editoriali

Crocevia Belgrado. Le armi serbe sono in Ucraina, e Vucic lo sa

Redazione

Il senso della strategia americana: non lasciare la Serbia a Mosca, per evitare che la guerra del Cremlino abbia un nuovo fronte

È difficile rompere il legame tra Mosca e Belgrado, è difficile pensare che la Serbia non possa sentirsi vicina alla Russia, lo è stata per anni. Però nella guerra russa contro l’Ucraina i posizionamenti variano, perché tutto trova un punto di incontro. In un colloquio con il Financial Times, il presidente di Belgrado Aleksandar Vucic ha detto di essere a conoscenza del fatto che le munizioni serbe finiscano sul campo di battaglia in Ucraina, dalla parte di Kyiv. Sono stati gli Stati Uniti a rivelarlo e a puntualizzare che sono finite nelle mani dell’esercito ucraino tramite intermediari. La Serbia si è rifiutata di allinearsi alle sanzioni occidentali, in tutte le risoluzioni internazionali contro la Russia rimane neutrale, ma non è per niente infastidita dal fatto che le sue munizioni servano a  Kyiv. “Non ho dubbi che possa accadere – ha detto Vucic riguardo alla vendita delle munizioni – ma qual è l’alternativa? Non produrne più?”. Ha lasciato intendere che lascerà fluire in maniera consapevole le munizioni, che sicuramente Mosca disapprova, e poi ha ripetuto che Belgrado è “neutrale”. La Serbia è dentro l’Europa e confina con l’Unione europea, ha rapporti assidui con Russia e Cina, è tra i maggiori beneficiari degli investimenti di Bruxelles ed è anche un paese osservato molto da vicino dagli Stati Uniti che nell’ultimo riacutizzarsi delle tensioni nella parte settentrionale del Kosovo hanno attuato una politica di apertura nei confronti di Belgrado. Il premier kosovaro Albin Kurti ha contestato a gran voce questo atteggiamento, ma gli Stati Uniti e l’Unione europea in questo momento hanno una missione importante: non lasciare la Serbia a Mosca. Influisce la posizione, influiscono le rivendicazioni, influisce la storia. Russia e Serbia sono nazioni vicine, ma il rapporto occidentale con Belgrado non si è rotto, è strategico e va coltivato per evitare che la guerra del Cremlino abbia un nuovo fronte. Le munizioni e l’indifferenza ostentata da Vucic sono un segnale che la decisione americana, tanto contestata, ha una logica.