina, autore tra l’altro nel 1991 di  “Lettere da Kharkov: La carestia in Ucraina e nel Caucaso del Nord nei rapporti dei diplomatici italiani. 1932-33”, Andrea Graziosi stronca così il commento dell’ambasciata russa in Italia sul dibattito al Senato a proposito del riconoscimento dell’Holodomor come genocidio del popolo ucraino. “La carestia del 1932-1933 è una tragedia comune, il cui ricordo unisce i popoli di Russia, Ucraina e Kazakistan”, sostiene l’ambasciata. “Fu il risultato della sovrapposizione degli errori gestionali da parte delle amministrazioni regionali delle zone agricole dell’Urss sulle condizioni climatiche sfavorevoli dei primi anni ‘30”. Quindi “la tesi dell’Holodomor-genocidio”, dice la Russia, è un’operazione di  “manipolazione” e “falsificazione”  per “massimizzare la disunione dei popoli uniti dai plurisecolari legami storici, culturali e spirituali... per compiacere le forze ultranazionaliste, neonaziste e russofobe e i loro patroni angloamericani”.

 

“Non avevano alcun bisogno di scrivere quello che hanno scritto”, spiega Graziosi, “perché che l’Holodomor sia stato un genocidio non c’è alcun dubbio. Ma non c’è dubbio nemmeno che non è stato un genocidio voluto dai russi contro gli ucraini, cioè non ha un’origine nazionale. L’Holodomor ha la sua origine nella collettivizzazione forzata socialista dell’agricoltura, nelle politiche e nelle scelte di Stalin, cioè di un regime comunista che allora anzi si diceva completamente ostile alle politiche del nazionalismo e che sicuramente reprimeva, pur se non così terribilmente assieme agli ucraini o ai kazaki, anche i contadini russi”. Dunque, “si sarebbe potuto dire semplicemente che non era un genocidio causato dai russi contro gli ucraini, cosa che sarebbe stata vera”.

“Quello che Stalin voleva fare non era sterminare tutti gli ucraini – dice lo storico al Foglio –. Nel 1932-33 temeva la resistenza contadina alle sue politiche socialiste nelle campagne e la spiegava anche con le politiche a favore delle nazionalità, inclusa quella ucraina, adottate da Lenin e da lui negli anni ‘20. Quindi Stalin decise di spezzare quella resistenza e quella ucrainizzazione cattiva con una fame sterminatrice che uccise di fame circa 4 milioni di contadini in pochi mesi, cambiando radicalmente la natura del popolo ucraino”.  

Ma la nota dell’Ambasciata russa è per Graziosi indicatrice “del fatto che questo regime si identifica non con la Russia intesa come una nazione che fa parte dell’Europa. Dietro quel comunicato c’è una visione per cui l’Impero Russo è l’Unione Sovietica che è la Russia di oggi, che è la Russia Eterna, una comunità di popoli gerarchizzata e comandata da Mosca. Stalin aveva quindi fatto bene a sterminare gli ucraini che si opponevano alle politiche di Mosca. Una Russia Eterna che adesso Putin cerca di ricreare chiamandola mondo russo, un Russkiy Mir che si oppone all’Europa. Questo era ad esempio scritto nella lettera ignobile (dell’ambasciatore russo Paramonov, ndr) pubblicata da Repubblica, per cui il Mondo russo assorbe il ‘meglio dell’occidente’ ma diventa una cosa diversa da esso, e può combattere contro di esso per obbligare un popolo a stare con Mosca invece che con l’Europa”.

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