Giorgia Meloni e Emmanuel Macron al G7 (LaPresse)

L'intervista

Attaccare l'Italia è “indegno”, ci dice il volto nuovo del gollismo francese

Mauro Zanon

“Il governo italiano è stato lasciato solo nella gestione dei flussi migratori, l’esecutivo francese cerca il capro espiatorio per compensare le proprie lacune”, dice al Foglio Florence Portelli, dopo le accuse del ministro Darmanin

Parigi. Lo scorso 21 aprile, Florence Portelli, vicepresidente dell’Île-de-France e fedelissima dell’ex candidata gollista all’Eliseo Valérie Pécresse, era seduta nelle prime file per l’inaugurazione del padiglione Italia del Salone del libro di Parigi. Quando l’hanno chiamata sul palco per porgere i saluti istituzionali della regione parigina, uno dei principali motori dell’economia europea, ha tenuto a sottolineare quanto fosse orgogliosa di avere origini italiani. “Sono molto fiera delle mie radici multiple. Avere avuto  genitori franco-italiani mi ha aiutata a essere aperta verso il mondo. Mi chiamo Florence perché mia madre veniva dalla Toscana, la terra di Dante, Boccaccio e Petrarca. Spero che questo Festival del libro sia l’occasione per i francesi di dire agli italiani non solo ‘vi amiamo’, ma anche ‘vi ammiriamo’”. Anche per questo oggi Portelli, uno dei volti più freschi del gollismo, trova insopportabile le continue frecciate verso l’Italia del ministro dell’Interno di Parigi, Gérald Darmanin. “I suoi attacchi ripetuti nei confronti del governo italiano sono indegni, perché l’Italia è stata lasciata da sola nella gestione dei flussi migratori. L’esecutivo cerca il capro espiatorio altrove per compensare le proprie lacune, è un modo per mascherare la propria impotenza”, dice al Foglio.

 

Proprio con Roma, invece, più ancora che con Berlino, andrebbe rafforzata l’alleanza, secondo la vicepresidente dell’Île-de-France. “Gli assi strategici dell’Europa devono essere difesi dalla Francia e dall’Italia, abbiamo molte cose da fare assieme, soprattutto nel Mediterraneo. Con uno sguardo moderno, in una coppia ci vuole equilibrio, e attualmente nella coppia franco-tedesca questo equilibrio non c’è. Per rafforzare l’Europa, la Francia deve focalizzarsi maggiormente su una collaborazione tra i paesi mediterranei, l’Italia, la Spagna, il Portogallo, la Grecia”, spiega Portelli. Da sindaca del comune di Taverny, nel dipartimento del Val d’Oise, è stata una delle rappresentanti locali più attive nel sostegno all’Ucraina: ha mobilitato la Maison des jumelages e l’Épicerie sociale per organizzare subito dopo l’invasione della Russia la colletta di derrate alimentari e medicinali da spedire a Kyiv; ha sbloccato fondi per aiutare le famiglie che hanno accettato di accogliere i rifugiati ucraini; ha garantito l’accesso gratuito ai servizi pubblici per ogni rifugiato arrivato dall’Ucraina, dalla mensa al doposcuola, dalle attività culturali a quelle sportive; ha infine assicurato l’accompagnamento del comune per aiutare le famiglie ucraine nelle pratiche amministrative legate al loro soggiorno in Francia. “Dobbiamo naturalmente sostenere l’Ucraina, ma è importante anche lavorare per mettere fine a questa guerra”, dice Portelli. 

 

Pianista, melomane, se non avesse intrapreso la carriera politica, le sarebbe piaciuto diventare direttrice d’orchestra. Lo scorso anno, in veste di vice presidente dell’Île-de-France con delega alla Cultura e presidente dell’Orchestra nazionale della regione parigina, ha fatto venire dall’Ucraina due violinisti affinché si esibissero in Francia. E lo scorso 24 giugno ha organizzato con Valérie Pécresse una serata di gala al Théâtre des Champs-Elysées, che ha permesso di raccogliere 17.500 euro devoluti alla Croix-Rouge per sostenere l’Ucraina. Portelli, che entrò nelle fila del gollismo ai tempi di Philippe Séguin e del “no” francese al referendum sulla Costituzione europea, crede nell’Europa delle nazioni, ma non certo quella di Marine Le Pen e di Giorgia Meloni “perché c’è una differenza netta tra destra e estrema destra”. L’Ucraina, per Portelli, è l’esempio più fulgido della “rivendicazione dell’ideale patriottico e di nazione che in Europa, spesso, è stato screditato”. “È importante riconoscere che ci possono essere degli ideali nazionali che sono belli, che la fierezza di un popolo passa anche dal riconoscimento di ciò che è la nazione e ciò che è la patria”. E i rapporti russi di François Fillon, che lei ha sostenuto alle presidenziali del 2017? “Ha smesso di fare la politica. Credo debba essere lasciato in pace”.