I discorsi

La versione di Prigozhin, Putin e Lukashenka sulla marcia della Wagner

I tre discorsi rompono il silenzio dopo la rivolta militare di sabato, ma raccontano una storia in parte discordante. Ecco cos'hanno detto i tre protagonisti della crisi russa

Dopo quasi due giorni di silenzio, seguiti alla rivolta prima scatenata e poi interrotta sabato in Russia da Evgeni Prigozhin, il primo a prendere la parola è stato proprio il capo della Wagner, con un messaggio audio di undici minuti diffuso ieri pomeriggio. La sera è stato quindi il turno di Vladimir Putin, in un discorso preregistrato della durata di circa cinque minuti. Infine, questa mattina è intervenuto anche il presidente della Bielorussia, Aljaksandr Lukashenka, mediatore decisivo per interrompere la marcia verso Mosca, durante una riunione con i vertici delle sue forze armate.

La narrazione di quanto accaduto nelle ore convulse di sabato da parte dei tre protagonisti corrisponde soltanto in parte: ciascuno mette l'accento su aspetti diversi, con il risultato di ottenere versioni non sempre concordanti. Ciononostante, i discorsi restituiscono non solo il clima attuale all'interno e all'esterno della Russia, ma forniscono anche un'importante indicazione per immaginare i prossimi sviluppi.

Le parole di Prigozhin

Il capo della Wagner, Evgeni Prigozhin, è il primo a rompere il silenzio e lo fa con un audio di 11 minuti, su Telegram, in cui racconta gli avvenimenti degli ultimi giorni in Russia che lo vedevano tra i protagonisti: "L'obiettivo della marcia era di evitare la distruzione di Wagner, non volevamo sovvertire la leadership della Federazione Russa". E la marcia ha “mostrato gravi problemi di sicurezza nel paese". 

Prigozhin rivela che la compagnia militare di cui è a capo "era obbligata a sciogliersi dal 1° luglio”. E aggiunge: ”Abbiamo iniziato la marcia per esprimere una protesta e chiamare alle loro responsabilità quegli individui che hanno commesso un enorme numero di errori nell'operazione militare speciale in Ucraina". Poi continua: "Avevamo deciso di deporre le armi”, specificando di aver rifiutato di entrare a far parte dell’esercito regolare, come era stato imposto dal ministero della Difesa, ma dopo il bombardamento è stata presa la decisione di dare inizio alla "marcia della giustizia". Prigozhin si è detto anche estremamente soddisfatto dal trattamento riservato nei confronti dei suoi uomini: ”I civili ci sono venuti incontro con bandiere russe e simboli della Wagner, erano felici quando siamo arrivati e siamo passati da loro". I mercenari del gruppo Wagner, colpiti dal fuoco di artiglieria delle forze armate russe, hanno registrato la perdita di circa trenta uomini durante la marcia verso Mosca e alcuni feriti, dice il leader dei mercenari. "Ci siamo fermati quando è diventato chiaro che sarebbe stato versato molto sangue”, aggiunge, prima di concludere: “Ecco perché crediamo che la dimostrazione di ciò che avevamo intenzione di fare fosse sufficiente”. Nel messaggio, Prigozhin, non menziona il luogo in cui si trova ne quali siano i piani per il futuro.

Le parole di Putin

Il presidente russo parla alla nazione per circa cinque minuti prima di una riunione con i principali membri della sicurezza nazionale, incluso il ministro della difesa Sergei Shoigu, e si mostra compiaciuto dalla compattezza del paese: "C'è stata la massima unità della società”. "Un'insurrezione armata sarebbe stata stroncata in ogni caso", dice Vladimir Putin: "Gli organizzatori della rivolta hanno tradito il paese, il popolo e anche coloro che hanno trascinato nel crimine. Volevano un fratricidio, volevano che i soldati russi si uccidessero a vicenda, volevano che soldati e civili morissero", dice Putin, senza mai nominare il capo della Wagner Evgeni Prigozhin. "La stragrande maggioranza dei combattenti e dei comandanti del gruppo Wagner sono anche patrioti della Russia, devoti al loro popolo e allo Stato”, dice Putin, che aggiunge: "Hanno cercato di usarli in modo oscuro contro i loro fratelli in armi”.

Il presidente russo lascia intendere a un cambio radicale della compagnia militare capitana da Prigozhin ed esorta i membri a fare una scelta: "Ringrazio i soldati e i comandanti del Gruppo Wagner che hanno preso l'unica decisione giusta: non sono andati incontro a uno spargimento di sangue fratricida, si sono fermati in extremis. Oggi avete l'opportunità di continuare a servire la Russia firmando un contratto con il ministero della Difesa o con altre agenzie di sicurezza, oppure di tornare dai vostri cari. Chi vuole può anche andare in Bielorussia. La mia promessa sarà mantenuta”. Il leader dei mercenari infatti, secondo alcuni media si troverebbe proprio in Bielorussia.

Le parole di Lukashenka

"In nessun caso dovreste fare di me un eroe, né di me, né di Putin o di Prigozhin". Secondo il presidente bielorusso "tutti abbiamo perso di vista la situazione", mentre afferma che è stato "doloroso assistere agli eventi che stavano accadendo nel sud della Russia, perché la patria è una".

Lukashenka avvisa quindi che "se la Russia crolla, tutti rimaniamo sotto le macerie". E ancora: "La minaccia di un nuovo conflitto globale non è mai stata così vicina come oggi". Poi l'annuncio, davanti ai vertici delle sue forze armate: "Ho dato tutti gli ordini di portare l'esercito in piena allerta per il combattimento. La Bielorussia ha le capacità tecniche per affrontare la minaccia dell'occidente".