armati contro la paura

Le spese militari aumentano e il motivo è la guerra di Putin

Micol Flammini

Un rapporto sulle spese militari in tutto il mondo indica un dato chiaro: per avere meno armi in circolazione tra i paesi, bisogna fermare il regime di Mosca

La spesa militare globale è aumentata del 3,7 per cento nel 2022, con picchi che riguardano soprattutto i paesi europei, che hanno registrato l’aumento annuale più forte degli ultimi trent’anni,  con  un tredici per cento di spesa in più rispetto al 2021. I dati sono dello Stockholm international peace research institute (Sipri), un istituto che monitora la spesa militare di anno in anno, individuando anche le cause e le conseguenze delle variazioni. Il rapporto indica che Stati Uniti, Cina e Russia sono i tre paesi che hanno speso di più e insieme rappresentano il 56 per cento del totale. Sono otto anni che le spese sono in aumento, ma a spingere l’incremento degli investimenti militari è stata l’invasione della Russia ai danni dell’Ucraina, che in molti paesi, soprattutto tra gli europei, ha fatto sorgere nuove preoccupazioni relative alla  sicurezza. La spesa militare in Russia è cresciuta nel 2022 di oltre il nove per cento, portando  Mosca a spendere il 4,1 per cento del pil in difesa (nel 2021 la spesa era del 3,7). 

 

Se il mondo si sente più insicuro è perché Mosca ha portato la guerra in Europa e i dati mostrano come sia intenzionata a fare di tutto per proseguire la sua offensiva. Nei dati che la Russia ha diffuso riguardo al suo budget,  la componente più importante è quella della spesa militare che, secondo il Sipri, nel 2022 era del 34 per cento superiore rispetto ai piani che Mosca aveva fatto nel 2021. L’Ucraina, dall’inizio dell’invasione, è stata costretta a rivedere i suoi piani di spesa e nel 2022 il denaro messo sulla difesa ha  registrato un aumento del 640 per cento. Il dato merita attenzione per due motivi principali. Kyiv è stata costretta a rivedere i suoi piani, l’investimento nelle spese militari è stato obbligato dall’attacco russo, la sua difesa non è deterrenza, ma è sopravvivenza. Inoltre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, prima dell’invasione, aveva deciso di togliere parte degli investimenti fatti dal suo predecessore Petro Poroshenko destinati alle armi e all’esercito e utilizzarli in altri settori, come la digitalizzazione. Contrariamente a chi si affanna a descrivere Zelensky come un guerrafondaio che avrebbe provocato Mosca, le sue idee erano all’opposto e più che investire, era pronto a togliere  i fondi dalle spese militari e  per questo era stato anche molto criticato. Era il presidente di un’altra Ucraina, toccata già dall’aggressione di Mosca, ma che non pensava di vedere la sua vita stravolta. 

 

Nel rapporto del Sipri si legge che anche l’Europa ha dovuto cambiare le sue priorità e la decisione di aiutare l’Ucraina e, contemporaneamente, anche di rendere più efficiente la propria sicurezza ha portato al più grande aumento delle spese militari dal 1989. Gli aumenti più marcati si sono registrati in Finlandia, Svezia e Polonia e sono dovuti all’invasione di Mosca, in seguito alla quale Helsinki e Stoccolma hanno anche chiesto di entrare a far parte della Nato. L’attacco della Russia ha innescato l’aumento delle spese militari e più il Cremlino si armerà, più gli altri paesi dovranno rispondere di conseguenza, pensando alla propria sicurezza. Chi è  contrario all’invio delle armi a Kyiv non tiene conto del fatto che a cambiare la mentalità dei paesi di tutto il mondo è stato l’attacco di Mosca, e il presidente russo Vladimir Putin è determinato a portare avanti la sua offensiva. 

 

Anche gli Stati Uniti hanno incrementato la loro spesa militare e l’aumento è dovuto all’aiuto offerto a Kyiv. In un articolo molto informato uscito su Politico  vengono riportati alcuni dei timori dell’Amministrazione americana riguardo alla controffensiva ucraina che dovrebbe iniziare nei mesi primaverili. Washington teme che se la riconquista non avrà successo, larga parte della colpa potrebbe essere attribuita alla consegna di armi in ritardo e a un sostegno consistente ma meno poderoso del necessario. Gli Stati Uniti hanno cercato di calibrare aiuti e diplomazia, spesso mostrando a Kyiv quali linee rosse non avrebbe dovuto valicare. Tra i documenti del Pentagono trafugati nelle scorse settimane, alcuni riguardavano il piano del capo dell’intelligence militare ucraino, Kyrylo Budanov, di colpire Mosca sul suo territorio nei giorni del 24 febbraio del 2023, arrivando fino alla città portuale di Novorossiysk. Budanov voleva dimostrare la capacità di Kyiv, gli Stati Uniti pensavano che invece l’attacco avrebbe potuto peggiorare la situazione. Aumentare le spese militari che servono alla resistenza ucraina è stata la reazione giusta degli alleati per contenere la guerra. Se il denaro speso in difesa è aumentato è stato per reazione alla guerra iniziata da Mosca. 
 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.