in russia

Putin mente sulla guerra lunga, dicono il “Club dei patrioti arrabbiati” e un ex della Cia

Mosca minaccia una guerra d'attrito ma non sembra affatto pronta a combatterla

Cecilia Sala

Il capo del Cremlino ha tutto l’interesse a vendere l’idea d’essere pronto a combattere fino alla fine, ma nel pratico non si muove come un leader che sta scommettendo ogni cosa su una vittoria russa – anche parziale – in Ucraina

Da quando è cominciata l’invasione totale – prima che comparissero le critiche ai generali russi di blogger militari esaltati  come l’influencer del genocidio ucraino Vladlen Tatarsky, appena ucciso da una statuetta con le sue sembianze riempita di esplosivo – il punto di riferimento per le obiezioni dei russi all’apparato militare di Mosca era Igor Girkin. Girkin è un agente in pensione (forse) dell’Fsb che nel 2014 ha avuto un ruolo  nell’annessione della Crimea e poi è diventato il comandante delle Forze armate dei separatisti del Donetsk. Le sue critiche allo Stato maggiore russo erano meno ideologiche di quelle di Tatarsky e puntuali, tecniche. Sabato Igor Girkin ha fondato, insieme a ex ufficiali dell’aviazione sovietica ed ex leader separatisti, il “Club dei patrioti arrabbiati”. 

Il club ha pubblicato il proprio manifesto dove, oltre a un miscuglio di nostalgie monarchiche, comuniste e fasciste, e oltre all’ambizione di riportare Mosca a estendere la propria sovranità fino ai vecchi confini dell’impero, ci sono alcune critiche mirate ai metodi di conduzione del conflitto scelte da Putin per questa fase della guerra. Una è più inusuale e interessante delle altre: i patrioti arrabbiati dicono che, in realtà, la Russia non è affatto preparata per una lunga guerra d’attrito, come vuole far credere a Kyiv e soprattutto ai suoi alleati. Putin ha tutto l’interesse (qualunque parte in un conflitto ce l’ha) a vendere l’idea d’essere pronto a combattere fino alla vittoria, di non stancarsi e di non avere problemi nel reperimento delle risorse che gli servono a mandare avanti la macchina bellica, ma nel pratico non si muove come un leader che sta scommettendo ogni cosa su una vittoria russa – anche parziale (la conquista del pezzo di Donbas che manca) – in Ucraina. La seconda mobilitazione non c’è ancora stata e si sarebbe rivelata utile a mantenere minimamente in salute il proprio esercito considerando una prossima offensiva di Mosca molto temuta e attesa da sei mesi. L’ex agente operativo della Cia Douglas London, che parla russo e ha trascorso anni a studiare le azioni di Putin, ha scritto sul Wall Street Journal che il Cremlino preferisce mantenere confinate le ricadute della guerra in casa a poche comunità rurali e alle minoranze etniche ed evitare le mobilitazioni continue che servirebbero invece a ottenere dei risultati sul campo nell’ottica di una guerra d’attrito: in sostanza, il presidente russo preferisce essere amato nel suo paese che vincere in Ucraina. Putin sa che questa guerra è esistenziale solo per l’Ucraina e gli ucraini e non per Mosca o per lui. Così non si sta prendendo troppi rischi, dalla mobilitazione alla creazione di una vera economia di guerra che sottrarrebbe altre risorse allo stato, quindi anche a chi lo stato mantiene e alle sue clientele personali. L’assenza di queste scelte più drastiche fa arrabbiare sia i blogger militari come quelli radunati nel locale di San Pietroburgo dove è esplosa la bomba che, con argomenti diversi, il Club dei patrioti. Per London, Putin sa di non potersi permettere una guerra che vada avanti per anni, ha solo interesse a farci credere che sia disposto a combatterla. L’ex spia americana considera l’altra ex spia oggi al Cremlino un attore razionale e dice che, quelli che hanno fatto il loro mestiere, “raramente commettono lo stesso errore due volte”. Che Putin ha imparato la lezione quando le cose si sono messe male all’inizio e ha ridimensionato gli obiettivi, che ha già tollerato vari ritiri (da Kyiv, Kharkiv e Kherson) e che è disposto a farlo ancora, ma finché può spaventarci con la propaganda e vedere se così gli alleati dell’Ucraina fanno un passo indietro, lo farà.