Il garante turco

Economia, jet e visti. Perché Erdogan ha tolto il veto per l'adesione della Svezia alla Nato

Priscilla Ruggiero

Il presidente turco ha cercato di trarre il meglio dall'accordo tra Svezia, Stati Uniti e Unione europea, ma nonostante il suo bazar, ha permesso la realizzazione di un passo importantissimo per l’occidente e catastrofico per Putin: l’allargamento dell'Alleanza

Il “sì” del presidente turco Recep Tayyip Erdogan all’ingresso della Svezia nell’Alleanza atlantica “è un passo storico che rende tutti gli alleati della Nato più forti e più sicuri”, ha twittato lunedì sera il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, poco prima dell’inizio del summit di Vilnius, ripetendo le stesse parole poco dopo in conferenza stampa. Erdogan ha aperto il suo bazar, ha accettato l’adesione di Stoccolma all’Alleanza  dopo mesi di negoziati a porte chiuse, ma nonostante le molteplici richieste e condizioni ha infine acconsentito all’allargamento della Nato tanto inviso al presidente russo Vladimir Putin. Nelle dichiarazioni ufficiali il Cremlino non si è scomposto, ha detto che Erdogan “ha i suoi obblighi nei confronti dell’Alleanza, non è mai stato un segreto per Mosca”, eppure ha posto il veto alla risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che cerca di estendere la fornitura di aiuti transfrontalieri alla Siria attraverso la Turchia, non mostrando la stessa comprensione. Venerdì scorso Erdogan ha anche dichiarato apertamente di sostenere  l’adesione dell’Ucraina alla Nato, ha firmato un altro accordo di produzione di droni con Kyiv e ha riconsegnato i comandanti di Azov  a Kyiv: Putin ha condannato Erdogan per aver rilasciato i prigionieri affermando di aver violato i termini dell’accordo tra Mosca e Ankara stipulato all’inizio dell’“operazione speciale” in Ucraina.

 

Riguardo le concessioni da parte dell’occidente, Erdogan sa di poter ottenere molto, soprattutto da Washington, che anche per la competizione con Cina e Russia non può mantenere la sua politica di distanziamento sociale nei confronti di Erdogan: per questo poche ore dopo il via libera alla Svezia nella Nato, l’Amministrazione Biden  ha annunciato che procederà con il trasferimento degli aerei da combattimento F-16 alla Turchia – una condizione fondamentale per Ankara per dire “sì” all’allargamento, pure se i due paesi hanno sempre detto che le due questioni non erano legate. Parlando in tv, prima di partire per il vertice della Nato, il presidente turco ha legato  per la prima volta l’adesione della Svezia all’Alleanza con la candidatura della Turchia  all’Unione europea, in stallo dal 2018: Erdogan, in crisi economica con un’inflazione in aumento e riserve estere totalmente esaurite, potrebbe essere arrivato alla conclusione che il denaro russo non sia sufficiente e che sia importante per la Turchia il ritorno di investitori occidentali.

 

Anche nella dichiarazione congiunta per l’entrata della Svezia nell’Alleanza atlantica  fa riferimento al processo di adesione congelato della Turchia all’Ue, con Stoccolma che esprime “sostegno agli sforzi per rilanciare i colloqui di adesione”. Secondo gli esperti, Erdogan stesso sa quanto sia lontano per la Turchia lo status di membro dell’Unione e potrebbe persino non volerlo davvero, ma due sono i punti collegati all’Ue a cui  Ankara punta, e anche questi sono contenuti nella dichiarazione congiunta di lunedì, per cui Stoccolma promette di “sostenere attivamente gli sforzi”: la modernizzazione dell’unione doganale Ue-Turchia e la liberalizzazione dei visti.   Il primo sosterrebbe il commercio con i paesi europei e il secondo consentirebbe ai cittadini turchi di viaggiare più facilmente nell’Ue, un tema ormai ricorrente sui social media turchi a causa di dinieghi di visto apparentemente arbitrari da parte dei paesi europei.  Erdogan ha cercato di trarre il meglio da questo accordo tra Svezia, Stati Uniti e Unione europea, ma nonostante il suo bazar, ha permesso la realizzazione di un passo importantissimo per l’occidente e catastrofico per Putin: l’allargamento dell’Alleanza.