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il consiglio europeo

Zelensky a Bruxelles chiede mezzi militari e l'arma più potente: l'adesione all'Ue

David Carretta

Il presidente ucraino dice mille volte grazie per gli aiuti europei ma cerca rassicurazioni sul fatto che ce ne saranno ancora. E poi, rivolgendosi a Charles Michel: “Abbiamo bisogno (di avviare i negoziati) quest’anno. E quando dico quest’anno, voglio dire 2023” 

Bruxelles. Date all’Ucraina aerei da combattimento, missili a lunga gittata e l’adesione all’Unione europea perché nella guerra contro la Russia sta difendendo l’European way of life: libertà, democrazia, stato di diritto, valore sacro della vita umana. Si potrebbe riassumere così l’intervento di Volodymyr Zelensky prima al Parlamento europeo e poi al Consiglio europeo. “Ci stiamo difendendo contro la forza più anti europea del mondo moderno”, ha detto il presidente ucraino davanti agli eurodeputati. Ma c’è una ragione molto più urgente che ha portato Zelensky a Londra, Parigi e Bruxelles. L’ha lasciata intendere lo stesso presidente ucraino in una conferenza stampa con Charles Michel e Ursula von der Leyen: “Per sopravvivere abbiamo bisogno di armi”.

Era da dicembre che l’Ue aspettava la visita di Zelensky. Da quando il presidente ucraino era volato a sorpresa a Washington per parlare al Congresso e incontrare il presidente Joe Biden nella prima visita fuori dal suo paese dall’aggressione della Russia. Zelensky ha ripetuto un copione sperimentato, in due discorsi e una conferenza stampa carichi di parole giuste, emozioni, battute. Ha citato i padri fondatori Robert Schuman e Jean Monnet che hanno creato le condizioni dell’Europa unita. Ha parlato della “European way of life” di cui l’Ucraina fa parte. Ha ringraziato e ringraziato e ringraziato per il sostegno ricevuto. Ci sono stati anche un paio di fuori programma. Per un attimo il guerriero Zelensky si è commosso quando i deputati del Parlamento europeo hanno risposto “Heróyam sláva” (Gloria agli eroi) al suo “Sláva Ukrayíni” (Gloria all’Ucraina). In conferenza stampa ha ammesso che il conflitto “sta logorando” la società ucraina perché è “molto difficile sostenere una guerra per un periodo lungo. Siamo molto grati a quelli che si battono al fronte, ma non solo al fronte”. Ma “noi, cari amici, stiamo proteggendo l’Europa da un regime che ha dimostrato che ha un’unica ambizione: distruggere la libertà dell’Europa ed essere un padrone autoritario sul continente”, ha ricordato Zelensky davanti ai capi di stato e di governo dell’Ue. Ecco perché le armi – la vera posta in gioco del tour europeo – sono così importanti. Non tanto e non solo gli aerei da combattimento di cui parlano tutti e rispetto ai quali Zelensky ha detto di aver ricevuto degli impegni. L’urgenza del presidente ucraino è ricevere il più rapidamente possibile le armi che gli europei hanno promesso negli ultimi mesi, ma che potrebbero arrivare solo tra molti mesi. 

L’accelerazione delle forniture di armamenti è stata al centro dei colloqui più importanti avuti da Zelensky. Mercoledì il faccia a faccia a Londra con il premier Rishi Sunak e poi la cena a Parigi con Emmanuel Macron e Olaf Scholz. “La mancata partecipazione di altri leader europei non è un’esclusione”, spiega al Foglio una fonte dell’Ue: “Ha perfettamente senso per Zelensky discutere con i leader dei due paesi dell’Ue che sono i principali fornitori di armi”. Anche i gruppi di paesi con cui Zelensky ha discusso a Bruxelles dopo il Consiglio europeo oggi sono stati formati sulla base del ruolo nell’armare l’Ucraina. Il secondo più importante in termini assoluti, dopo Francia e Germania, era quello formato da Polonia, Spagna, Italia, Paesi Bassi e Svezia. Un altro gruppo forte sulle forniture di armamenti era formato da Estonia, Lettonia, Finlandia, Danimarca, Repubblica ceca e Slovacchia. Di fronte al rischio di una nuova grande offensiva della Russia nelle prossime settimane, e nel momento in cui l’esercito ucraino subisce l’iniziativa russa sul fronte di Bakhmut, gli F-16 possono essere discussi, ma l’Ucraina non ha tempo da perdere per ricevere le munizioni, gli obici, i blindati, i carri armati leggeri e da combattimento, i sistemi di difesa aerea. Gli europei li avevano promessi settimane o mesi fa. Eppure non sono ancora arrivati al fronte, nonostante il flusso dovrebbe essere continuo.

L’altra arma che Zelensky ha chiesto ai leader dell’Ue di mettergli a disposizione è quella dell’adesione. Il presidente ucraino ieri non ha insistito troppo. Ma Michel e von der Leyen, che ripetono che “l’Ucraina è Ue e l’Ue è Ucraina”, sanno che può essere una potente arma politica. Innanzitutto nei confronti della popolazione ucraina confrontata alla stanchezza della guerra (Zelensky ha assicurato che gli uomini non saranno arruolati a forza per andare al fronte, perché l’Ucraina è europea, non è come la Russia). Poi nella guerra interna per le riforme e contro la corruzione, essenziale per trasformare l’Ucraina in una moderna democrazia. “Abbiamo bisogno (di avviare i negoziati) quest’anno, quest’anno, Charles”, ha detto Zelensky rivolgendosi a Michel. “E quando dico quest’anno, voglio dire questo anno: 2023. Due zero due tre”.
 

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