Foto Epa, via Ansa

A Bruxelles si riorganizza l'opposizione russa contro Putin

Pietro Guastamacchia

In Belgio la conferenza intitolata “Il giorno dopo”, una maxi riunione di storici dissidenti e giovani oppositori con un solo scopo, preparare il post-Putin e riportare la Russia a guardare verso l’Europa

Bruxelles. L’opposizione russa in esilio trova casa al Parlamento europeo e come accadde con gli antifascisti a Parigi, o i governi in esilio a Londra, Bruxelles dà asilo agli stati generali della Russia anti-Putin con una conferenza intitolata “Il giorno dopo”, una maxi riunione di storici dissidenti e giovani oppositori con un solo scopo, preparare il post-Putin e riportare la Russia a guardare verso l’Europa.

Tra gli ospiti arrivati all’Eurocamera lunedi e martedi il Nobel per la pace e direttore della Novaya Gazeta, Dimitri Muratov, collegato in remoto, lo storico oppositore di Putin ed ex patron del colosso petrolifero Yukos, Mikhail Khodorkovsky, il cofondatore dell’Ong Memorial e premio Nobel Lev Ponomarev, lo scacchista Garry Kasparov, lo scrittore Boris Akunin e Evgenia Kara-Murza, moglie di Vladimir Kara-Murza, oppositore recentemente condannato a 25 anni di reclusione.

Oltre ai nomi consolidati della dissidenza russa anche una miriade di associazioni, ong, ed esponenti della società civile. Unico grande assente un rappresentante della fondazione dell’oppositore Alexey Navalny, che gli organizzatori assicurano essere stata invitata, ma che ha mancato di inviare un suo emissario. “Il prossimo presidente russo o è qui dentro o è in prigione”, scherza, ma non troppo, Natalya Arno, direttrice dell’ong Free Russia Foundation.

Una posizione netta sull’invasione russa è il prerequisito fondamentale per entrare in Aula: “Tutti qui dentro sono fermamente convinti che una sconfitta militare in Ucraina sia necessaria per un cambiamento in Russia”, spiega Khodorkovsky. L’ex oligarca siede in presidenza e condivide il tempo di parola con gli altri, ma la sua autorità in sala è palpabile. La storia del più vecchio e celebre nemico di Putin non è ancora all’ultimo capitolo.

L’enorme sforzo di coordinamento nasce dall’idea di Andrius Kubilius, eurodeputato lituano del Ppe, affiancato dai relatori dell’Eurocamera del testo per le relazioni con la Russia: Sergej Lagodisnky dei Verdi, il francese di Renew Bernard Guetta ed il socialista polacco Wlodzimierz Cimoszewicz. A eccezione di Guetta, che la Russa l’ha conosciuta da corrispondente, gli altri tre nel patto di Varsavia ci sono nati e, a loro modo o malgrado, condividono con gli altri in Aula un passato in Unione sovietica. 

La scelta dei quattro eurodeputati di parlare inglese e di avvalersi della traduzione infatti non va oltre i discorsi di apertura, non appena si accende il dibattito il russo si impone e le oltre duencento persone presenti trasformano l’Aula dell’Eurocamera in una succursale di piazza Bolotnaya, sede dell’ultimo grande exploit pubblico dell’opposizione russa.

Riportate Mosca “geograficamente e moralmente in Europa” è l’obiettivo di Muratov, che però sottolinea “Russia e Ucraina non saranno mai più amiche, non si può parlare di rapporti fraterni, con questa guerra Putin ha chiuso la famosa finestra che Pietro il grande volle aprire sull’Europa”.  Una finestra che prima o poi però sarà riaperta e infatti il messaggio delle opposizioni russe viene raccolto anche dalla Commissione Ue. “Siamo pronti a lavorare con la Russia di domani, che l’Ue voglia in ogni caso lavorare con Mosca è una menzogna messa in giro dalla propaganda del Cremlino”, ha spiegato Michael Siebert, direttore dell’ufficio per le relazioni con l’Est Europa e l’Asia centrale.
Una riapertura che l’Ucraina non vede particolarmente di buon occhio, ma da Kiev,  rappresentata al meeting da Oleksii Arestovych, ex portavoce di Zelensky, arriva un’apertura: “Occorre pensare al futuro e cercare modi per cooperare, ma tutto non può che iniziare con una sconfitta militare della Russia e mi aspetto tutti qui dentro lo capiate”.

La debolezza dell’opposizione interna a Putin finisce presto sul banco degli imputati ma a gelare le accusa dell’Aula, che ospita principalmente russi in esilio, ci pensa Evgenia Kara-Murza: “Quando ci criticate pensate prima a cosa saresti disposti a rischiare voi, la vita? 25 anni di carcere come mio marito? il ricovero forzato in clinica psichiatrica? vedere i vostri figli strappati e dati in affido? Perché questo è ciò che accade a chi si oppone, questo è ciò che ci accade e chiedetevi se voi sareste in grado di affrontarlo”.

Al momento di tirare le conclusioni dalla presidenza, forse per lapsus, qualcuno non riesce a evitare di citare Lenin: “Che fare?”, risate in Aula, ma la domanda del celebre pamphlet del 1902 è esattamente ciò a cui si deve dare risposta. Per ora nasce un comitato direttivo  delle opposizioni e un calendario fisso d’incontri, con l’augurio che presto invece che a Bruxelles ci si raduni già in una Russia democratica: “Ci vediamo l’anno prossimo a Mosca”, scherza qualcuno, ma questa volta la citazione non è di Lenin.

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