Ansa

L'intervista

Il vertice del pragmatismo tra Macron e Meloni, visto da Parigi

Mauro Zanon

"Il voto sul nuovo Patto sulla migrazione firmato dal governo italiano è stato un fatto importante. Ha cambiato le cose. Il presidente francese è un pragmatico come la premier, ha lasciato che i ministri la attaccassero, certo, ma ora lavorerà per il disgelo", dice il reporter di Les Echos Pierre de Gasquet, già corrispondente da Roma e Milano

Parigi. “Come accaduto spesso negli ultimi anni, Francia e Italia hanno vissuto una situazione di montagne russe, alti e bassi, si è toccato il fondo e si è risalita la china. Poi però, per fortuna, arriva il pragmatismo a far superare le tensioni”. Pierre de Gasquet, grand reporter di Les Echos, habitué del Forum Ambrosetti e fine conoscitore delle relazioni bilaterali italo-francesi (è stato corrispondente a Roma e Milano), è convinto che oggi, dopo mesi di nervosismi e sgambetti diplomatici reciproci, a Parigi ci sia nuovamente la percezione che Giorgia Meloni sia anzitutto una leader pragmatica, che sa mettere in sordina certe posizioni borderline, e fare squadra a livello europeo. Una delle conferme è l’accordo dell’8 giugno, secondo Pierre de Gasquet, quando l’Italia, a differenza di Polonia e Ungheria, ha votato a favore del compromesso sulla riforma del sistema d’asilo a livello europeo, che prevede un meccanismo di solidarietà per condividere la responsabilità di prendersi cura dei migranti e un trattamento più rapido delle richieste di asilo.

 

“Il ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin, e il presidente di Renaissance, Stéphane Séjourné, hanno attaccato Meloni sull’immigrazione, dicendo rispettivamente che è ‘incapace di risolvere i problemi migratori’ e che la sua politica è ‘ingiusta, disumana e inefficace’. Emmanuel Macron ha lasciato fare, diciamo così, ma il voto dell’8 giugno ha cambiato le cose e penso che oggi ci sia di nuovo l’idea che il presidente del Consiglio italiano sia soprattutto pragmatico e che quando ce n’è bisogno sa operare dei cambiamenti totali di rotta, allontanandosi da posizioni ideologiche estremiste”, dice al Foglio Pierre de Gasquet. “Macron ha la stessa filosofia, è un pragmatico, ha lasciato che i ministri attaccassero Meloni, certo, ma ora lavorerà per il disgelo. Detto questo, c’è ancora in Francia parecchio scetticismo sull’idea che la leader di Fratelli d’Italia sia una centrista e che abbia rinunciato a un’agenda di destra radicale, probabilmente anche nel campo di Macron. Non c’è più la fiducia che c’era con Mario Draghi, ovviamente”. Ma non c’è nemmeno quella diffidenza profonda che, per esempio, esiste ancora nei confronti di Matteo Salvini. “Ribadisco: il voto dell’8 giugno sul nuovo Patto su migrazione e asilo firmato da Meloni è stato un fatto molto importante. Ed è un accordo piuttosto ragionevole, un inizio di riforma del regolamento di Dublino”. 

 

Tra i dossier sul tavolo nell’incontro previsto oggi pomeriggio tra Macron e Meloni all’Eliseo, ci sarà anche Mediaset che, dopo la morte di Silvio Berlusconi, figura in cima ai desideri di conquista del magnate bretone e patron di Vivendi Vincent Bolloré. “La situazione Bolloré-Mediaset è un po’ lo specchio della situazione politica tra Francia e Italia: c’è anche in questo campo un livello di diffidenza”, spiega  la firma di Les Echos. “A Bolloré, Mediaset interessa, lo ha fatto sapere in maniera chiara e cercherà di capire se c’è un modo per dialogare con il nuovo corso Berlusconi. Con la morte di Silvio Berlusconi forse il dialogo tra le due famiglie può cambiare perché ci sono i figli al timone,  da una parte e dall’altra: dal lato francese, c’è Yannick Bolloré, dal lato italiano Piersilvio e Marina. Potrebbero riscrivere la partita”, secondo de Gasquet.  

In vista delle elezioni europee del prossimo anno, “Macron sta osservando attentamente i movimenti di Meloni”, sottolinea de Gasquet, “e forse la morte di Berlusconi potrebbe cambiare le cose”. Una convergenza Macron-Meloni per il nuovo assetto dell’Europa? “Ora mi sembra difficile, perché Meloni è ancora percepita da molti come una dirigente di destra radicale. Per cambiare la sua immagine in Francia e in Europa ci vorrà ancora tempo”.