La forza dell'Ucraina secondo Andrew Harding: così cambia la guerra

Paola Peduzzi

La pazienza costosa degli ucraini, quella brutale dei russi e la nostra, scarsa. Intervista all'inviato della Bbc 

Milano. “Pazienza” è la parola che Andrew Harding ripete più spesso: la pazienza degli ucraini, che “non hanno alternative” e possono solo combattere, resistere, non farsi annichilire da dolore e devastazione; la pazienza che dobbiamo avere noi osservatori internazionali – “e la prudenza” – quando analizziamo l’andamento della guerra con la pretesa di vedere risultati immediati; e la pazienza dei russi, che hanno archiviato l’idea di una conquista veloce e ora pensano in lungo, imparando dagli errori del passato e aspettando che l’unità e la resistenza dell’Ucraina e dei suoi alleati si logorino, si sfaldino.

 

Andrew Harding è inviato della Bbc da trent’anni, ha raccontato tanti mondi, dall’Unione sovietica all’Africa,  dalla Cecenia all’Afghanistan: oggi mi parla da Dnipro, sta rientrando a Londra dopo l’ultima delle sue tante missioni in Ucraina per presentare  “A Small, Stubborn Town: Life, death and defiance in Ukraine”, uscito questa settimana (in Italia sarà pubblicato a ottobre da Solferino con il titolo "Una piccola città testarda"). “Volevo scrivere un libro ottimista – dice con quella sua voce che per il pubblico della Bbc è così riconoscibile – perché non mi sembrava giusto raccontare una storia deprimente mentre la guerra è ancora in corso”. In questo libro piccolo, denso e umanissimo Harding parla dell’arrivo dei russi a Voznesensk, una città di 30 mila abitanti nell’oblast di Mykolaïv, una settimana dopo l’inizio dell’invasione russa, di come “la comunità si è unita, organizzata, ingegnata” per  respingere via i russi dai loro giardini e dalle loro case, impedendone l’avanzata. “Siamo qui per liberarvi e proteggervi”, dice un soldato russo a Svetlana, una delle protagoniste di questa miniatura perfetta della resistenza ucraina, e lei gli chiede: da chi? “Dai fascisti, da Zelensky e dai suoi nazisti”, risponde il soldato “che è solo un bambino”.

 

“Ma che scemenza, state solo distruggendo tutto”, dice Svetlana, che è russa e ha sposato un ucraino e pensa al suo albero di pere tirato giù da un carro armato russo. “A Voznesensk c’è un ponte strategico – dice Harding – e questa armata improvvisata ma determinata di cittadini assieme alle forze ucraine ha deciso di farlo saltare in aria, fermando di fatto l’avanzata russa da sud e cambiando il corso della guerra”. Nel libro c’è la resistenza e c’è il suo costo, i civili e i militari uccisi dai russi, Anna che va a recuperare il cadavere di suo figlio colpito da un carro armato – “ci sono volute ore” per recuperare quel che era rimasto – e i cento sacchi trasparenti in cui sono stati messi i corpi dei soldati russi, recuperati anche questi. “La resistenza di Voznesensk e degli ucraini è straordinaria – dice Harding – e lo è anche oggi, forse ancora più oggi, perché qui sulla linea del fronte sono tutti esausti, preoccupati e stanchi”. E’ qui che Harding dice per la prima volta “pazienza”, che non è una scelta, è una necessità, ma quest’assenza di alternative “nutre non soltanto l’energia con cui gli ucraini resistono, ma anche la dedizione con cui costruiscono la loro identità dopo decenni in cui l’Ucraina è stata vista soltanto attraverso gli occhi dei russi. L’Ucraina si sta riscoprendo, rifacendo, riraccontando mentre combatte per il suo diritto di esistere”.

 

In questo ultimo mese in cui Harding è stato in Ucraina è iniziata la controffensiva e c’è stata la crisi del regime russo innescata dalla breve marcia su Mosca del leader della Wagner, Evgeni Prigozhin. “Gli ucraini non si sono fatti troppo distrarre dalla cosiddetta crisi del Cremlino – dice Harding – Sanno che un eventuale cambio di regime potrebbe non cambiare molto per loro. Però stanno imparando un’altra cosa importante, che la macchina da guerra russa è forte, impara ed è diventata paziente”. La voracità del blitz della prima fase della guerra ha lasciato il posto alla pazienza strategica, che è un’arma molto potente, “e anche se il presidente Zelensky ripete, giustamente, che l’esercito si riprenderà ogni centimetro del territorio ucraino, si fa largo la convinzione che la guerra si fermerà quando per Mosca non sarà più sostenibile, quando il vertice del potere russo troverà più conveniente fermarsi”.

 

Per questo ogni scricchiolio del potere di Vladimir Putin è importante: è lui, o chi ambisce al suo posto, che può fermare la guerra, gli ucraini possono solo continuare a difendersi. “Non andrei troppo di fretta nemmeno nel dare un giudizio sulla controffensiva – dice Harding – Noi che raccontiamo questa guerra dobbiamo essere pazienti e prudenti: è un sensible game questo. Gli ucraini sono diventati molto bravi nella guerra  dell’informazione, sanno che la loro forza è confondere i russi, anche questo continuo parlare della controffensiva ‘lenta’ potrebbe servire per condizionare la strategia e il dispiegamento di forze dei russi. Un altro esempio: parliamo di controffensiva d’estate, ma magari invece gli ucraini stanno preparandosi per l’inverno. Non è opportuno giudicare, anche per gli osservatori internazionali ci vuole pazienza”.

 

La macchina della guerra russa non si fa troppe domande, procede spietata a colpire obiettivi civili anche molto lontani dai combattimenti, lontanissimi come Leopoli, che dista dal fronte quanto Istanbul. “E’ il business as usual dei russi”, dice Harding, non c’è tregua, nessun ucraino deve sentirsi al sicuro, ovunque viva. La settimana scorsa anche lui era a Kramatorsk, ma lontano dalla pizzeria colpita dai missili russi. “Non ho mai incontrato Victoria Amelina – dice – ma ho sentito tanto parlare della sua enorme energia, del suo coraggio, del suo sorriso. Non ricordo chi ha scritto in questi giorni una cosa tristissima: il mondo sta scoprendo i nomi degli scrittori ucraini leggendone i necrologi”. Victoria Amelina è stata uccisa a Kramatorsk assieme ad altre dieci persone, in una pizzeria. Due giorni fa, la contraerea ucraina non è riuscita a intercettare i missili su Leopoli: dieci morti. I russi dicono che hanno colpito obiettivi in cui erano tenuti nascosti i carri armati britannici: era un palazzo con appartamenti. Come tutto in questa guerra, il costo di ogni cosa è straordinariamente più alto per gli ucraini, anche il costo della pazienza. 

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi