La fregatura di Putin

L'Iran è l'unico che dà armi a Mosca, ma Mosca è inaffidabile pure con l'Iran

Cecilia Sala

la Repubblica islamica in termini di isolamento e sanzioni paga un prezzo anche per essere l'unico paese che spedisce armi a Putin per la sua guerra: in cambio sta ottenendo quasi niente. Gli aerei e il sospetto più micidiale per Teheran

Roma. Persino Teheran, che non può dirlo ad alta voce, non si fida del Cremlino e teme gli inganni di Vladimir Putin. Un diplomatico iraniano e un suo collega in pensione hanno parlato con il giornalista Saeed Azimi per lamentarsi di come la Repubblica islamica sia “caduta nella trappola” di Mosca, che non rispetta neppure gli alleati a meno che non sia costretta a farlo, perché capisce soltanto i rapporti di forza. Non è il primo segnale di nervosismo a Teheran, dove – per citare l’ultimo di una lista di possibili esempi – ieri la testate Jamaran News ha rilanciano un post dell’ambasciata russa commentando: “La solita mancanza di rispetto della Russia nei confronti dell’Iran”. 

Da quando un anno fa è stato consegnato a Mosca il primo lotto di droni suicidi Shahed da usare contro le città ucraine, la Repubblica islamica in termini di isolamento e sanzioni paga un prezzo anche per essere il solo alleato militare di Putin nella sua guerra di aggressione che va avanti da sedici mesi (con l’esclusione del presidente bielorusso Aljaksandr Lukashenka, che però è considerato più un vassallo che un partner.) In cambio di questo aiuto più unico che raro, Teheran sta ottenendo quasi niente. 

All’inizio di luglio, il generale Hamid Vahedi, che comanda l’aeronautica iraniana, ha rilasciato un’intervista alla televisione di stato in cui ha dato una notizia: “Per quanto riguarda l’acquisto di aerei da combattimento Su-35, noi ne abbiamo bisogno, ma non sappiamo quando arriveranno. Le decisioni dipendono dagli alti funzionari”. I Su-35 sono aerei da guerra russi e Azimi – che è solitamente ben informato – ha scoperto che Teheran li ha già pagati quando era ancora in carica il governo precedente, quello di Hassan Rouhani che ha finito il suo mandato nell’agosto del 2021. La cifra complessiva non è trascurabile perché i Su-35 valgono sul mercato circa 20 milioni di euro l’uno, ma gli aerei promessi e dovuti, dopo due anni, non sono mai stati consegnati. Secondo l’ex diplomatico, da contratto Mosca dovrebbe spedirli al massimo entro la fine dell’anno, ma non crede che avverrà. Una terza fonte, un funzionario degli apparati di sicurezza, ha detto che quell’intervista di Vahedi è un problema perché porta all’attenzione il fatto che le consegne siano in dubbio e questo mette in imbarazzo i vertici, che appaiono incapaci di farsi rispettare da Putin. 

La Repubblica islamica percepisce come un’umiliazione l’essere l’unica della coppia ad aver preso seriamente il patto per aumentare la cooperazione militare tra Mosca e Teheran, mentre la Russia si comporta come un alleato soltanto quando ha bisogno di un aiuto che praticamente nessun altro sembra essere disposto a darle. La Guida suprema ha pronunciato l’ultima volta pochi mesi fa una delle sue invettive contro “la diplomazia delle suppliche”. Cioè l’argomento che i conservatori iraniani avevano usato contro il precedente governo riformista che si era “fatto fregare” fidandosi degli occidentali e sottoscrivendo l’accordo sul programma nucleare poi stralciato da Trump. Dopo questa campagna, i conservatori hanno vinto alle ultime elezioni in cui i riformisti sono sprofondati, passando da venti milioni di voti a circa due. Ora c’è una parte della stampa, degli analisti e pure dei funzionari iraniani che accusa il governo conservatore di aver commesso lo stesso errore con l’interlocutore opposto, e parla esplicitamente di una inefficace “diplomazia delle suppliche” adoperata con Putin. Un sospetto in particolare è il più micidiale per Teheran: la stampa iraniana ha letto un articolo di Axios e ha scritto dell’incontro il mese scorso tra una delegazione russa e una israeliana per discutere delle forniture militari di Mosca alla Repubblica islamica. Un incontro “schietto e franco”, come lo ha definito Benjamin Netanyahu in un discorso al Parlamento. Azimi e i suoi interlocutori si domandano: non sarà che il nostro alleato Putin si è messo d’accordo con il nostro nemico per posticipare l’invio di aerei che gli abbiamo già pagato decine e decine di milioni?

Di più su questi argomenti: