(foto Ansa)

a madrid

Gli slogan, l'aereo e le coppie (infelici) della Spagna al voto

Silvia Ragusa

Nel paese chiamato alle urne la campagna elettorale si è arricchita di romance. Chissà quale di questi nascerà e quale finirà

Valencia. A Girona, in Catalogna, tiene banco la presunta falsa storia d’amore tra Oscar e Maria. Lui è un attivista del movimento indipendentista catalano. Lei un’agente di polizia infiltrata tra i separatisti (pare) per ottenere notizie sul “nemico”. Oscar ha accusato Maria, lo stato, e il ministro dell’Interno, Fernando Grande-Marlaska, di aver violato ogni regola: “Vi siete presi gioco dei miei sentimenti per estorcerci informazioni”, ha detto tra le lacrime, accanto al suo avvocato. Fine del romance. 

Nel resto della Spagna si respira un po’ la stessa aria da romance latino: c’è una (falsa, vera o presunta?) storia d’amore in fieri, quella tra il leader del partito socialista e attuale premier Pedro Sánchez e la vicepremier, Yolanda Díaz, candidata del partito di sinistra Sumar. Ci sono le accuse e i pettegolezzi di Santiago Abascal, a capo dell’ultranazionalista Vox, contro un governo “bugiardo e pericoloso”. C’è una fotografia che riemerge dal passato: Alberto Núñez Feijóo, presidente del Partito popolare, ritratto in costume da bagno sullo yacht del narcotrafficante gallego, già condannato, Marcial Dorado. “Non sapevo chi fosse”, si giustifica l’aspirante premier davanti ai media, “nel 1995 non c’era Google”. C’è poi anche una scenografia allestita nel centro di Madrid: la riproduzione di una cabina d’aereo. Si tratta del Falcón, aereo di stato usato da Sánchez “più e più volte, troppe” (a detta degli avversari). “E’ arrivato il momento di far sbarcare Pedro dal Falcón”, dice il centrodestra. 

“Al momento non sappiamo come stia andando la campagna elettorale. Non è possibile fare sondaggi o previsioni fino al voto. Ma in questi ultimi giorni abbiamo visto alcuni affondi personali tra i candidati”, dice al Foglio Pablo Simón, docente di Scienze politiche all’Università Carlos III di Madrid. La femminista ed ex comunista Yolanda Díaz si fa riprendere dalle telecamere mentre stira i panni: lei è diversa dagli altri politici che fanno cose artificiose e costruite. Santiago Abascal insiste, parlando alla Spagna rurale, con toni da apocalisse. “Che significa per voi essere una donna?”, chiede ai due candidati Sánchez e Díaz presenti al dibattito tv di mercoledì sera, riferendosi alla cosiddetta ley trans, la legge sui diritti Lgbtq. Poi ci sono il fanatismo climatico, la lobby gay, l’immigrazione clandestina, il feminazismo. Che fatica, però, far passare il messaggio che i maschi iberici siano una specie in via d’estinzione per via di un divorzio o di una denuncia per violenza di genere. 

 

Sánchez, da parte sua, fa il premier anche in campagna elettorale. “Abbiamo fatto tanto. Lo abbiamo fatto bene. Possiamo fare meglio”. Per il politologo è stata una campagna all’insegna di un gran paradosso: il presidente “è più impopolare delle sue misure politiche”, dice: “Le riforme del governo socialista, in generale (se guardiamo ai sondaggi popolari) sono ampiamente sostenute, perfino dal centrodestra. Per esempio, l’elettorato di destra appoggia l’aumento del salario minimo interprofessionale. L’elettorato di destra appoggia la legge sull’eutanasia (l’80 per cento degli spagnoli è favorevole ndr.). Se il Partito popolare parla di misure politiche sa di avere un problema”. Per questo Feijóo e i suoi si sono concentrati in una campagna contro il “sanchismo” e la figura stessa del capo del Psoe. Al dibattito di mercoledì sera (l’ultimo prima del voto di domenica) il candidato del centrodestra ha dato forfait. Colpa della lombalgia, ha fatto sapere dopo le insistenti domande dei giornalisti. Ma per Simón il mal di schiena c’entrava ben poco. “Non voleva comparire al fianco di Santiago Abascal, perché significava rendere plasticamente visibile lo schieramento in due blocchi politici ben definiti: Psoe con Sumar, Pp con Vox. Feijóo vuole rubare voti alla destra estrema ma anche alla sinistra, pescando tra i socialisti scontenti”. 

Insomma questo bipolarismo al quadrato al centrodestra non piace. Ma non è che sia una novità: dopo le amministrative dello scorso 28 maggio il Pp è già sceso a patti con Vox per governare in 140 municipi e alcune province importanti come Castilla y León o Valencia. “Tutto dipende dai numeri. Il Partito popolare, secondo i sondaggi, potrebbe essere il più votato ma non è detto che possa fare a meno di alleanze. Anzi”, dice Pablo Simón. Dopo il voto si saprà quale di questi romance nascerà e quale finirà.